23/03/2022, 13.23
THAILANDIA
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Bangkok, la battaglia di una madre contro i riti violenti di 'iniziazione' all'università

di Steve Suwannarat

La sua richiesta di giustizia per il figlio Veeraphan Tamklang, morto l'anno scorso dopo un pestaggio in un campus, solleva il velo sulle lacune nelle indagini della polizia su queste violenze che spesso vedono tra gli autori membri di famgilie altolocate.

Bangkok (AsiaNews) - La battaglia di una madre che ha perso il proprio figlio sta accendendo i riflettori in Thailandia sulla violenza dei "rituali d’iniziazione" a cui sono sottoposti i nuovi iscritti nelle università e nelle accademie militari. Il giovane, Veeraphan Tamklang, era deceduto nel maggio 2021 dopo una settimana in ospedale dove era stato ricoverato per embolia polmonare a causa dell’aggressione di decine di coetanei avvenuta nel campus dell’Università per la Tecnologia Rajamangala di Tawan-ok, non distante dala capitale Bangkok.

La donna, la 59enne Manasnan Tamklang residente nel Nord-Est del paese, ha deciso di non lasciare cadere le indagini e non solo ha evidenziato con ogni mezzo la cautela della polizia nel cercare i colpevoli ma anche riportato all’attenzione del pubblico una problematica ampiamente trattata sui social media che interessa sia i livelli superiori dell’istruzione, sia i ranghi militari, di cui sono vittime i nuovi iscritti e le reclute.

La donna teme che i ritardi e le inadempienze degli inquirenti portino all’oblio la vicenda lasciando per l’ennesima volta impunito un delitto immotivato. Una possibilità non remota dato che in molti casi la polizia avrebbe mancato di portare a conclusione le indagini una volta imbattutasi tra i presunti colpevoli in membri di famiglie altolocate. Ora però - in un contesto in cui le autorità civili e militari sono messe sotto pressione dall’opinione pubblica per la loro inefficienza che si affianca alla repressione del dissenso, abusi dei diritti umani e a censura - appare ancora più evidente come i responsabili dell’ordine pubblico, straordinariamente efficienti nel perseguire individui che manifestino anche in modo pacifico il loro dissenso, continuino ad applicare la legge in modo selettivo.

Una situazione evidenziata anche da un altro delitto, quello del 19enne Padyos Chonpak lui pure vittima di un rituale di iniziazione all’avvio dell’anno accademico nel campus di Nakhon Ratchasima della Rajamangala University of Technology. Picchiato selvaggiamente in una piantagione prossima all’ateneo, il giovane è deceduto il 13 marzo. In questo caso, sette degli studenti coinvolti hanno confessato e sono stati incriminati per l’aggressione, ma è fallito il tentativo delle loro famiglie di convincere il padre della vittima a ritirare le accuse in cambio di un indennizzo equivalente a 13mila euro.

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