29/08/2013, 00.00
EGITTO
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Egitto, gesuita indiano: “Viviamo nella paura di nuove violenze”

Un sacerdote, preside della scuola gesuita locale, racconta come la comunità cristiana sia "ogni giorno nel mirino degli islamisti, anche se tre quarti degli studenti iscritti sono di fede musulmana”. Gli abitanti di Minya raccontano di un governatorato fuori controllo, in preda alla furia indiscriminata degli islamisti.

Minya (AsiaNews) - "Durante i cortei quotidiani organizzati dai Fratelli musulmani, i manifestanti che passano di fronte alla nostra chiesa si stupiscono di come questa possa essere ancora intatta". Lo racconta ad AsiaNews p. Bimal Kerketta, sacerdote indiano, in Egitto da 10 anni, e preside della scuola dei Padri Gesuiti di Minya. Che aggiunge: "Ogni giorno si raggruppano davanti all'edificio per lanciare slogan intimidatori e temiamo che la manifestazione in programma per domani possa generare nuove violenze".

Il governatorato di Minya, che si estende lungo il corso del Nilo a sud del Cairo e si trova in quell'area del Paese che più ha risentito della rappresaglia islamista dalla destituzione di Mohammed Morsi. Numerose fonti locali descrivono una città priva di ogni controllo e abbandonata a se stessa: "Gli integralisti hanno bruciato e distrutto tutto  - spiega ad AsiaNews un residente - il loro fine è cancellare ogni traccia dei cristiani, anche gli orfanotrofi sono stati saccheggiati".

La furia islamista colpisce gli istituti cristiani e le chiese, ma si riversa anche sui musei e su ogni oggetto che simboleggi la modernità. Sempre a Minya, nei giorni scorsi, uno dei maggiori musei d'arte egizia del Paese è stato danneggiato e privato di almeno 1.000 pezzi. Le autorità pensano che tra i vandali e i saccheggiatori fossero presenti anche alcuni membri della Fratellanza.

Dal 30 giugno, quando i il presidente Mohammed Morsi è stato deposto, sono almeno 12 le chiese incendiate e distrutte nella sola Minya. Il numero degli edifici colpiti sale a 20 se si aggiungono gli orfanotrofi e altri istituti gestiti dai cristiani. Molto spesso gli islamisti colpiscono senza criterio e in modo indistinto, ignorando che almeno una parte degli edifici ai quali appiccano le fiamme servono, ospitano e accolgono egiziani di entrambe le confessioni. "Ma la nostra è una scuola araba, dall'asilo alle medie - spiega p. Bimal, a Minya da 5 anni - il 75% dei nostri studenti è musulmano".

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