Bartolomeo I citato in giudizio, è accusato di definirsi patriarca ecumenico
Dietro la mossa di un ex membro dell’esarcato bulgaro, la volontà di condizionare il voto delle minoranze cristiane. Quando il fondamentalismo laicista sfrutta la religione islamica.
Istanbul (AsiaNews) - Continua, sulla scia della sentenza della Cassazione di due settimane fa - che ha negato al Patriarcato di Costantinopoli il diritto di chiamarsi ecumenico – l’attacco contro Bartolomeo da parte di Buijidar Cipof, un ex membro della Chiesa dell’esarcato bulgaro di Costantinopoli, di giurisdizione del Patriarcato Ecumenico.
 
Ora Ciprof  ha presentato denuncia al pretore di Istanbul contro il patriarca Bartolomeo, accusato di continuare a definirsi nei suoi ultimi discorsi - durante la 2a conferenza dei giovani ortodossi, svolta con grande successo ad Istanbul dal 11 al 15 luglio - la tanto deprecata frase storica “Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli”.
 
Ma dietro questo braccio di ferro ingaggiato da vari ex membri dell’esarcato bulgaro, si dice negli ambienti diplomatici e giornalistici di Istanbul, si cela in verità  il cosiddetto Stato profondo della Turchia, il quale manda vari segnali verso le minoranze cristiane della Turchia, sospettate di appoggiare nelle imminenti elezioni politiche, il partito di Erdogan. Quello Stato che con i suoi apparati si considera il vero depositario del Kemalismo, ma che di fatto ha perso tutta la spinta propulsiva del suo fondatore, e cerca di preservare i propri interessi, professando un laicismo fondamentalista che in momenti di dura contestazione non ha esitato di utilizzare per uso proprio la religione islamica, come dice David Shankland nel suo libro Islam and Society Turke, (1999).
Perché  per quanto può sembrare strano in Europa Occidentale, come dice un alto prelato ortodosso di origine turca che vive a Berlino, le minoranze cristiane in Turchia hanno goduto nell’ultimo ventennio una certa tolleranza soltanto con i governi di Ozal e di Erdogan, ambedue di estrazione conservatrice,  ambedue riformatori. E non si può non osservare, continua, come la carenza nell’istruzione turca di quei strumenti della cultura greco romana, utili per formare una mentalità veramente europea delle classi dirigenti.
 
Significativa infine la presa di posizione del prof. Baskin Oran, candidato indipendente nelle prossime elezioni, voce di grande spessore scientifico e respiro politico, che in una intervista al giornale Radikal a proposito della sentenza della Cassazione, ha smantellato tutto l’apparato giuridico della sentenza, concludendo ironicamente di non aver mai saputo che i tribunali in Turchia fossero diventati ferrati in ecclesiologia ortodossa. Perchè, appunto, la questione riguarda i canoni religiosi degli ortodossi. (NT)