03/12/2020, 08.51
IRAN - STATI UNITI
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Da Rouhani e Biden l’impegno per salvare l’accordo nucleare

Il leader iraniano si oppone a una legge parlamentare che mira a bloccare le ispezioni Onu e rilanciare l’arricchimento dell’uranio. Una norma “dannosa” per il dialogo e una manovra in vista delle elezioni presidenziali di giugno. Il futuro inquilino della Casa Bianca pronto a rilanciare il Jcpoa, il “modo migliore” per garantire la “stabilità” nella regione.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente iraniano Hassan Rouhani e il (futuro) omologo statunitense Joe Biden, che entrerà in carica il prossimo 20 gennaio, da fronti contrapposti lavorano per salvare - e rilanciare - l’accordo nucleare del 2015, quale via per la pace in Medio oriente. Ieri il capo del governo di Teheran si è opposto alla legge, approvata il giorno precedente dal Parlamento (il Majlis), finalizzata a bloccare le ispezioni degli esperti Onu e a rilanciare l’arricchimento dell’uranio. 

Secondo Rouhani, la norma votata dall’Assemblea risulterebbe “dannosa” per gli sforzi diplomatici messi in campo dal governo iraniano, che mirano a ripristinare in tutte le sue parti l’accordo e allentare le sanzioni statunitensi. Nel maggio 2018 il presidente uscente Usa Donald Trump ha ordinato il ritiro dal patto (Jcpoa) voluto da Barack Obama, introducendo le più dure sanzioni della storia .

Una decisione che ha provocato un significativo calo nell’economia iraniana e un crollo nel petrolio, cui si somma l’emergenza sanitaria innescata dal Covid-19. In risposta Teheran ha minacciato di riprendere l’arricchimento dell’uranio per scopi civili e ha già superato le riserve di uranio a basso arricchimento, oggi di 12 volte superiore ai limiti ammessi in base all’accordo. 

Lo scontro interno alla Repubblica islamica sul Jcpoa, ritornato in auge dopo l’assassinio dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh, riflette le divisioni fra il campo moderato che fa capo al presidente e i parlamentari radicali, vicini all’ayatollah Ali Khamenei. Questi ultimi controllano l’Assemblea con una salda maggioranza e rappresentano un ostacolo ai timidi tentativi di riforme e di dialogo con l’Occidente - nelle mani del ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif - promosso dal governo. 

La legge approvata dal Majlis chiede di “sospendere le ispezioni delle Nazioni Unite” ed esorta il governo a “riprendere l’arricchimento dell’uranio al 20%”, se l’Europa non sarà in grado di allentare la morsa delle sanzioni Usa sui settori petrolifero e bancario del Paese. Durante una riunione di governo Rouhani ha spiegato di “non condividere” la norma, che giudica “dannosa” per le “attività diplomatiche messe in campo”. Egli ha quindi accusato i parlamentari di manovrare da dietro le quinte in vista del voto alle elezioni presidenziali, in programma a giugno.

Intanto negli Stati Uniti il presidente eletto Joe Biden prospetta la revoca delle sanzioni di Trump, nel tentativo di far ripartire il negoziato fra Washington e Teheran.

Intervistato dal New York Times, il prossimo inquilino della Casa Bianca sottolinea che se l’Iran riprende a rispettare in modo rigoroso i termini del Jcpoa, gli Usa torneranno nel quadro dell’intesa del 2015. Essa sarà il punto di partenza per successivi negoziati e per la revoca delle sanzioni imposte dall’amministrazione Trump. “Il modo migliore - ha detto - per raggiungere una qualche stabilità nella regione [mediorientale] è affrontare il programma nucleare”. Una corsa alla bomba atomica, ha concluso, è “l’ultima dannata cosa di cui abbiamo bisogno in quella parte del mondo”.

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