18/06/2009, 00.00
ASIA - ITALIA
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“Falsi” i 134,5 miliardi di dollari sequestrati a Ponte Chiasso. Ma il mistero rimane

Lo dichiara dopo 2 settimane un portavoce del debito pubblico Usa. Dalla Guardia di Finanza si osserva il silenzio. Ma vi sono perplessità e incongruenze.

Milano (AsiaNews) - Secondo un lancio dell’agenzia Bloomberg di stamane, un portavoce del dipartimento del Debito Pubblico di Washington, Stephen Meyerhardt, ha dichiarato ieri che i titoli sequestrati a Ponte Chiasso, in Italia, dalla Guardia di Finanza (GdF), il 4 giugno scorso sarebbero “chiaramente falsi”. AsiaNews ha chiesto chiarimenti sulle affermazioni di Meyerhardt al comando territoriale della GdF di Como, cui fa capo la Sezione Operativa Territoriale (SOT) di Ponte Chiasso, ma per ora non è stato fornito alcun commento.

La vicenda è stata riferita nei giorni scorsi [1]. Vale la pena ricordare  che al momento del sequestro non è stato possibile accertare se i titoli, sia buoni del Tesoro americano che certificati emessi dalla Federal Reserve statunitense, fossero contraffatti o autentici. Il comandante della GdF di Como, il col. Mecarelli, in un’intervista rilasciata a caldo aveva dichiarato che per alcuni dei titoli confiscati, in particolare per i “Kennedy Bond”, sussistevano dei dubbi in merito alla loro autenticità. Per altri titoli la contraffazione sembrava talmente perfezionata da rendere alcuni degli effetti confiscati indistinguibili da titoli autentici. Il sequestro ha avuto luogo due settimane fa ed i titoli erano in possesso di due individui ben vestiti con tratti fisionomici orientali di circa 50 anni che avevano mostrato dei passaporti giapponesi. I due viaggiavano da Milano a Chiasso, in Svizzera, su di un treno locale frequentato quasi esclusivamente da pendolari italiani che lavorano in Svizzera. Avevano affermato di non aver nulla da dichiarare, ma ad un controllo di un agente della GdF, da un doppiofondo della valigetta che ciascuno portava con sé era venuto fuori un apparente tesoro in titoli americani. I titoli erano accompagnati da un’approfondita e dettagliata documentazione bancaria in originale descrittiva degli stessi. Se autentici, i due asiatici avevano il possesso, molto probabilmente non la proprietà, di titoli di debito americano per un valore che li poneva al quarto posto come creditori degli Stati Uniti.

Nonostante quanto dichiarato dal portavoce del Tesoro americano, Meyerhardt, e nell’attesa di avere maggiori notizie dalla GdF di Como, ad AsiaNews pare che il mistero rimanga.

Per la legge italiana, quando le forze dell’ordine – GfF, Carabinieri o polizia – rinvengono dei titoli falsi o della valuta contraffatta, esse sono tenute ad arrestarne i possessori. Inoltre, per evitare rischi di “sottrazione”, chi effettua il sequestro -  in questo caso la GdF - deve procedere al più presto alla distruzione (vale a dire, nello specifico, all’incenerimento) del materiale confiscato. Se, al contrario si fosse trattato di titoli autentici, la GdF dopo aver identificato le persone era tenuta, da un lato a rilasciarle immediatamente, ma dall’altro lato a procedere immediatamente all’emissione di un verbale non solo di confisca dei titoli ma anche d’ammenda per 38 miliardi di euro. Non si capisce perciò perché i due asiatici sono stati invece, da un lato, rimessi subito in libertà e dall’altro lato non è stato emesso un verbale d’ammenda.

Un’altra incongruenza si riscontra tra quanto affermato dal portavoce del Tesoro americano, Meyerhardt, (“le obbligazioni sono chiaramente false”) e quanto invece sostenuto in origine dalla GdF e cioè che alcuni dei titoli sequestrati, per la filigrana e tanti altri dettagli, sono indistinguibili da quelli autentici. La GdF è nota in Europa per essere un corpo di polizia finanziaria specializzata particolarmente esperta ed attenta. Non si spiega perciò come la GdF abbia potuto così facilmente essere tratta in inganno. Inoltre se i titoli erano “chiaramente falsi”, non si capisce perché ci siano volute ben due settimane da parte delle autorità americane per accertarlo.

Un’ulteriore incongruenza è data dal fatto che, insieme ai titoli, è stata sequestrata una corposa documentazione bancaria in originale e molto recente che ne attestava l’autenticità. Se quanto ha affermato Meyerhardt corrisponde al vero, anche alcune importanti istituzioni bancarie sono state tratte in inganno dai titoli trasportati dai due asiatici. Le implicazioni di quanto affermato da Meyerhardt sono esplosive: ci chiediamo quanta parte degli attivi bancari sono costituiti da titoli come quelli che lui ha definito come “chiaramente falsi”.

Se ci sono in circolazione altri titoli così ben contraffatti, è evidentemente a rischio il sistema monetario, non solo americano, ma internazionale. Nei fatti c’è il rischio di una paralisi degli scambi commerciali internazionali.

Che si tratti di contraffazione o di traffico illecito di valuta, la notizia è potenzialmente più devastante per gli equilibri internazionali persino dell’esito delle elezioni in Iran. Se i titoli sono autentici se ne deve dedurre che un qualche grande detentore di liquidità internazionale non abbia più fiducia nel dollaro quale moneta di riserva e che il sistema di Bretton Woods è giunto ad un capolinea, con conseguenze abbastanza simili per il commercio internazionale dei beni.

Purtroppo quasi tutta la stampa internazionale e le grandi catene televisive, con alcune eccezioni, hanno di fatto ignorato l’avvenimento, ed è questa la vera inconfutabile notizia di questi giorni.

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