25/03/2020, 15.18
INDIA
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Medico indiano: un ‘incubo’ se il virus arrivasse nelle campagne

di Pascoal Carvalho

In India il test del Covid-19 costa troppo: 12 euro. Il Paese non riesce ad applicare le direttive sanitarie dell’Oms. Non ci sono laboratori pubblici a sufficienza. Dovrebbero essere coinvolti quelli privati, ma prima vanno formati. Quarantena, distanziamento sociale e immunità innata potrebbero aiutare a isolare il contagio.

Mumbai (AsiaNews) – “Non osiamo immaginare cosa accadrebbe se il virus dovesse raggiunge la popolazione rurale e quelli che vivono in aree senza un adeguato accesso all’assistenza sanitaria”. Lo afferma il dott. Pascoal Carvalho, medico di Mumbai e membro della Pontificia accademia per la vita. Secondo lo scienziato, il motivo del limitato numero di contagi di Covid-19 nel Paese - 562 infetti e 10 morti su una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti - è uno solo: l’India non applica le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità che richiede “test, test e ancora test”, perché non ha laboratori a sufficienza. Intanto da oggi è in vigore il blocco totale del Paese per tre settimane e già si registrano episodi di panico. I video mostrano persino alcuni poliziotti corsi ad accaparrarsi tutte le verdure disponibili sulle bancarelle di strada. Di seguito l'analisi del dot. Carvalho (traduzione a cura di AsiaNews).

Come è stato ben documentato, la malattia del coronavirus [apparsa] nel 2019 è un’infezione del tratto respiratorio causata dal virus Covid-19 emerso di recente. La sequenza genetica del virus suggerisce che il Covid-19 sia un betacoronavirus strettamente legato al virus della Sars.

Mentre la maggior parte delle persone colpite da Covid-19 sviluppa una malattia lieve o senza complicazioni, alcuni sviluppano gravi disturbi che richiedono il ricovero in ospedale e il supporto dell’ossigeno, e tra questi ci sono altri che necessitano della terapia intensiva. Il Covid-19 può essere complicato da malattie da sindrome respiratoria acuta (Ards), infezione e shock settico, insufficienza di vari organi, tra cui lesioni renali acute e lesioni cardiache.

In India stanno aumentando i nuovi casi di coronavirus, con il conto che già supera i 562, mentre i morti sono 10.

Nonostante l’enorme popolazione di oltre 1,3 miliardi, il numero di casi in India sembrerebbe molto più basso rispetto alla Cina o all’Europa. Tuttavia, proprio a causa della grande popolazione, se non dovessero essere immediatamente attuate drastiche misure per contenere la pandemia, nel breve periodo potrebbe esserci un’esplosione di casi.

È da notare che il virus si diffonde soprattutto da persona a persona e tra persone che sono a stretto contatto tra loro attraverso le goccioline di saliva prodotte quando una persona infetta tossisce o starnutisce e tocca e quindi entra a contatto con bocca, naso e occhi.

Per come sono affollati gli spazi delle città indiane, è una sfida identificare i pazienti con sintomi del Covid-19 e isolarli. La maggior parte delle persone con i sintomi preferirà non rivelarli alle autorità, nella migliore delle ipotesi preferendo mettersi in quarantena a casa per un periodo di 14 giorni. Tuttavia, durante questo periodo ci sarà un’elevata probabilità di diffondere il virus a parenti e amici che potrebbero essere più vulnerabili.

È ammirevole il fatto che le autorità indiane siano state davvero energiche nell’affrontare questa crisi globale. Sono in vigore restrizioni di viaggio molto rigide per impedire a qualsiasi persona che provenga da Paesi colpiti dal coronavirus di entrare in India senza adeguati controlli.

Come nel caso di altri virus, non esistono farmaci che possono essere somministrati per curare il paziente. Sta a quest’ultimo costruire le proprie difese immunitarie per neutralizzare il virus. I farmaci vengono dati solo per prevenire le infezioni batteriche secondarie che altrimenti potrebbero complicare i trattamenti, in particolare nei pazienti che sono già immunodepressi.

