29/11/2019, 08.50
IRAQ
Invia ad un amico

Iraq, giornata di sangue dopo l’incendio del consolato iraniano: almeno 45 vittime

Circa 29 morti a Nassiriya, quattro vittime a Baghdad e 12 a Najaf, città santa sciita. A Nassiriya migliaia di persone sfidano il coprifuoco per rendere omaggio ai morti. Forze paramilitari pronte a sventare attacchi alle cariche religiose sciite. I manifestanti intendono continuare nella lotta.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 45 morti il bilancio aggiornato della violenta repressione attuata ieri in tutto il Paese dalla polizia e dalle forze di sicurezza, in risposta all’assalto del consolato iraniano a Najaf dato alle fiamme dai manifestanti. Negli scontri a Najaf si contano 12 vittime; a questi si aggiungono i 29 morti - decine i feriti - nella città portuale meridionale di Nassiriya, dove le truppe hanno aperto il fuoco sui dimostranti che avevano bloccato due ponti strategici. Quattro i decessi a Baghdad.

In Iraq non si arresta l’escalation di violenze legate alle manifestazioni anti-governative che, dal primo ottobre, scuotono il Paese e represse con forza crescente da polizia e reparti della sicurezza.

A Nassiriya migliaia di persone, sfidando il coprifuoco, sono scese in piazza per rendere omaggio alle vittime delle violenze di queste ultime ore. Secondo analisti ed esperti il punto di svolta della crisi potrebbe essere l’assalto alla rappresentanza diplomatica di Teheran, potenza che sostiene l’attuale governo accusato dalla popolazione di corruzione e incapacità, con le immagini del consolato in fiamme e ridotto in rovina. 

Nella notte Teheran ha chiuso il punto di frontiera di Mehran. Intanto il comandante delle Forze di mobilitazione popolare (Pmf), gruppo paramilitare irakeno vicino all’Iran, afferma che le violenze a Najaf sono un tentativo di attacco al clero sciita che risiede in città. Le milizie sono pronte all’uso della forza contro chiunque intenda minaccia la massima carica locale, il grande ayatollah Ali a-Sistani, e gli altri religiosi di primo piano. “Taglieremo le mani - attacca Abu Mahdi al-Muhandis - a chiunque cercherà di avvicinarsi ad al-Sistani”. 

In queste ore è intervenuto anche il leader populista Moqtada al-Sadr chiedendo le dimissioni in blocco dell’esecutivo. Egli non risparmia critiche anche a quanti hanno incendiato il consolato iraniano, che con il loro gesto rischiano di provocare una durissima repressione delle autorità. Tuttavia, fra i manifestanti a Najaf non si registrano passi indietro: per Ali, uno di quelli che hanno partecipato alla protesta, il rogo è un “gesto coraggioso e una reazione del popolo irakeno. Non vogliamo gli iraniani”. “Ci saranno vendette - aggiunge - dall’Iran, sono sicuro. Sono qui e le forze di sicurezza sono pronte a spararci addosso”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Proteste anti-governative: otto morti nel sud, in fiamme il consolato iraniano a Najaf
28/11/2019 08:58
Baghdad, manifestanti in piazza ‘fino alla caduta del regime’
04/11/2019 11:32
Iraq, sei vittime nei nuovi scontri fra polizia e manifestanti anti-governativi
21/01/2020 08:55
Card Sako: la fratellanza umana linea guida per un nuovo Iraq, unito e plurale
13/12/2019 09:59
Patriarca caldeo: Il futuro dei cristiani irakeni passa dalla piana di Ninive
09/12/2019 09:44


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”