31/08/2007, 00.00
ISLAM - EGITTO
Invia ad un amico

Il caso Hegazi: un disegno mondiale di conversione all’Islam?

di Samir Khalil Samir, sj
Alcune teorie sulla conversione del mondo all’Islam sono un mito. Ma la propaganda costante e una specie di colonizzazione sociale e culturale dell’Islam in occidente è vera. L’Arabia Saudita dà il sostegno finanziario; la scristianizzazione dà il motivo religioso; l’ignoranza e l’impaccio dei governi in occidente fa il resto. La Terza (e ultima) parte di un’analisi di p. Samir Khalil Samir, gesuita egiziano, esperto di Islam.

Beirut (AsiaNews) - Esiste un disegno islamico sul mondo? Si parla spesso di un documento pubblicato durante un convegno in India intorno al 1996 (che però io non ho mai visto), in cui si dà il via a una strategia di conversione dell’Europa all’Islam entro il 2050. Entro il XXI secolo ci dovrebbe essere la conversione di tutto il mondo all’Islam.

Io penso che tutto questo sia un mito o un’opinione gonfiata. Una cosa però è certa: convertire anzitutto i Paesi musulmani all’Islam, trasformandole da “musulmane” a “islamiche”, applicando la sharia, è un progetto che va avanti da almeno 60 anni da parte dei Fratelli Musulmani ed è ormai sostenuto dall’Arabia Saudita e da molti altri Paesi: Pakistan, Indonesia, Malaysia, ecc.

La seconda fase di questo progetto – contemporanea alla prima - è islamizzare i cristiani che vivono nel mondo musulmano. Questo avviene ovunque vi siano dei musulmani radicali: Pakistan, Bangladesh, Egitto, Iraq … Lo abbiamo visto in quest’ultimo anno in Iraq, dove si sono stabiliti anche solo in alcuni quartieri di Baghdad  dei “califfati” dove i cristiani o si convertono all’Islam, o devono pagare la jizya (la tassa di protezione), rimanendo cittadini di seconda classe.

Convertire l’Europa

La terza fase è la conversione dell’Europa (e l’Europa, per i musulmani, è simbolo del cristianesimo). Anzitutto lavorando sui giovani musulmani nati in Europa tramite imam formati all’ideologia radicale nelle moschee, nelle prigioni, nelle librerie. Poi impegnandosi nella propaganda. Dal Pakistan è giunto un metodo che è quello del tabligh. Questo movimento si è diffuso in tutta l’Europa ed è un movimento missionario di tipo sufi, mistico, che ha convertito decine di migliaia di europei.

Un altro movimento che tende alla conversione dell’Europa, è quello dell’Islam radicale, critico verso la cultura europea in blocco.

Ma la tendenza per me più pericolosa – perché più sottile – è quella incarnata dallo studioso Tariq Ramadan, divenuto ormai un leader e un esperto chiamato da molti governi come consultore. Ramadan dice: noi vogliamo essere musulmani europei. Ma per questo la società europea deve riconoscerci e lasciarci tutti gli spazi di espressione. In pratica si tenta una conversione del sistema socio-giuridico europeo per arrivare a convertire le persone. Si tratta in questo case di islamizzare le strutture, partendo dalla premessa: l’Europa non ha più anima, ha solo tecnologia; l’Islam è l’unica religione a poter colmare questo vuoto.

In tutta la storia dell’Islam le conversioni sono avvenute sempre attraverso i cambiamenti del sistema. In Egitto, ad esempio, il cristiano che voleva avere un ruolo politico doveva presto o tardi diventare musulmano, e tutta la famiglia seguiva automaticamente. Oggi, chi vuol essere ministro, o dottore primario, o generale dell’esercito, ha vantaggio ad essere musulmano. In tal modo nei secoli, le migliori intelligenze sono migrate e così tutta la loro discendenza.

La stessa cosa avviene con i matrimoni: tutte le donne che sposano un musulmano si fanno oggi musulmane. Eppure secondo il Corano un’ebrea o una cristiana, per sposarsi, non devono cambiare la loro religione, in conformità con il versetto 5 del capitolo 5 (ultimo capitolo rivelato da Dio secondo i musulmani):

“Oggi vi son dichiarate lecite le cose buone, e lecito è per voi il cibo di coloro cui fu dato il Libro, così come il vostro cibo è lecito a loro; e vi sono permesse, come mogli, le donne oneste di fra le credenti, come anche le donne oneste di fra coloro cui fu dato il Libro prima di voi, purché diate loro le doti, vivendo castamente, senza fornicare e prendervi amanti. E, chi rinnega la fede, andrà in rovina ogni sua opera e, nell’aldilà, sarà fra chi perde” (trad. Bausani).

 

In Italia e in Europa invece, è ormai molto comune che una donna europea si faccia musulmana per sposarsi un tunisino, un libico o un marocchino, anche se la sharia non lo richiede. Spinti dagli estremisti, i musulmani lo esigono dalla donna, la quale, se non ha un identità religiosa forte, cede per affetto, senza rendersi conto delle conseguenze.

