11/01/2018, 11.47
TIMOR EST
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Dili, una nuova crisi politica e costituzionale minaccia la stabilità del Paese

Al parlamento si è creata una un’opposizione di maggioranza ed un governo di minoranza, La nazione più cattolica del sud-est asiatico rischia di non avere un governo funzionante per almeno cinque mesi. Timori per l’economia e la ratifica di importanti trattati con l’Australia.

Dili (AsiaNews/Agenzie) – Una tesa situazione politica minaccia la stabilità istituzionale ed economica di Timor Est, il Paese asiatico con la maggior percentuale di cattolici (il 97% della popolazione). Lo scorso anno, la giovane nazione ha dato prova del suo progresso democratico con due elezioni di successo [presidenziale e governativa, ndr], dopo anni di politica volubile e spesso violenta. Tuttavia, causata da alte rivalità politiche, la crisi costituzionale post-elettorale pone il Paese di fronte ad una prova cruciale.

Lo scorso luglio, il Fretilin ed il National Congress of Timorese Reconstruction (Cnrt), i due maggiori partiti politici, hanno ottenuto una maggioranza congiunta alle votazioni parlamentari. Il Fretilin ha vinto con il 29,6% dei voti, ottenendo 23 dei 65 seggi alla Camera, mentre il Cnrt ha chiuso al secondo posto con il 29,4% e 22 seggi. Molti si aspettavano che le due parti continuassero, come annunciato in campagna elettorale, un accordo informale sulla condivisione del potere, iniziato nel 2015 quando il capo del Cnrt ed ex leader indipendentista Xanana Gusmao si è dimesso da Primo ministro ed ha scelto un ministro di Fretilin come suo successore. Il governo di unità nazionale ha garantito al Paese due anni di stabilità. Ma poco dopo le elezioni di luglio, il Cnrt ha annunciato che non avrebbe aderito ad una nuova coalizione con il Fretilin.

All’assemblea legislativa si è creata una “alleanza parlamentare di maggioranza”, composta dal Cnrt, People’s Liberation Party (Plp) e Khunto, mentre il Fretilin ha formato un governo di minoranza con il Democratic Party. L’opposizione ha dunque respinto il programma politico dell’esecutivo, che ha potuto contare su soli 30 voti favorevoli.

La Costituzione stabilisce che se il programma di un governo viene rifiutato due volte, il governo deve essere sciolto. Fretilin e Democratic Party si sono rifiutati di tenere sessioni parlamentari in novembre e dicembre. L'opposizione ha definito “incostituzionale” la mossa, dal momento che il governo è obbligato a ripresentare il suo programma al parlamento entro 30 giorni dalla prima votazione. In risposta, il segretario del Fretilin Mari Alkatiri ha affermato che l’opposizione sta cercando di orchestrare un “colpo di Stato”. A fine dicembre, essa ha nuovamente respinto il programma del governo, innescando una crisi costituzionale e possibili elezioni generali nei prossimi mesi.

Poichè il governo di minoranza non è riuscito per due volte a far passare il suo programma in parlamento, il presidente Guterres, elettro a marzo tra le fila del Fretilin è tenuto a chiedere nuove elezioni o tentare la formazione di un nuovo governo. Analisti sostengono che la prima eventualità sia la più probabile, ma la Costituzione impone che il parlamento non venga sciolto prima del 22 gennaio, ovvero sei mesi dopo le elezioni.

Considerando le prossime vacanze di Pasqua, il Paese rischia di non avere un governo funzionante per almeno cinque mesi. Al momento Timor Est non ha un budget in vigore per il 2018, cosa che gli esperti suggeriscono potrebbe far precipitare la nazione in una crisi finanziaria o paralizzare il settore pubblico. Fino a quando non viene approvato un nuovo budget, lo Stato deve attenersi a quello del 2017, che è fortemente sottostimato alle reali esigenze per l’anno in corso. Inoltre, un lungo vuoto politico potrebbe mettere a repentaglio il trattato bilaterale concordato di recente tra Timor Est ed Australia sui confini marittimi e la proprietà di vaste riserve energetiche off-shore. Il trattato richiede la ratifica entro la fine dell'anno dal parlamento di Dili.

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