30/03/2018, 10.28
ISRAELE - PALESTINA
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Gaza, ‘Giornata della Terra’ e il diritto al ritorno dei profughi

Decine di migliaia di residenti della Striscia marceranno fino al confine. La protesta sarà pacifica e la prima di una serie che continuerà fino al 15 maggio. Israele rafforza le misure di sicurezza: 100 cecchini in più, con l’ordine di sparare a chi cerca di attraversare il confine. Israele stringe le maglie in vista della Pasqua ebraica: nessun permesso rilasciato ai cristiani di Gaza.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Decine di migliaia di persone manifesteranno oggi nella Striscia di Gaza, per la “Giornata della Terra”, marciando verso il confine con Israele per difendere il diritto al ritorno dei profughi palestinesi e il diritto alla terra. I palestinesi assicurano che si tratterà di una protesta pacifica e il comitato organizzatore ha invitato a partecipare anche donne, bambini e anziani. Ma Israele si prepara a possibili dure risposta: 100 cecchini hanno rafforzato le fila delle forze di controllo del confine e c’è già stata una vittima palestinese.

La manifestazione per la “Giornata della Terra” si ripete ogni anno dal 1976, quando il 30 marzo di quell’anno le forze di sicurezza israeliane uccisero sei arabi israeliani che stavano protestando contro l’espropriazione di terreni arabi nel nord del Paese. Con un numero di partecipanti difficili da prevedere – fra fonti che parlano di 15mila fino a 100mila – la protesta di oggi pomeriggio sarà la prima di un periodo di manifestazioni a 700 metri dal confine, con accampamenti che dureranno almeno fino al 15 maggio: festa dell’indipendenza per Israele e giorno della “nakba” (“la catastrofe”) per i palestinesi. Una protesta chiamata la "Grande marcia del ritorno", prevede per ogni venerdì un corteo lungo il confine. Quest’anno, il 15 maggio dovrebbe essere segnato anche dall’inaugurazione della nuova ambasciata americana a Gerusalemme.

Le forze armate israeliane preannunciano severe misure repressive, e avvisano che spareranno a chiunque tenti di superare il confine. Inoltre, saranno revocati i permessi di ingresso alle compagnie di trasporti che porteranno i manifestanti al confine. Le autorità israeliane sono all’allerta da diversi giorni, a causa di tentativi palestinesi di penetrare la barriera – uno quasi riuscito ieri, quando tre giovani palestinesi sono stati bloccati 20 km dentro Israele. Questa mattina,a sud della Striscia, vicino a Khan Yunis, le tensioni hanno mietuto la prima vittima: un contadino palestinese di 27 anni, Omar Wahid Samur, è stato ucciso da spari israeliani.

Nel contesto delle tensioni, ne fa le spese anche la piccola comunità cristiana di Gaza, di appena un migliaio di persone: Israele non ha rilasciato alcun permesso alla comunità che avrebbe dovuto partecipare alle festività pasquali a Gerusalemme. In 600 avevano fatto richiesta, ma a quanto riferito nei giorni scorsi dal Patriarcato latino, nessuno di questi ha avuto risposta positiva.

La situazione nella Striscia torna “esplosiva”, nel contesto di una crisi umanitaria sempre più grave. Gli scontri fra Hamas e Israele sono ripresi, mentre l’accordo fra l’autorità della striscia e Fatah è “collassato” con il tentato omicidio del premier palestinese Rami Hamdallah al suo ingresso a Gaza, due settimane fa. 

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