01/03/2012, 00.00
EGITTO
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A maggio l'Egitto sceglierà il suo nuovo presidente

Prima però va scritta e approvata con referendum la nuova Costituzione. Eletto il nuovo presidente della Camera alta del parlamento: è un esponente dei Fratelli musulmani. Potranno lasciare il Paese gli americani delle Ong accusati di voler sobillare la popolazione e di aver ricevuto fondi illegali. Per gli osservatori, la lotta per il potere è ancora in corso.

Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - Dovrebbero tenersi in maggio le prime elezioni presidenziai egiziane dopo la caduta di Mubarak. Nel darne ieri notizia, il capo della commissione elettorale, Farouk Sultan (nella foto), ha precisato che il primo turno del voto dovrebbe tenersi il 23 e 24 maggio e l'eventuale ballottaggio il 16 e 17 giugno: la proclamazione del vincitore dovrebbe aversi il 21 giugno.

Prima delle elezioni per il nuovo presidente, però, deve svolgersi il referendum per l'approvazione della nuova Costituzione. A tale scopo, sabato le due camere parlamentari dovranno scegliere i cento componenti del gruppo che stenderà la nuova carta fondamentale. Secondo Sultan, il documento dovrebbe essere elaborato in tempo per permettere alla commissione elettorale di accettare candidature alla presidenza della Repubblica tra il 10 marzo e l'8 aprile e rendere noto l'elenco dei candidati il 26 aprile.

Alle elezioni non saranno presenti osservatori internazionali.

L'annuncio del capo della commissione elettorale giunge all'indomani della elezioni del nuovo presidente dello Shura Council, la camera alta del parlament egiziano. Come prevedibile, visti i risultati delle elezioni politiche, a prendere il posto è un uomo del partito dei Fratelli musulmani, il Brotherhood's Freedom and Justice Party (FJP), che controlla il 59% dello Shura Council e il 43% dell'altra camera del parlamento, la People's Assembly.

Il nuovo eletto, Ahmed Fahmi, personaggio poco conosciuto, nel suo discorso inaugurale si è impegnato a "mantenere la stessa distanza da tutti, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, a sostegno della pratica democratica". Fahmi ha anche lodato il Consiglio dei generali che regge il Paese dalla caduta di Mubarak, affermando che ha dato sostegno alla rivoluzione e difeso la nazione.

Se l'elezione di Fahmi è una conseguenza della vittoria elettorale dei Fratelli musulmani, alcuni fatti fanno avanzare a osservatori della situazione egiziana ipotesi sul fatto che in realtà la lotta per il potere è ancora almeno parzialmente aperta. Così, il ritardo dell'annuncio della commissione elettorale - previsto il 19 febbraio - è visto come una conseguenza della resistenza dei militari a lasciare davvero il potere alle istituzioni civili e le lodi ai generali fatte dal presidente dello Shura Council fanno ipotizzare un qualche accordo che permetterebbe ai militari di mantenere qualche forma di controllo sulla politica estera e di difesa, mentre ai Fratelli musulmani sarebbe lasciata mano libera nel controllo della società egiziana.

Un'eco della permanenete lotta per il potere tra generali e società civile è vista, in questo quadro, anche nella decisione annunciata oggi che il procuratore generale ha permesso la partenza degli americani che fanno parte di organizzazioni non governative accusate di aver ricevuto fondi illegali per sobillare la popolazione. La decisione del procuratore Abdel-Maguid Mahmoud è giunta all'indomani delle  dimissioni dei magistrati che debbono giudicare le 43 persone, tra le quali 19 americani e altri stranieri, delle Ong sotto accusa. La vicenda ha sollevato una controversia tra il governo Usa e l'Egitto, che ogni anno riceve da Washington un miliardo e 200 milioni di dollari in aiuti militari.

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