In carcere 9 presunti organizzatori delle proteste antigolpe militare
Sono stati i primi scontri violenti tra polizia e manifestanti, dopo il golpe di settembre. Intanto i militari hanno aumentato il loro budget di spesa e occupato posti chiave civili. Esperti: si è ripristinato un’asse di comando monarchia-militari-burocrazia, che non intende cedere il potere.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – In carcere 9 presunti leader delle proteste di Bangkok del 21 luglio, accusati di “riunione illegale e istigazione alla violenza” e ritenuti pericolosi per la società. Intanto cresce l’attesa per il referendum costituzionale e si diffonde il timore che i militari non lasceranno il potere.

L’arresto è stato disposto ieri dal tribunale al termine di un’udienza drammatica, nella quale l’Alleanza democratica contro la dittatura, organizzatrice della manifestazione, si è opposta in ogni modo. Fuori del tribunale una piccola folla ha applaudito gli arrestati. Quattro di loro sono sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra, deposto dal colpo di Stato del settembre 2006 che ha installato a capo del governo Surayud Chulanont, generale in pensione ed ex consigliere di re Bhumibol Adulyadej.

Il 21 luglio migliaia di dimostranti anti-golpe hanno manifestato davanti alla casa di Prem Tinsulanonda, ex consigliere del re e considerato tra gli organizzatori del golpe. Si sono scontrati con la polizia, con oltre 100 feriti. La polizia accusa i dimostranti di averla bersagliata con bottiglie e pietre, mentre questi dicono che la polizia per prima ha cercato di arrestare alcuni oratori. Dal colpo di Stato ci sono state numerose proteste, ma è la prima volta che avvengono violenze.

Intanto nel Paese cresce l’attesa per il referendum fissato il 19 agosto, che dovrà approvare la nuova costituzione, dopo il quale sono previste elezioni democratiche entro l’anno. Ma molti analisti non credono che i militari cederanno il potere. Thitinan Pongsudhirak, direttore dell’Istituto di studi internazionali e di sicurezza all’università Chulalongkorn di Bangkok, ritiene che i militari si preparino a mantenerlo anche quando sarà tornato un governo civile eletto. Osserva che il budget per spese militari è cresciuto del 66% in un anno e che una proposta di legge prevede, per lo stato di emergenza, un comando per la sicurezza interna che è controllato dai militari, anziché da autorità civili. Militari sono anche stati messi in posizioni di controllo di molte aziende pubbliche. Thitinan commenta al quotidiano South China Morning Post che i militari, per controbilanciare il potere di Thaksin – ricco imprenditore e capo del partito politico di maggioranza, oltre che primo ministro - hanno ripristinato il potere della “Santa Trinità”: monarchia, militari e burocrati, e non vogliono rischiare di perderlo quando andrà via l’attuale re, ormai alla fine del regno.

Il generale Sondhi Boonyaratkalin, leader del golpe e capo della giunta militare, va in pensione a settembre e Thitinan prevede che “entrerà in politica. Deve poter controllare il dopo elezioni nel Paese”.