03/01/2020, 10.22
PAKISTAN
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Assemblea del Punjab chiede una legge ‘ancora più severa’ contro i blasfemi

Almeno 65 persone accusate di oltraggio al profeta Maometto sono state uccise al di fuori delle aule di tribunale, prima che venisse accertata la loro colpa. Attivisti lamentano giustizia negata e ritardata per gli accusati. Le leggi sulla blasfemia usate per risolvere dispute in maniera “veloce”.

Lahore (AsiaNews) – L’Assemblea del Punjab chiede al governo centrale di Islamabad di approvare leggi ancora “più severe” per punire i blasfemi. La richiesta è contenuta in una risoluzione approvata all’unanimità il 31 dicembre scorso. Il Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement (Claas), organizzazione interconfessionale che offre sostegno legale gratuito alle vittime d’intolleranza religiosa in Pakistan, condanna questa iniziativa. Nasir Saeed, direttore di Claas-UK, afferma: “Non c’è nessun bisogno di fare leggi ancora più restrittive; invece c’è un bisogno urgente di fermare l’abuso delle leggi sulla blasfemia”.

In Pakistan ogni anno decine di persone vengono accusate di blasfemia. La reazione dei radicali è spesso molto violenta anche solo in caso di sospetto. Le vittime più colpite sono le minoranze religiose – soprattutto i cristiani – ma anche i musulmani sono incriminati di oltraggio al profeta Maometto.

Da anni gli attivisti lamentano che l’accusa di blasfemia è usata per redimere controversie personali e per risolvere in maniera “veloce” dispute su terreni e proprietà. Invece i deputati del Punjab ritengono che le attuali norme non siano applicate in maniera corretta, fino a suggerire che la blasfemia venga tollerata sotto il manto della libertà d’espressione.

Nasir Saeed lamenta: “Centinaia di persone innocenti languono in carcere per anni perché i tribunali rimandano le loro udienze senza necessità. Volente o nolente, questi casi sono più lunghi degli altri e i giudici – in particolare quelli dei tribunali inferiori – evitano di fissare i dibattimenti per le pressioni da parte dei gruppi islamici”.

L’attivista cita alcuni esempi eclatanti di giustizia negata e ritardata a causa del clima d’intimidazione esercitato dai fondamentalisti. Primo tra tutti, quello di Asia Bibi, la madre cristiana che ha scontato nove anni in prigione; poi Wajih-ul-Hassan, assolto dalla Corte suprema lo scorso settembre, dopo 18 anni di carcere; infine Imran Masih, che da 10 anni è dietro le sbarre ed è in attesa che venga fissata l’udienza finale nell’Alta corte di Lahore.

Secondo Claas, almeno 65 persone sono state uccise al di fuori delle aule dei tribunali, in quelli che vengono chiamati in gergo “omicidi extragiudiziali”, mentre “diverse altre sono state bruciate vive e nessuno è stato assicurato alla giustizia”. Il gruppo ricorda che due politici di spicco che si erano opposti all’abuso delle leggi sono stati uccisi in pieno giorno: Salman Taseer, musulmano, ex governatore del Punjab, freddato nel gennaio 2011 dalla sua guardia del corpo perché voleva chiedere la grazia per Asia Bibi; e Shahbaz Bhatti, allora ministro per le minoranze, ucciso qualche mese dopo.

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