Una vera lotta oppone governo nazionale e autorità locali
Pechino propugna una “società armoniosa”, ma i governi locali pensano anzitutto ad aumentare lo sviluppo economico. Il risultato sono continui disastri ambientali, lavoratori ridotti in schiavitù, la mancanza di qualsiasi politica sociale per istruzione, sanità e abitazione. Analisti: l'autorità centrale deve vincere la sfida prima del 17mo Congresso del Pc.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Anche se Pechino decide la politica nazionale, i governi locali hanno un controllo diretto sulle risorse finanziarie, umane e materiali. I continui scandali dimostrano che le disposizioni del governo centrale in materia di inquinamento, rispetto dell’ambiente, tutela della proprietà e del lavoro, servizi sociali sono ignorare dai funzionari locali.

Il presidente Hu Jintato e il premier Wen Jiabao ripetono la necessità di uno “sviluppo armonioso”, con rispetto dell’ambiente e dei diritti economici della popolazione. Nel marzo 2005 Wen ha indicato l’obiettivo di garantire a tutti “acqua potabile, aria fresca e respirabile e un ambiente migliore in cui vivere e lavorare”. Ma nel 2005 e nel 2006 il degrado ambientale nel Paese è aumentato e ci sono state continue crisi, quali: l’inquinamento del fiume Songhua nel novembre 2005 con 4 milioni di persone per giorni senza acqua potabile, i cibi e i farmaci tossici che hanno causato numerose morti e avvelenamenti nel Paese e all’estero, le fabbriche di mattoni che hanno ridotto in schiavitù migliaia di lavoratori tra cui molti bambini, fino all’inquinamento da alghe in tre dei maggiori laghi cinesi, con moria della fauna e mancanza di acqua potabile. Ancora più gravi, per la popolazione, sono i crescenti costi per le cure mediche, l’istruzione e le abitazioni, in assenza di qualsiasi politica sociale locale.

Pechino ha risposto sostituendo molti leader locali, ma la corruzione e l’adozione di politiche “particolari” è diffusa ad ogni livello, in villaggi e contee e città e province. Per cui esperti osservano che non è sufficiente la sostituzione di qualche dirigente. Ricordano che la provincia dello Jiangsu è tra le più inquinate, nonostante il capo del Partito sia uno stretto alleato di Hu. Hanno anche osservato che la recente esecuzione della condanna a morte di Zheng Xiaoyu, ex capo dell’Amministrazione statale per gli alimenti e i farmaci che ha ricevuto denaro per autorizzare farmaci senza adeguati controlli, dimostra la difficoltà di Pechino nel controllare la situazione, al punto da ricorrere a misure estreme.

Già nel 2005 Zhang Baoqing, ex viceministro per l’Istruzione, ha osservato che le decisioni dello Zhongnanhai (il quartier generale del governo a Pechino) spesso “non sono ascoltate” fuori dal palazzo. Un proverbio cinese ricorda un’antica storia di signori locali che non ascoltano i superiori: “il cielo è alto e l’imperatore è molto lontano”. Un editoriale del South China Morning Post, osserva oggi che, prima del Congresso del Partito comunista previsto in autunno, Pechino deve riprendere il controllo della politica locale, impedendo i continui abusi dei funzionari pubblici in materia di proprietà terriera e tutela dell’ambiente e anche introducendo tasse e riforme fiscali per assicurare che gli uffici pubblici provvedano ai servizi sociali piuttosto che curare solo la crescita del prodotto interno lordo.