04/10/2010, 00.00
CINA
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“Libro bianco” sui diritti umani: Pechino si auto-assolve per gli "ottimi" risultati

Ma secondo gruppi per i diritti umani è solo propaganda, che “ignora i fatti e in modo deliberato nasconde l’effettiva situazione”. Il 2009 l’anno peggiore per i diritti, dal massacro di Tiananmen a oggi. A New York il premier Wen loda la libertà di parola, mentre a Pechino la polizia arresta chi protesta.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese ha pubblicato il 26 settembre il “Libro bianco” sui diritti umani in Cina nel 2009, nel quale si autocompiace per gli ottimi risultati ottenuti. Ma l'associazione Chinese Human Rights Defenders (Chrd) dice che dal lato dei diritti, il 2009 è stato l’anno forse più buio dal 1989, e cita una lunga serie di esempi. Stesso scarto fra parole e realtà: il premier Wen Jiabao a New York, in un’intervista alla Cnn registrata il 23 settembre, ha detto che lavora per le riforme politiche, per portare in Cina maggiore libertà e democrazia, afferma che la libertà di parola “è indispensabile per ogni Paese”. In compenso, il 1° ottobre, 61mo anniversario della Fondazione della Repubblica popolare cinese, la polizia ha arrestato o “allontanato” centinaia di persone che si sono presentate avanti agli uffici delle Nazioni Unite per protestare proprio per le molte inesattezze del libro bianco. Wen nell'intervista ha riconosciuto che "il desiderio e la necessità della popolazione per democrazia e libertà sono irresistibili" e che è importante "creare le condizioni perché [la gente] possa criticare il governo", ha aggiunto che in ogni Stato il partito di governo "deve agire nel rispetto della Costituzione e della legge", per non creare un regime autoritario. Analisti hanno osservato che, peraltro, il premier non ha indicato fatti concreti né scadenze.

Il Libro bianco, intitolato “Miglioramento dei diritti umani in Cina nel 2009” e pubblicato a cura dell’Ufficio Informazione del Consiglio di Stato, afferma che “la generale causa dei diritti umani è stata sostenuta in ogni modo” e indica come esempio il diritto di informazione tramite internet “protetto” dal governo, anche con la creazione di speciali siti web di comunicazione con le autorità, per esempio per denunciare fatti di corruzione e malgoverno.

Il Libro bianco afferma la “effettiva realizzazione” del Piano di Azione Nazionale per i Diritti Umani per applicare i principi costituzionali di rispetto e tutela dei diritti umani in ogni settore della politica, economia, cultura, nel rispetto della democrazia e dello Stato di diritto, con speciale attenzione ai diritti delle minoranze etniche. Un plauso particolare è dedicato al miglioramento del sistema giudiziario, per rafforzare la protezione dei diritti umani.

Arresto sistematico di dissidenti, carcerazione e condanne per reati d’opinione e per chi protesta, maggiore censura su internet, espropri forzati senza indennizzo, giudici asserviti al Partito comunista, corruzione diffusa: questo è invece lo scenario descritto da Chrd in un documento di risposta, pieno di esempi. Il gruppo dice che il Libro bianco “ignora i fatti e in modo deliberato nasconde l’effettiva situazione”. Osserva che lo scritto indica il miglioramento del tenore di vita come prova del rispetto dei diritti.

Detenzioni arbitrarie

Dal 25 settembre agenti di polizia sorvegliano la casa a Tianjin di Zhang Jianzhong, attivista che sul suo blog ha denunciato numerosi episodi di corruzione e di espropri forzati. Ora è agli arresti domiciliari, si ignora per quale accusa.

Più in generale, dalle Olimpiadi di Pechino di agosto 2008 le autorità hanno iniziato a mettere gli attivisti per i diritti umani agli arresti domiciliari, o a farli allontanare dalla propria città, in occasione di tutti gli eventi importanti: dai Congressi politici, agli anniversari, alle visite di personalità estere, a qualsiasi manifestazione che attiri media e turisti stranieri. Ogni volta senza accusa formale.

I firmatari di Carta 08 hanno ricevuto continue pressione e Liu Xiaobo, ritenuto uno degli autori, è stato condannato a 11 anni di carcere per reati d’opinione.

Espropri forzati

All’alba del 29 settembre 5-600 persone hanno fatto irruzione nel villaggio Gaotan, contea Renshou (Sichuan), e hanno cacciato di casa 6 famiglie che si erano rifiutate di consentire la demolizione delle loro abitazioni. La polizia, presente, non è intervenuta, ma ha arrestato 3 residenti per essersi opposti all’aggressione. Due di loro, Peng Qunying e Liao Yuehua sono stati condannati a 10 giorni di carcere amministrativo. Il villaggio Gaotan sarà demolito per costruire palazzi del governo della contea, ma alcuni residenti protestano che l’indennizzo è del tutto inadeguato.

Difensori dei diritti

Nel 2009 gli avvocati che difendono i diritti umani sono stati sottoposti a pressioni inusitate, ad almeno 8 di loro non sono state rinnovate le licenze annuali per esercitare la professione.

Libertà di associazione

I gruppi pro-diritti sono spesso costretti a iscriversi come società commerciali, sostenendo gli oneri fiscali. Nel 2009 le autorità hanno costretto alla chiusura il gruppo Gongmeng (che difende lo Stato di diritto), mentre altri gruppi sono sottoposti a continui controlli e minacce.

Giustizia

La popolazione manca ormai di fiducia verso i giudici, asserviti alla gerarchia di partito. A giugno la gente ha visto con favore una persona che, esasperata per non avere avuto giustizia, ha sparato ad alcuni giudici.

Internet

Decine di migliaia di poliziotti controllano internet, vengono chiusi siti e blog che affrontano argomenti ritenuti “scorretti”. Le grandi aziende come Google per trasmettere devono accettare di rivelare alla polizia ogni notizia sugli utilizzatori di siti e blog.

Minoranze

E’ rimasta grave la situazione di tibetani e uighuri, stranieri nella loro stessa terra, che Pechino sfrutta a vantaggio delle province costiere. I monaci tibetani sono sottoposti a controlli fin dentro i monasteri.

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