19/03/2012, 00.00
GIORDANIA – M. ORIENTE
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Da Amman, una “Carta” per i diritti e la tutela dei cristiani nei Paesi arabi

di Joseph Mahmoud
Nella capitale della Giordania si è tenuta una due giorni di incontri e discussioni, per delineare il futuro dei cristiani in Medio oriente. All’evento hanno partecipato studiosi e personalità religiose e laiche, cristiane e musulmane da Siria, Libano, Palestina, Iraq, Egitto, Sudan, Iran e la stessa Giordania. L’obiettivo: salvaguardare la presenza cristiana.

Amman (AsiaNews) - Sotto il patrocinio del Reale istituto giordano per gli Studi interreligiosi (Riifs), in collaborazione con l'arcidiocesi Siro-ortodossa di Aleppo e il Comitato centrale mennonita, personalità cristiane e musulmane, vescovi e studiosi hanno discusso della situazione dei cristiani in Medio oriente, alla luce degli "attuali cambiamenti" e degli stravolgimenti causati dalla Primavera araba. Partendo dall'interrogativo "Cristianesimo in Oriente: verso dove?", il 12 e il 13 marzo scorso ad Amman - capitale della Giordania - laici e religiosi da Siria, Libano, Palestina, Iraq, Egitto, Sudan, Iran e la stessa Giordania hanno delineato i punti di incontro e confronto per salvaguardare la presenza della minoranza religiosa nelle nazioni arabe a maggioranza islamica.

Il professor Kamel Abu Jaber, direttore di Riifs, ha aperto la tavola rotonda sottolineando  l'importanza dell'incontro nell'attuale "contesto" in cui versa il Medio oriente. A seguire, sua Eminenza Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, metropolita di Aleppo, a nome dei siro-ortodossi ha centrato l'attenzione sul "problema cruciale", l'esodo dei cristiani dai Paesi della regione per il timore di conflitti, violenze e persecuzioni. E ha anche aggiunto che la minoranza religiosa vede "negati" i diritti di "cittadinanza e uguaglianza" in alcune nazioni arabe.

Alla due giorni è intervenuto anche il principe giordano Hassan bin Talal, il quale ha spiegato che "gli arabi cristiani sono a tutti gli effetti arabi, e sono i pionieri del pensiero e della ripresa araba". Egli ha inoltre aggiunto che "sono autentici e genuini" cittadini "dei loro Paesi". Per questo, conclude, va rafforzata la "cooperazione fra cristiani e musulmani" per il bene delle nostre nazioni.

Ed è proprio la presenza "attiva", la partecipazione e il contributo dei cristiani alla crescita delle nazioni arabe l'elemento fondamentale sottolineato a più riprese dai relatori. Cui si aggiunge la necessità di una maggiore collaborazione fra i due fronti, unita a una maggiore visibilità sui media, al fine di rafforzare la "consapevolezza dell'importanza della presenza cristiana nelle società arabe".

Al termine degli incontri, i presenti hanno elaborato un documento finale in cui sono tracciate le linee guida per il lavoro futuro. Fra questi, la nascita di un "Comitato" che dovrà contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati e formato - fra gli altri - dal professore giordano Kamel Abu Jaber, dal metropolita siriano Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, lo studioso musulmano giordano Ali Muhafza e dall'arcivescovo di Kirkuk mons. Louis Sako.

Infine, i leader islamo-cristiani auspicano l'effettiva applicazione del documento (cfr. AsiaNews 16/01/2012, Al-Azhar in difesa della democrazia e della libertà religiosa) delineato dall'università egiziana di Al-Azhar, ispirato ai principi di libertà, rispetto dei diritti umani, uguaglianza fra cittadini senza discriminazioni di razza o credo religioso. Per questo sarebbe anche auspicabile un incontro - sotto la guida di Al-Azhar - volto a consolidare la cooperazione e rafforzarla in futuro. In questo senso il principe giordano Ibn Talal chiede l'adozione di una "Carta sociale araba" che regoli libertà e diritti, attuando nel concreto i principi di giustizia sociale, dignità umana e uguaglianza fra cittadini di uno stesso Stato.  

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