Governi locali e dirigenti centrali contro il "Pil verde"
L’Agenzia statale per la protezione ambientale (Sepa) dice che la crescita economica deve considerare anche il costo per inquinamento e sfruttamento delle risorse. Ma molti governi locali si oppongono, nel timore che ciò ridimensioni molto i risultati sbandierati. Scoppia una polemica tra uffici centrali di Pechino.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Molti governi locali e l’Ufficio nazionale di statistica si oppongono al calcolo di un “Prodotto interno lordo verde” e non forniscono i dati. Wang Jinnan, vicepresidente dell’Accademia cinese per la pianificazione ambientale (che fa parte dell’Agenzia statale per la protezione ambientale, Sepa) e responsabile del progetto, ha annunciato ieri che l’indicazione del costo dell’inquinamento e del degrado ambientale per il 2005 “è rinviata a data indefinita”, non potendosi calcolare senza dati e collaborazione di questi uffici.

Wang ricorda che nel settembre 2006 per la prima volta è stato determinato il costo dell’inquinamento per il Paese, stimato per il 2004 pari a 551,8 miliardi di yuan ovvero al 3,05% del Pil, sulla base dei dati di 10 province pilota. Dato che ritiene inferiore a quello effettivo poiché ha considerato solo l’inquinamento ma non anche il consumo di risorse naturali. “Il fatto che il Pil verde ha suscitato tante opposizioni, specie dai leader dei governi locali, dimostra – osserva Wang – che è un concetto utile ma difficile da promuovere”. “Trascurare il costo del danno ambientale porterebbe a una grave diminuzione della qualità della crescita economica in certe zone” “ancora attente solo alla crescita del Pil a ogni costo”. I dati disponibili per il 2005 fanno ritenere che le perdite economiche per l’inquinamento e la riduzione del Pil siano ancora maggiori rispetto al 2004, circostanza che, tra l’altro, potrebbe essere determinante per la carriera di funzionari locali.

La Sepa sostiene che i dati sulla crescita del Pil non sono corretti perché non considerano il costo subito dal Paese per l’inquinamento e il consumo di risorse. Per cui propugna un Pil “verde” che consideri anche questi costi. Xie Fuzhan, capo dell’Uns, il 20 luglio ha definito non utile il Pil verde, perché non è calcolato in nessun altro Paese e manca, quindi, qualsiasi possibile paragone e il valore dei dati è molto incerto.

Wang risponde che la difficoltà di individuare una metodologia sicura non deve far rinunciare a questo studio. Osserva che molti Paesi considerano anche i costi ambientali dello sviluppo economico e che le Nazioni Unite dagli anni ’90 compiono studi simili.

Anche se Sepa e Uns sono stati spesso in contrasto – conclude Wang – è inusuale una simile opposizione aperta. Secondo fonti Sepa, la decisione finale sul Pil verde sarà presa dal Consiglio di Stato. (PB)