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Hong Kong: festa nazionale di Taipei è minaccia alla sicurezza nazionale

Potrebbe essere considerato un atto “secessionista”. Rischio ergastolo per chi sventola la bandiera taiwanese. Segretario alla sicurezza: si valuterà caso per caso in base alle “intenzioni”; le “forze oscure” devono essere ancora estirpate del tutto. Tensione tra Pechino e Taiwan su ingresso nel blocco commerciale Cptpp.

Hong Kong (AsiaNews) – Chi celebra la festa nazionale di Taiwan rischia di violare la legge sulla sicurezza nazionale. Lo ha dichiarato oggi il segretario cittadino alla sicurezza Chris Tang al Singtao Daily e al South China Morning Post. Secondo l’esponente dell’esecutivo di Carrie Lam, i festeggiamenti potrebbero essere considerati atti “secessionisti”.

Il “giorno del doppio 10” cade il 10 ottobre. Commemora la rivolta di Wuchang del 1911, che ha portato poi alla caduta dell’impero cinese e l’anno successivo alla nascita della Repubblica di Cina, di cui Taiwan è di fatto l’erede. Per Pechino l’isola è una “provincia ribelle”, e non ha mai escluso di riconquistarla con l’uso della forza. Taipei è in sostanza indipendente dalla Cina dal 1949; all’epoca i nazionalisti di Chiang Kai-shek vi hanno trovato rifugio dopo aver perso la guerra civile sul continente contro i comunisti.

Tang spiega nell’intervista che chiunque tenti di “separare” Taiwan dalla Cina o inciti altri a fare lo stesso rischia l’arresto e il carcere a vita.

Le celebrazioni a Hong Kong della festa taiwanese risalgono ai tempi del governo coloniale britannico, terminato nel 1997 con il ritorno della città sotto la sovranità della Cina comunista. Alla domanda se, come da tradizione, si potrà sventolare la bandiera nazionale di Taipei e cantare slogan, Tang ha risposto che le autorità affronteranno la questione caso per caso. Lo zar cittadino della sicurezza ha sottolineato che chi festeggia la ricorrenza senza avere “intenzioni” secessioniste non sarà perseguito.

Hong Kong ha adottato la legge sulla sicurezza nel giugno 2020 su imposizione di Pechino. Oltre ad attività secessioniste, essa punisce anche i reati di sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere. Finora la polizia ha arrestato 153 persone in base al provvedimento, incluso il magnate cattolico dei media Jimmy Lai; i giudici ne hanno incriminate 95, a luglio si è avuta la prima condanna. Secondo Tang, però, le “forze oscure” che seminano odio verso il governo devono essere ancora “estirpate” del tutto.

Le dichiarazioni del segretario alla Sicurezza arrivano in un momento di alta tensione tra Cina e Taiwan. Ieri Taipei ha presentato domanda d’ingresso nella Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Cptpp), l’accordo di libero scambio erede della Trans-Pacific Partnership (Tpp) voluta dall’ex presidente Usa Barack Obama.

La richiesta taiwanese segue quella cinese, consegnata il 16 settembre. L’eventuale accettazione di Pechino nel mega-blocco commerciale ridurrebbe quasi a zero le possibilità di una partecipazione dell’isola. I negoziatori di Taipei mostrano però fiducia; fanno notare che la natura opaca e dirigista del sistema economico cinese non è in linea con le norme e gli standard della Cptpp. Al contrario l’isola ha un vibrante libero mercato, con politiche trasparenti e uno Stato di diritto.

Dopo il ritiro di Trump nel 2017, fanno parte della Cptpp Giappone, Australia, Brunei, Canada, Cile, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. A fine mese il gruppo aprirà i negoziati per l’adesione della Gran Bretagna.

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