28/09/2022, 12.19
INDIA
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I religiosi indiani: 'Con gli ultimi in un Paese sempre più ferito"

di Nirmala Carvalho

Ad Hyderabad si è tenuta la Convention nazionale del Forum dei religiosi per la giustizia e la pace. La denuncia: "I poveri in India diventano ogni giorno più poveri; i ricchi e i potenti continuano a trarre profitto a loro spese e ad accumulare quantità scandalose di ricchezza". Anche alla Chiesa e alle proprie congregazioni la richiesta di maggiore coraggio.

Hyderabad (AsiaNews) - Dal 22 al 24 settembre ad Hyderabad si è tenuto la XVII Convention nazionale del Forum dei religiosi indiani per la giustizia e la pace. All’evento hanno preso parte 63 tra religiose e religiosi, provenienti da 16 Stati indiani, in rappresentanza di 20 diverse congregazioni. “Approfondire la nostra identità di religiosi: rispondere ai segni dei tempi”, è stato il tema posto al centro dell’appuntamento. “Seguendo la strada tracciata da chi ci ha preceduto - commenta ad AsiaNews la responsabile del Forum sr. Dorothy Fernandes, della congregazione delle Presentazione della Beata Vergine Maria – abbiamo rinnovato la nostra scelta di impegnarci accanto a chi vive nelle periferie”.

Nel suo intervento in apertura del Forum sr. M. Nirmalini, presidente della Conferenza dei Religiosi dell'India, aveva ricordato l’invito rivolto da papa Francesco alla vita consacrata a “svegliare il mondo”, “testimoniando che c'è un altro modo di essere, di agire e di vivere, un modo profetico di vita”. E in questo senso nel documento finale il Forum dei religiosi per la giustizia e la pace ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione dell’India di oggi. “C’è un deterioramento della situazione della nostra nazione su tutti i fronti – scrivono -. I poveri in India diventano ogni giorno più poveri; i ricchi e i potenti continuano a trarre profitto a loro spese e ad accumulare quantità scandalose di ricchezza. Gli adivasi (le popolazioni tribali ndr) vengono derubati, ai dalit, alle caste svantaggiate e ad altri gruppi subalterni vengono ancora negate la dignità, l'uguaglianza e la giustizia che spettano loro di diritto. Le minoranze (in particolare i musulmani e i cristiani) sono bersaglio di discorsi d'odio e persecuzioni, da parte di un regime che sistematicamente e continuamente le denigra e le demonizza con un'agenda divisiva e violenta. L'intolleranza è in aumento”.

Nel documento i religiosi citano la nuova Politica Nazionale dell'Educazione “chiaramente contraria ai poveri e alle minoranze e si rivolge solo a una piccola parte dei ricchi e dell'élite”. Denunciano la corruzione e il clientelismo diffusi, la repressione della libertà di parola e dei diritti umani: quanti “prendono posizione contro il regime vengono trascinati in tribunale, accusati falsamente, aggrediti, incarcerati e persino uccisi, come abbiamo dolorosamente sperimentato con la morte di nostro fratello Stan Swamy, deceduto mentre era ancora sotto la custodia della polizia”.

Ma il Forum dei religiosi per la giustizia e la pace chiama in causa anche i “silenzi” della Chiesa indiana, osservando come la “sinodalità” invocata da papa Francesco a livello locale resti ancora ingabbiata da clericalismo e mentalità patriarcale, mentre la stessa discriminazione di casta è tuttora praticata. In questo contesto i religiosi rinnovano il proprio impegno ad “approfondire continuamente la nostra identità di discepoli radicali di Gesù e di avere il coraggio profetico di rispondere ai segni dei tempi”. Convinti che “la trasformazione personale è il primo passo verso la trasformazione sociale”. “Continueremo a impegnarci - scrivono - per costruire comunità più inclusive, trascendendo le divisioni religiose, di casta, di genere ed etniche e ogni forma di settarismo”. Infine sollecitano le proprie congregazioni a condurre nelle diverse fasi della formazione dei religiosi “programmi sulla Costituzione indiana e sull'analisi sociale con la necessaria esposizione alle realtà dei poveri” e a “prendere una posizione inequivocabile, visibile e chiara sostegno delle vittime di abusi sia all'interno della Chiesa che nella società in generale”.

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