24/11/2011, 00.00
EGITTO
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Giovane copto: per il nuovo Egitto, né esercito, né estremisti

Nagui Diamiam racconta la ritrovata unità degli egiziani che manifestano in piazza Tahrir. I Fratelli musulmani forti e organizzati, ma distanti dalle esigenze dei giovani. Una vittoria degli estremisti contro l’esercito darebbe il via a una guerra civile con le forze moderate. L’esodo dei cristiani.
Il Cairo (AsiaNews) - “La situazione è molto instabile e incerta. Noi giovani, cristiani e musulmani, siamo fiduciosi che la costruzione di un Egitto democratico e laico sia possibile e ci stiamo battendo per questo”. È quanto afferma Nagui Diamiam, 30 anni, copto cattolico che in questi giorni ha partecipato alle manifestazioni di piazza Tahrir contro l’esercito. Per il giovane gli egiziani che stanno guidando le proteste non vogliono essere governati nè dagli estremisti né dall’esercito. “La salita al potere dei gruppi radicali islamici – sottolinea - porterebbe alla guerra civile”.

Intanto continuano gli scontri fra manifestanti e forze dell’ordine in piazza Tahrir. Fonti di AsiaNews raccontano di diversi feriti e intossicati dai gas lacrimogeni, che ieri hanno ucciso una giovane donna incinta di tre mesi. Oggi il Consiglio superiore dell’esercito ha chiesto scusa per l’eccessivo uso della forza e per la morte di diversi “figli fedeli dell’Egitto”. La situazione di caos rischia di far saltare il voto del 28 novembre. Per i manifestanti la violenza di questi giorni non è compatibile con le libere elezioni”.

Nagui spiega che “a unire cristiani e musulmani è stato il massacro dei copti dello scorso 9 ottobre, costato 28 morti. Da allora molti islamici moderati hanno stretto solidarietà con i cristiani e accusano l’esercito di voler dividere il Paese”. Questa solidarietà si trova in diversi livelli della società, soprattutto nella maggiori città, il Cairo ed Alessandria. Il giovane racconta che “in questi sei mesi si sono costituiti diversi partiti democratici misti, che hanno al loro interno membri della comunità copta e islamica. Le divisioni continuano ad esserci, ma ora tutti, cristiani e musulmani, stanno combattendo fianco a fianco contro l’esercito e per un nuovo Egitto e da giorni in piazza occupano piazza Tahrir.

Purtroppo questa unità non è del tutto presente negli alti livelli della politica, dove si tende ad agire per appartenenza religiosa. “Al momento – afferma – chi guida la politica sono i Fratelli musulmani e i salafiti, che da decenni attendono queste elezioni per salire al potere. Essi sono molto organizzati e a differenza di noi giovani hanno grandi disponibilità economiche. In questi mesi i Fratelli musulmani hanno più volte annunciato che in caso di voto avrebbero la maggioranza dei seggi. Tali affermazioni si basano sull’elezione interna del sindacato dei medici, vinta dal loro partito e utilizzata come proiezione elettorale”.

Sull’eventuale posticipo del voto chiesto a gran voce dalla piazza, Nagui Diamiam spiega che “molti di noi sono divisi sul da farsi e pensano che rimandare le elezioni porterebbe ancora più potere ai militari. Altri invece sono convinti che con questo clima di tensione sia impossibile votare. I rischi di manipolazione e nuove violenze sono troppo alti. È giusto che la gente partecipi alle elezioni senza paura”.

Il giovane racconta che “molti cristiani stanno fuggendo dal Paese, timorosi di una vittoria dei partiti islamici. I sacerdoti, cattolici e ortodossi e i membri più attivi delle comunità fanno di tutto per fermare questo esodo. In questo momento la comunità deve essere unita. Il nostro dovere è stare qui ora e facilitare le libere elezioni”.

“Noi cristiani – afferma - vogliamo fare del nostro meglio per queste elezioni e lo faremo insieme ai musulmani moderati. Ci sono molti partiti guidati da islamici che sono contro lo strapotere dei Fratelli musulmani e sono pronti a sostenere i movimenti democratici”. (S.C.)
 
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