06/07/2011, 00.00
IRAN
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Iran: è giallo sulla sorte del pastore condannato a morte per apostasia

La Corte suprema avrebbe annullato la sentenza, ponendo però la condizione del ritorno all’islam del leader evangelico. La condanna per apostasia, non prevista dal Codice di leggi iraniano, sarebbe di origine politica.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – E’ giallo sulla cancellazione della condanna a morte di un pastore iraniano, Youcef Nadarkhani, convrtito al cristianesimo, annunciata nei giorni scorsi. Fonti cristiane in Iran hanno precisato infatti che la Corte suprema avrebbe annullato la condanna del leader evangelico, chiedendo però come precondizione il suo ritorno all’islam. E non c’è ancora una conferma scritta della decisione della Suprema corte di accogliere l’appello del pastore contro la condanna a morte per apostasia.

La situazione è complicata dal fatto che il legale di Youcef Nadarkhani, l’avvocato Moahammad Ali Dadkhah dovrebbe ricevere la comunicazione scritta della sentenza in questi giorni. Ma Dadkhah, che è uno dei fondatori del Centro di difesa dei diritti umani insieme con il premio Nobel Shirin Ebadi si trova in una posizione legale difficile. Il 3 luglio un tribunale di Teheran lo ha condannato a nove anni di prigione, e a 10 anni di bando dalla professione e dall’insegnamento all’università, “per azioni e propaganda contrarie al regime islamico”. Dadkhah ha 20 giorni per fare appello, ma si teme che possa essere arrestato nei prossimi giorni.

La legge civile iraniana non prevede il reato di apostasia, anche se da tempo si discute per varare una legge sul tema. Nel caso del pastore Nadarkhani, che è stato descritto come “falsato” e “extragiudiziale”, sembra che ci sia stata una pressione politica sui magistrati, che si sarebbero divisi sulla condanna. La corte avrebbe fatto uso dell’art. 167 della Costituzione iraniana, che stabilisce che se i giudicanti non trovano le basi per una decisione nella legge civile devono “citare fonti islamiche attendibili o una fatwa valida da cui hanno tratto giudizio così da emanare un verdetto”.

Il pastore Youcef Nadarkhani, membro della Chiesa d’Iran, è stato arrestato il 13 ottobre 2009 nella città di Rasht mentre cercava di registrar legalmente la sua chiesa. Si pensa che il suo arresto sia stato causato dalla sua posizione, critica del monopolio islamico nell’istruzione religiosa dei bambini in Iran. Inizialmente è stato accusato di proteste; ma in seguito le accuse sono state cambiate in quella di apostasia e di evangelizzazione di musulmani.

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