30/06/2017, 12.32
INDIA
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Il premier condanna gli omicidi in nome delle vacche. Attivista: è solo adesione di facciata (Video)

Narendra Modi interviene ad un comizio in Gujarat. Poche ore dopo, un altro musulmano linciato a morte dai protettori delle vacche in Jharkhand. L’86% degli omicidi compiuti dai nazionalisti è a danno dei musulmani; il 97% perpetrato da quando il premier è al potere. Modi contestato con lo slogan “#NotInMyName”.

New Delhi (AsiaNews) – Il primo ministro indiano Narendra Modi ha detto che gli omicidi compiuti in nome della protezione delle vacche “sono inaccettabili”. Dopo mesi di silenzio, che in molti ritengono complice e colpevole, ieri il premier è intervenuto in un comizio in Gujarat sulla questione che più di ogni altra sta spaccando la società indiana: i linciaggi, le violenze e le uccisioni da parte dei nazionalisti indù “vigilanti delle vacche”, che colpiscono in particolare i musulmani coinvolti nel commercio e nel consumo della carne bovina. Ma poche ore dopo la presa di posizione di Modi, in Jharkhand un altro musulmano è stato trascinato fuori dalla sua macchina per il sospetto di trasporto illegale di bovini e percosso in pubblico (vedi video al termine dell’articolo). Trasportato d’urgenza in ospedale, i medici non hanno potuto far altro che dichiararne il decesso. Ad AsiaNews Ram Puniyani, presidente del Centre for Study and Secularism di Mumbai, afferma che le dichiarazioni del premier sono “solo un’adesione di facciata, mentre i suoi ministri rendono omaggio agli aggressori coinvolti nel linciaggio. Egli ha parlato in ritardo e solo per rispondere alle proteste in tutta la nazione”.

L’attivista si riferisce alla campagna “#NotInMyName” lanciata in una quindicina di città indiane (oltre ad alcune capitali straniere come Londra). Il giorno prima del discorso di Modi, il 28 giugno, migliaia di persone sono scese in strada per ribadire la propria opposizione al diffuso clima di intolleranza religiosa che sta scuotendo il Paese. I manifestanti hanno denunciato la lunga serie di omicidi – con chiara motivazione confessionale – perpetrati da estremisti indù, sempre più fomentati da politiche che sostengono l’Hindutva a danno delle minoranze.

Una di queste politiche è il bando delle carne di manzo in tutto il territorio dell’Unione. Ufficialmente, l’iniziativa vuole tutelare l’animale sacro per l’induismo; ufficiosamente, essa è una mossa del governo per “terrorizzare” le minoranze e “dividere la società lungo linee confessionali”, privando musulmani e cristiani della loro principale fonte di reddito e nutrimento. Tra l’altro al vaglio del Parlamento vi è una proposta di legge che prevede la pena di morte in caso di uccisione dei bovini.

I manifestanti ritengono che le violenze abbiano subito un incremento da quando al potere si è insediato il Bharatiya Janata Party (Bjp) di Modi. Le loro denunce sono confermate dal primo studio completo sull’argomento pubblicato da IndiaSpend il 27 giugno. Secondo il rapporto del centro d’analisi, che prende in esame il periodo 2010-2017, il 96,8% degli attacchi contro i musulmani (61 su 63 episodi totali) è avvenuto sotto il governo di Modi, cioè dal maggio 2014. Inoltre la metà degli attacchi (32 su 63) è avvenuta negli Stati governati dal Bjp. Gli esperti evidenziano che l’obiettivo principale degli estremisti (il 51%) erano i musulmani e che proprio la comunità islamica ha pagato il prezzo maggiore in termini di vite umane: su 28 indiani uccisi, 24 erano musulmani, cioè l’86%. Lo studio riporta che le aggressioni hanno fatto anche 124 feriti e che più della metà (52%) sono state spinte dal semplice sospetto di trasporto di bovini.

Puniyani conferma i dati dello studio e riferisce che da “quando Modi ha preso il potere, le truppe dell’Rss [Rashtriya Swayamsevak Sangh, gruppo paramilitare indù – ndr] hanno preso coraggio. Ora un loro uomo è il primo ministro e così possono mettere in pratica l’agenda anti-minoranze. Essi sanno che non saranno puniti per i loro gesti. Hanno inasprito le leggi sui bovini e ne hanno fatto una grande questione. Il risultato è che i loro soldati hanno le mani libere per attaccare le minoranze e i dalit”. I nazionalisti, conclude, “hanno eretto centinaia di squadroni in nome delle vacche che sbandierano le loro fasce color zafferano e assumono la legge nelle proprie mani. Essi agiscono sotto la protezione (tacita o manifesta) dello Stato e del partito di governo e aumentano l’insicurezza dei dalit e delle minoranze religiose”.

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