25/05/2022, 12.49
HONG KONG-CINA
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Dalle proteste del 2019 più di 1.000 prigionieri politici a Hong Kong (INFOGRAFICA)

Secondo l’Hong Kong Democracy Council, più di tre quarti ha meno di 30 anni, oltre il 15% è minore d’età. Almeno 179 oppositori sono in custodia cautelare; in 1.159 sono sotto processo. Ieri condanna per il noto giurista Benny Tai. In attesa di giudizio, il card. Zen ha detto che “il martirio è normale nella nostra Chiesa”: ieri ha celebrato una Messa per i cattolici in Cina.

Hong Kong (AsiaNews) – Nelle carceri cittadine languono 1.014 detenuti politici: nel giugno 2019, quando in città sono scoppiate le proteste del movimento democratico contro il progetto di legge sull’estradizione (poi abortito) erano una manciata. È quanto emerge dal database dell’Hong Kong Democracy Council (Hkdc), organizzazione non governativa con sede a Washington che promuove la protezione delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto nell’ex colonia britannica, oltre alla sua autonomia dal governo centrale cinese.

Dai dati appena presentati dall’Hkdc risulta che Hong Kong rivaleggia con nazioni autoritarie come Cuba, Bielorussia e Myanmar per la crescita della popolazione carceraria legata a reati politici. Il giro di vite imposto dalle autorità cittadine dopo le manifestazioni del 2019, soprattutto con l’adozione nel 2020 della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, ha nei fatti limitato, sospeso o cancellato i diritti di riunione, associazione, espressione e partecipazione politica.

Tra i prigionieri in questione figurano leader di ong, sindacati e gruppi di protesta, oltre a giornalisti, attivisti, insegnanti, docenti, studenti, politici di opposizione e avvocati. Molti di loro sono personaggi noti del campo democratico, come il magnate cattolico dei media Jimmy Lai e Joshua Wong, ma la maggior parte sono cittadini comuni. Il reato maggiormente contestato è quello di manifestazione non autorizzata, con 234 condannati.

Colpisce il numero dei giovani finiti in carcere: più di tre quarti dei prigionieri politici ha meno di 30 anni; oltre la metà è sotto i 25 e più del 15% è minore d’età. In larga parte dovuto al varo del provvedimento sulla sicurezza, è cresciuto poi il numero di oppositori tenuti in custodia cautelare e in attesa di processo: a oggi sono 179; in 69 hanno scontato più di un anno di carcerazione preventiva, la media è di 12,4 mesi per imputato.

A oggi 1.159 cittadini sono sotto processo con accuse di natura politica. Molti sono già in carcere, e la maggior parte è incriminata per minacce alla sicurezza nazionale, sedizione e tumulti. L’ultimo a ricevere una condanna è stato ieri Benny Tai: già in custodia cautelare per minacce alla sicurezza nazionale, il giurista e attivista democratico dovrà scontare 10 mesi di carcere per aver infranto la legge locale sulla pubblicità elettorale.

A processo – il 19 settembre – è finito anche il card. Joseph Zen Ze-kiun. Un tribunale ha incriminato ieri il vescovo emerito della città, insieme a cinque noti esponenti del fronte democratico, per non aver registrato secondo i termini di legge il Fondo 612, che fino all’ottobre scorso ha assistito migliaia di manifestanti coinvolti nelle proteste del 2019. Il card. Zen e gli altri imputati erano amministratori fiduciari dell’organizzazione umanitaria: tutti si sono dichiarati innocenti.

La polizia aveva arrestato e poi rilasciato il porporato e gli altri accusati con la ben più grave imputazione di “collusione” con forze straniere, in violazione della legge sulla sicurezza. Davanti a 300 fedeli, ieri il card. Zen ha celebrato una Messa per la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. In un riferimento indiretto alla sua vicenda giudiziaria, nell’omelia egli ha detto che “il martirio è normale nella nostra Chiesa”. Il cardinale ha chiesto poi ai fedeli di pregare per “i nostri fratelli e le nostre sorelle che non possono partecipare alla Messa perché non sono liberi”.

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