In tutto il mondo gli scienziati stanno spingendo al massimo le risorse per sviluppare un vaccino per prevenire il Covid-19. Fino a quando il vaccino non sarà disponibile, ciò che con ogni probabilità potrebbe richiedere uno o due anni, il modo migliore per prevenire la malattia è evitare di esporsi a questo virus. Per il fatto di essere un nuovo virus e dato che le persone che non hanno mai avuto un’esposizione precedente, la velocità di trasmissione e l’infettività sono molto più alte rispetto ad altri virus noti della stessa famiglia, come la Sars e la Mers.

Il controllo preliminare della temperatura non è affatto un metodo efficace per identificare i pazienti di Covid-19 o i portatori sani. Il periodo d’incubazione prima che il virus mostri i sintomi esterni può variare da due a 14 giorni. All’inizio i pazienti segnalano febbre, tosse, affaticamento e respiro corto. Gli anziani e le persone che hanno gravi patologie croniche di base come malattie cardiache e polmonari o diabete, sembra che abbiano un rischio maggiore di sviluppare complicanze più gravi a causa del Covid-19. Se poi includiamo coloro che sono malnutriti, allora l’India inizierà a vedere la pericolosità del Covid-19 anche in un gran numero di bambini e di persone di mezza età.

Il test diagnostico PCR Real-Time nCoV per l’individuazione e la diagnosi del Covid-19 si basa sulla tecnologia di amplificazione dell’acido nucleico. È un test costoso – 1.000 rupie a test [12 euro] – e richiede attrezzature specializzate e tecnici qualificati. Se i test venissero eseguiti su larga scala, come raccomanda l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), non sarebbero sufficienti i pochi laboratori governativi. Dovranno essere autorizzati i laboratori privati con le competenze necessarie per i test, ma al momento non ci sono le condizioni. L’Indian Council of Medical Research (Icmr), ente di vertice del governo, dovrà fornire immediatamente linee guida e formazione ai laboratori privati di tutta l0India e dotarli delle risorse necessarie.

L’India non è ancora in grado di applicare con successo le linee guida dell’Oms (“Test, Test e ancora Test” per il virus), a causa di assoluti problemi logistici e di test delle strutture. Tuttavia, ogni volta che viene segnalato un caso, le autorità sono state veloci nel rispondere, controllare il vicinato, tracciare e testare tutte le persone associate all’individuo interessato [dal contagio].

Nella popolazione indiana non è stata ancora segnalata nessuna trasmissione a livello di comunità. Ciò forse è dovuto alla mancanza di test e di auto-segnalazione da parte degli individui. Finora i morti si contano tra le persone oltre i 60 anni che hanno già avuto altre malattie e problemi medici potenzialmente letali. Non osiamo immaginare cosa accadrebbe se il virus dovesse raggiunge la popolazione rurale e quelli che vivono in aree senza un adeguato accesso all’assistenza sanitaria.

Nonostante le risorse limitate per i test, il governo indiano continua ad attuare misure per controllare la trasmissione del contagio del virus. Il primo ministro ha indetto un “Janata curfew”, ossia “coprifuoco del popolo” dalle 7.00 alle 21.00 di domenica 22 marzo per far abituare le persone a tali misure disperate, se necessario in futuro [da oggi è in vigore il blocco totale del Paese per tre settimane, ndr].

La consapevolezza del virus tra la popolazione indiana è già molto alta. Spero che l’India possa sperimentare un grande livello di successo nel controllo della diffusione del virus. Questo potrebbe accadere grazie a una combinazione di fattori: iniziative governative di sorveglianza e quarantena, misure di distanziamento sociale, capacità innata d’immunità razziale naturale della popolazione e, in qualche misura, alte temperature presenti nel Paese.

Le prossime due settimane saranno le più cruciali per comprendere e controllare la diffusione del morbo.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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