25/05/2023, 12.30
EAU - RUSSIA
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Gli Emirati Arabi nuova frontiera dell’oro russo

Dall’inizio della guerra in Ucraina, e la politica occidentale delle sanzioni, cambiano le rotte commerciali del metallo prezioso. Per l'export nel commercio internazionale oggi Mosca punta sulla nazione del Golfo, insieme a Cina e Turchia. Secondo la Reuters importate 75,7 tonnellate per 4,3 miliardi di dollari, in netta crescita rispetto alle sole 1,3 tonnellate del 2021.

Dubai (AsiaNews) - Dall’inizio della guerra russa in Ucraina e le conseguenti sanzioni economiche occidentali che hanno bloccato le rotte di esportazioni tradizionali, gli Emirati Arabi Uniti (Eau) sono diventati un hub commerciale di primaria importanza per l’oro russo. La conferma arriva dai registri doganali, analizzati in un approfondito dossier pubblicato dalla Reuters, i quali contengono i dettagli di circa un migliaio di spedizioni effettuate dal febbraio dello scorso anno. Le carte mostrano come la nazione del Golfo abbia importato 75,7 tonnellate di oro russo del valore di 4,3 miliardi di dollari, con una decisa crescita rispetto alle sole 1,3 tonnellate del 2021.

La Cina e la Turchia rappresentano le altre due principali destinazioni, avendo importato circa 20 tonnellate ciascuna fra il 24 febbraio 2022 e il 3 marzo 2023. Se si sommano anche i volumi delle importazioni degli Emirati, i tre Paesi rappresentano il 99,8% del totale delle esportazioni russe per il periodo di riferimento.

Fin dai giorni successivi l’inizio del conflitto in Ucraina molte banche internazionali, fornitori di logistica e raffinatori di metalli preziosi hanno smesso di trattare il prodotto russo, che in genere veniva spedito a Londra, centro internazionale di commercio e stoccaggio. Dal 7 marzo dello scorso anno la London Bullion Market Association ha imposto il bando ai lingotti provenienti da Mosca, mentre da fine agosto Gran Bretagna, Unione europea, Stati Uniti, Canada e Giappone hanno bandito ogni tipo di importazione di lingotti russi. 

Ciononostante la produzione non si è fermata, anzi. Mosca ha trovato in poco tempo nuovi mercati e nazioni diverse con le quali interagire, che non seguono la politica delle sanzioni occidentali o, per quanto riguarda la Turchia, mantengono un atteggiamento ambiguo. Louis Marechal, esperto di approvvigionamento di oro presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), ha parlato del rischio di una immissione nel mercato Usa e Ue di oro russo fuso più volte, in modo da mascherarne l’origine e aggirare le sanzioni.

La vicenda mostra, una volta di più, come dietro la facciata scintillante degli Emirati, il progresso e l’innovazione, oltre a una politica di tolleranza verso le altre religioni, vi siano ombre e opacità: non solo oro, petrolio e commerci, ma pure il sospetto più che fondato di costituire un “paradiso fiscale” per evasori e trafficanti. Per quanto riguarda il metallo prezioso, l’ente governativo emiratino Gold Bullion afferma che il Paese ha operato con processi chiari e consistenti contro merci illecite, riciclaggio di denaro ed entità oggetto di sanzioni. “Gli Eau - spiega in una nota - continueranno a commerciare apertamente e onestamente, con i loro partner internazionali, in conformità con tutte le attuali norme internazionali stabilite dalle Nazioni Unite”. 

Nel tentativo di isolare ulteriormente la Russia, Washington ha avvertito diversi Paesi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia, che potrebbero perdere l’accesso ai mercati del G7 se fanno affari con entità soggette alle sanzioni statunitensi. Tuttavia, dai dati analizzati dalla Reuters non emergerebbero violazioni e i commerci sono avvenuti in un quadro di apparente legalità. 

Le spedizioni presenti nei dati doganali mostrano esportazioni per 116,3 tonnellate tra il 24 febbraio 2022 e il 3 marzo di quest’anno, sebbene il consulente Metals Focus stima che la Russia abbia prodotto 325 tonnellate di oro nel 2022. Il resto del metallo prezioso estratto nel Paese lì è rimasto o stato spedito all’estero mediante transazioni che non sono contenute nei registri, anche se è difficile - se non impossibile - quantificarne il volume effettivo.

Nel frattempo, gli Emirati hanno rafforzato l’industria dell’oro, già fiorente in passato. I dati commerciali mostrano che ha importato circa 750 tonnellate di oro puro in media ogni anno fra il 2016 e il 2021. Ciò significa che le spedizioni nei registri russi rappresenterebbero solo circa il 10% delle totale delle importazioni. La nazione è un importante esportatore di lingotti e gioielli e, nell’ultimo periodo, avrebbe acquistato dalla Russia con uno sconto dell’1% rispetto al prezzo di rifermento globale, con ulteriori incentivi al commercio. Un manager del settore, dietro anonimato, ha poi aggiunto che la maggior parte dell’oro che la sua azienda ha spedito negli Eau era destinato alle raffinerie, per essere più volte fuso e mescolato. Infine, nella maggior parte dei casi i registri doganali indicano solo gli spedizionieri o i commercianti coinvolti nelle transazioni e non l‘acquirente finale. Quest’ultimo potrebbe essere un raffinatore, un gioielliere o un investitore di una qualsiasi nazione, anche europea, senza incorrere nel pericolo di violare le sanzioni.

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