19/08/2022, 08.28
TURKMENISTAN
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Imprenditori turkmeni al presidente: basta corruzione e familismo

di Vladimir Rozanskij

In una lettera aperta a Serdar Berdymuhamedov pubblicata dalla stampa locale i rappresentanti dell'industria e del commercio denunciano un clima insostenibile. "Solo i parenti prossimi della vostra famiglia possono lavorare liberamente". Il cambio del manat è bloccato dal 2018. Nel mirino anche le imposte per sostenere manifestazioni e feste di Stato.   

Ashgabat (AsiaNews) - In un accorato appello al presidente Serdar Berdymuhamedov, gli imprenditori del Turkmenistan si lamentano della burocrazia, della corruzione e del sistema di tangenti che impedisce il normale svolgimento delle attività commerciali. Il documento è stato trasmesso anche alla redazione delle “Cronache del Turkmenistan”, con la preghiera di dargli la massima diffusione.

I rappresentanti del mondo dell’industria e del commercio raccontano del clima insostenibile di ostacoli dovuti in buona parte al familismo e alle relazioni preferenziali, a cui la stessa famiglia presidenziale è tutt’altro che estranea, avendo di fatto accaparrato gli affari più redditizi del Paese. Anzitutto si chiede quindi la possibilità di rivolgersi direttamente alla massima autorità senza dover passare dai mille filtri che impediscono il rapporto diretto tra il presidente e le varie espressioni della società turkmena.

Si comprende che “come il popolo sa, a Lei come nuovo presidente è toccato il grave compito di dirigere un Paese tutt’altro che facile, con i suoi grandi problemi economici”, senza escludere la pandemia, che per quanto venga negata a livello ufficiale all’interno, “ha comportato comunque un danno al Paese per le limitazioni in tutto il mondo”. Già prima del Covid, osservano gli imprenditori, “il business da noi era crollato a causa della super-corruzione dei funzionari pubblici”, e nel periodo delle chiusure pandemiche sono state imposte limitazioni di ogni genere.

In questa fase così difficile “solo pochi eletti, cioè i parenti prossimi (i cosiddetti plemjanniki o “nipoti”) del vostro padre [l’ex-presidente Gurbanguly] potevano lavorare liberamente, vendendo quasi tutti i prodotti d’esportazione oltre frontiera attraverso compagnie di comodo”. Il nepotismo ha di fatto spogliato moltissimi “onesti uomini d’affari”, e l’arbitrio della casta di potere “è impossibile da misurare” per la sua estensione. Vengono fatti anche i nomi dei “nipoti-padrini”: “Shamirat, Khakymirat e il loro padre Annanazar Rezhepovy si sentono i monarchi del Paese, e possiedono incredibili capitali all’estero”.

Per le materie prime necessarie alla produzione si chiedono enormi tangenti, oppure si è costretti a mettersi al servizio dei plemjanniki, come nel complesso chimico industriale di Kijanlinsk, dove si producono i vari tipi di polimeri, totalmente sotto il controllo della casta. Lo stesso discorso riguarda la Borsa Commerciale dei Materiali del Turkmenistan, dove si trattano gli articoli da esportazione, e anche varie dimensioni del commercio interno al Paese. Eppure le compagnie private che fanno uso dei polimeri “hanno molti lavoratori da mantenere, per non parlare delle tasse e dei servizi pubblici da pagare ogni mese”.

Si lamentano anche le pressioni da parte degli organismi di potere e delle forze dell’ordine (ministero degli interni, servizi di sicurezza, procure e tribunali) che “non perdono le loro occasioni, usando i poteri a loro affidati, per creare nuove barriere e arraffare bustarelle e percentuali sugli affari”. Gli imprenditori però ricordano che “l’iniziativa privata, come mostra l’esperienza dei Paesi più evoluti, è il vero fondamento dell’economia, mentre da noi sembra che si faccia di tutto per affossarla”.

Un altro problema segnalato è il cambio del manat, la moneta locale, che rispetto alle altre valute mondiali “si è bloccato completamente nel 2018, e oggi tutti fanno i calcoli in base al cambio nero delle valute”. Si propone di accettare le regole dell’economia di mercato, lasciando fluttuare la valuta in modo trasparente, sia in salita che in discesa. Anche le banche dovrebbero collaborare, concedendo i crediti attualmente vietati e permettendo l’uso dei contanti entro i giusti limiti, mentre attualmente anche i bancomat sono di fatto inattivi. A causa dell’impossibilità di cambiare i soldi, anche gli studenti turkmeni all’estero sono impossibilitati a pagare gli studi, nonostante tutti gli sforzi delle famiglie, e di fatto rimangono profughi all’estero, essendo bloccate anche le scadenze dei passaporti, a meno che non riescano a dare la mancia alla persona giusta.

In questo contesto appaiono particolarmente odiosi i charelier, le imposte aggiuntive richieste per sostenere le grandi manifestazioni e feste di Stato a cui sono tenuti a contribuire e partecipare tutti gli studenti e i funzionari statali, ma anche i dipendenti delle ditte private, “per fare un piacere a Voi e alla Vostra famiglia”, scrivono i firmatari dell’appello, “e per evitare insopportabili ritorsioni nei confronti delle nostre attività”.

Alle ditte private non è permesso disporre di più di due autovetture (non molto tempo fa erano del tutto proibite), che alle donne è proibito guidare, mentre per il Paese sfrecciano in continuazione le auto dei potenti, le uniche che possono usare i colori scuri, e con i vetri oscurati. Di oscurato, per la gran parte della popolazione, c’è solo la connessione internet; gli imprenditori chiedono al presidente “custode della Patria” di fare finalmente un po' di luce.

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