Fino agli anni ’50 intellettuali e politici islamici si vantavano ad avere una moglie cristiana. Ora non è più così. E non solo nei paesi islamici, ma anche nei Paesi di tradizione cristiana! Questa è una vittoria del mondo islamico radicale, che convertono all’Islam “anche nel loro mondo cristiano”, come dicono.

Il velo e la barba islamici

Anche la visibilità esterna fa parte di un’azione di proselitismo: lo hijab, il chador, ecc. rendono visibile le folle musulmane, mentre la scristianizzazione porta a cancellare tutti i segni religiosi cristiani. I simboli di appartenenza islamica hanno un significato politico evidente, oltre che un valore religioso per chi ne è convinto. Per questo motivo alcuni Paesi musulmani ed europei vietano negli uffici pubblici questi segni di affermazione identitaria islamista. Sulla stessa linea, in Egitto, è stato vietato varie volte un certo tipo di barba: nell’islam radicale, tutti i simboli religiosi prendono una dimensione politica.

Nella letteratura contemporanea musulmana questi temi sono molto dibattuti. Si dice: dobbiamo convertire l’Europa e ci sono i mezzi; l’Europa è ormai pagana e deve essere perciò combattuta e convertita. Un altro tema molto ricorrente è la scristianizzazione dell’occidente, visto come il primo passo di una sua conversione all’Islam.

Grazie all’Arabia Saudita, al suo potere finanziario e ideologico, l’ideologia wahhabita e dei Fratelli musulmani si diffonde ovunque: sui giornali, alla televisione, nelle scuole per imam, nei finanziamenti per costruire moschee e centri islamici.

In Italia una derivazione di questo movimento è l’Ucoii (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia); in Francia, l’UOIF (Union des Organisations Islamiques de France). Purtroppo in Europa questi gruppi islamici filo-sauditi vengono presi come punti di riferimento per un dialogo con l’Islam, anche se la maggioranza dei musulmani si rifiutano di riconoscerli come loro espressione.  Ma i governi europei, per ignoranza, per motivi pratici, o per compromesso, li accettano nelle loro Consulte.

Conclusione: insieme, umanizzare il mondo

Il mondo musulmano sta attraversando la sua più grande crisi. Il confronto con la modernità, rappresentata e promossa dall’Occidente, sempre considerato “cristiano”, “concorrente” e molto spesso “nemico”, rimette in questione un ordine islamico stabile e incontestato. Secoli di quasi stagnazione del pensiero rendono questo confronto ancora più evidente. Dopo la tanto elogiata grandezza dell’Islam nei secoli IX e XI, oggi si sente la decadenza!

Alcuni si rifugiano nel passato, quando i musulmani partirono alla conquista del mondo (VII secolo), considerato l’ “epoca d’oro” dell’Islam. Altri cercano la loro forza dalla violenza e cadono nel terrorismo in nome di Dio, pensando di difendere insieme l’Islam e Dio. Altri cercano un’uscita dall’Islam, vissuto come un peso, una morsa, una prigione, verso l’ateismo pratico e talvolta verso il cristianesimo.

A sua volta, il mondo occidentale – di matrice cristiana, nonostante i negazionisti –attraversa anch’esso una grande crisi. Avendo bollato Dio come un invenzione umana e la religione come una droga (“l’oppio dei popoli”), esso si ritrova in un vuoto ideologico e spirituale. Alcuni, idealisti, si rifugiano nel futuro, sognando mondi migliori; altri, in un razionalismo svuotato da ogni valore etico e da spiritualità; altri in una libertà assoluta auto-distruttrice. Tanti infine vivono in un materialismo pratico.

Il conflitto di civiltà è inevitabile: la conversione, vista come uno tradimento che merita la morte, ne è un segno. La partizione del mondo in due campi, quello dei buoni e quello dei cattivi, diviene un’ossessione. Ritroviamo qui tutto l’impianto dell’analisi fatta dal Professor Ratzinger (per altro, papa Benedetto XVI), nella sua lezione magistrale all’università di Regensburg lo scorso 12 settembre: una razionalità svuotata dello spirito (una ragione senza fede) in Occidente; una razionalità diventata violenza (una fede senza ragione) nell’Islam. Due tentazioni opposte e parallele.

La soluzione è nelle mani dei credenti non fanatici – musulmani, cristiani ed altri –, aperti a tutto ciò che è umano, per costruire – insieme ad altri, credenti e no – un mondo più umano, per umanizzare il mondo. Questa è la sfida del XXI° secolo: accettare la sfida della libertà purificatrice, senza cadere nel libertinaggio; la sfida della modernità, senza rigettare tutto il passato, ma anche senza rimpiangerlo; la sfida della democrazia, senza cadere nel disordine o la violenza.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il caso Hegazi: l’ossessione dell’Islam per le conversioni
29/08/2007
Il caso Hegazi: proselitismo islamico e cristiano
30/08/2007
Il dibattito sull'apostasia e l'Islam politico
14/04/2006
Fondamentalismo: "diabolica" unità fra religione e politica
01/09/2005
Multiculturalismo e Islam: musulmani in Europa, no al ghetto, sì all’integrazione
27/03/2007


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”