01/07/2016, 09.01
BANGLADESH
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Bangladesh, un altro sacerdote indù ucciso a colpi di machete

Shaymanonda Das, 45 anni, lavorava al tempio di Radha Madan Gopal. È stato ucciso mentre preparava i fiori per la preghiera del mattino. Il suo omicidio ricorda uccisioni simili avvenute di recente nel Paese e rivendicate da gruppi islamici. Dal febbraio 2013 sono 40 le persone assassinate; 12 solo nelle ultime 14 settimane.

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) – Questa mattina in Bangladesh si è consumato l’ennesimo omicidio ai danni di esponenti delle minoranze. Shaymanonda Das, un sacerdote indù di 45 anni, è stato ucciso a colpi di machete di fronte al tempio di Radha Madan Gopal, nel distretto di Jhenaidah a circa 300 km a sud-ovest dalla capitale. Anche se nessuno ha ancora rivendicato il suo assassinio, il sovrintendente di polizia locale Sheikh Altaf Hossain ha dichiarato che le modalità “somigliano ad altri omicidi simili avvenuti altrove nel Paese”, dove militanti islamici hanno preso di mira membri delle minoranze religiose indù, buddista e cristiana e blogger democratici, attivisti Lgbt, studenti, professori, stranieri.

Mahbubur Rahman, capo dell’amministrazione distrettuale, ha raccontato che il sacerdote indù “stava preparando i fiori per la preghiera del mattino nel tempio, quando tre giovani sono arrivati a bordo di una motocicletta, l’hanno colpito con il machete e poi sono fuggiti”.

Il Bangladesh, Paese a maggioranza musulmana con 160 milioni di abitanti, sta assistendo ad un’impetuosa ondata di violenze di matrice islamica. All’inizio di giugno un altro sacerdote indù del tempio di Noldanga, nello stesso distretto di Jhenaidah, è stato sgozzato da malviventi. Due giorni prima un commerciante cristiano era stato ucciso di ritorno dalla messa della domenica.

Dal febbraio 2013 sono oltre 40 gli omicidi di questo tipo riconducibili ai terroristi islamici, di cui 12 persone uccise solo nelle ultime 14 settimane.

Lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità di molte aggressioni, ma il governo del premier Shiekh Hasina nega la presenza di gruppi radicali sunniti nel Paese e afferma la provenienza nazionale degli attacchi.

Alcuni analisti ritengono che dietro l’omicidio di leader religiosi della minoranza indù vi sia il tentativo di innescare l’esodo della popolazione indù verso l’India e creare incomprensioni tra i governi di Dhaka e Delhi in un momento storico in cui le relazioni tra i due sono ai massimi livelli.

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