22/06/2021, 08.51
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Iran, Raisi: sì all’accordo nucleare, no all’incontro con Biden

Il neo-presidente eletto sostiene i colloqui di Vienna ed è favorevole al pieno reintegro del Jcpoa. Ma esclude un faccia a faccia con l’omologo Usa anche in caso di cancellazione completa delle sanzioni. Egli conferma che “attività regionali e programma missilistico balistico” non sono negoziabili. 

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il neo-presidente iraniano Ebrahim Raisi sostiene i colloqui fra Teheran e le sei potenze mondiali - compresi i negoziati indiretti con gli Stati Uniti - per ripristinare l’accordo nucleare (Jcpoa) del 2015, sconfessato tre anni più tardi dal leader Usa Donald Trump. Egli esclude però con forza un possibile faccia a faccia con l’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden, anche nel caso in cui Washington dovesse rimuovere tutte le sanzioni alla Repubblica islamica. 

Nella prima conferenza stampa seguita all’elezione, tenuta ieri pomeriggio, Raisi ha affermato che uno degli obiettivi della politica estera è migliorare i rapporti con le nazioni arabe del Golfo. Egli ha poi invocato la fine immediata delle operazioni militari dell’Arabia Saudita nel vicino Yemen. Il 60enne leader ultraconservatore, che prenderà il posto del moderato Hassan Rouhani il prossimo 3 agosto, vede nell’accordo nucleare un “interesse nazionale”. 

La Casa Bianca ha dichiarato che non sono previsti al momento incontri con il prossimo presidente iraniano e che, in realtà, il vero “decision maker” a Teheran è la guida suprema Ali Khamenei, sminuendo il ruolo di Raisi. 

Il neo presidente è una delle molte entità - fra privati e imprese - oggetto delle sanzioni Usa per il suo coinvolgimento negli omicidi extragiudiziali di migliaia di prigionieri politici iraniani nel 1988. Interpellato sull’argomento, Raisi ha risposto che un giudice deve essere “elogiato” quando “difende” la “sicurezza del proprio popolo”. Rilanciando la posizione di Khamenei, il futuro presidente ha confermato che “le attività regionali e il programma missilistico balistico” della Repubblica islamica, che tanto preoccupano le potenze rivali del Medio oriente, in primis Riyadh, “non sono negoziabili”.

Nell’ultimo biennio Teheran ha violato in maniera progressiva i termini del patto, allentando le restrizioni sulle attività nucleari. I primi passi in questa direzione risalgono al 2019, in risposta al ritiro nel maggio 2018 da parte di Trump dal Jcpoa e alla reintroduzione delle più dure sanzioni della storia, determinando un crollo dell’economia iraniana. L’accordo temporaneo scade il 24 giugno, ma le diplomazie internazionali mostrano un cauto ottimismo. 

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