Lapidazioni e repressione di studenti per “terrorizzare” gli iraniani
Lapidato l’uomo condannato a morte per adulterio insieme a Mokarrameh Ebrahimi; la duplice esecuzione era stata sospesa dal regime in seguito alle forti pressioni internazionali sul loro caso. Ora si teme per la vita della donna. Intanto si inasprisce il controllo sulle università per impedire possibile manifestazioni. Ieri, anniversario della strage degli studenti del 9 luglio 1999, arrestati numerosi universitari, dei quali ancora non si sa nulla.
Teheran (AsiaNews) – Potrebbe avere i giorni contati Mokarrameh Ebrahimi, l’“adultera” iraniana la cui lapidazione è stato sospesa a fine giugno dopo forti pressioni internazionali sul regime di Teheran.  Lo fa temere la conferma dell’avvenuta esecuzione del suo amante, Jafar Keniani - anche lui condannato a morte, ma “temporaneamente risparmiato” dai mullah - data dal quotidiano governativo Etemade Melli e ribadita oggi da autorità ufficiali.
 
L’uomo, 47 anni, è stato già giustiziato a Takestan, ovest del Paese, lo scorso 5 luglio alle 11 del mattino. La lapidazione è avvenuta per mano del giudice per le esecuzioni di pena e di alcuni agenti del suo ufficio; fonti locali raccontano che molti cittadini hanno rifiutato di partecipare.
 
Da 11 anni Jafar era detenuto nel carcere di Choubin, provincia di Qazvin, con Mokarrameh, 43 anni. I due sono stati ritenuti colpevoli di adulterio "al di là di ogni ragionevole dubbio" per una relazione extraconiugale da cui è nato un figlio. Dopo le proteste avanzate da Unione Europea, Onu e Human Rights Watch, la suprema autorità giudiziaria dell'Iran, l'ayatollah Shahroudi, aveva deciso in extremis di rimandare l’esecuzione, pubblica, fissata per lo scorso 21 giugno.
 
La morte di Jafar Keniani ha suscitato la mobilitazione di gruppi per i diritti umani tra cui Amnesty International che già ieri ha lanciato un appello alle autorità iraniane perché cancellino la pena capitale alla donna e chiariscano la vicenda di Jafar Keniani. Del caso si sta occupando anche Oslo, per mezzo del suo ambasciatore in Iran, Ole Kristian Holthe. Il quotidiano Rooz, invece, riporta le preoccupazione degli avvocati di Mokarrameh, che non parlano con la loro assistita da 8 mesi e non possono consultare neppure il suo fascicolo.
 
La repressione studentesca
 
Analisti politici iraniani vedono nell’esecuzione di Jafar Keniani, “una nuova provocazione del regime dei mullah, che fa finta di accondiscendere alle richieste della comunità internazionale, salvo poi agire di sua iniziativa”. Secondo Davood Karimi, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani in Italia, si tratta di “gesti per terrorizzare la popolazione, strumenti della repressione interna, su cui si basa il sistema della repubblica islamica iraniana”.
 
In quest’ottica va letta anche la repressione delle manifestazione organizzate per ieri, in occasione dell’ottavo anniversario della strage compiuta il 9 luglio 1999 dalle forze religiose nei dormitori delle università di Teheran. Un numero imprecisato di studenti “riformisti” è stato arrestato e ancora non è chiaro dove siano detenuti. “Il tentativo – raccontano gli stessi studenti a Radio Farda – era impedire ogni genere di manifestazione per ricordare la storica data”. Membri del corpo paramilitare dei Bassij e delle forze di sicurezza hanno stazionato davanti alle principali università dl Paese, da sempre centro della contestazione. Il governo inoltre aveva ordinato la chiusura estiva anticipata degli Istituti e dei dormitori universitari proprio per scoraggiare possibili sollevazioni popolari. Sporadiche manifestazioni sono comunque avvenute a Teheran, Razie e Dehloran con scontri tra studenti e forze di sicurezza.