22/03/2022, 13.37
PAKISTAN
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Islamabad: opposizione chiede voto di sfiducia, Imran Khan in bilico

Il voto atteso nei prossimi giorni. Alcuni parlamentari hanno abbandonato il partito del premier ex giocatore di cricket. I critici lo accusano di aver ceduto la sovranità finanziaria al Fondo monetario internazionale. 

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Il governo di Imran Khan è in bilico: il 25 marzo (ma la data non è ancora definitiva) il Parlamento del Pakistan si riunirà per la votazione della mozione di sfiducia presentata contro il premier ex giocatore di cricket da un’alleanza di gruppi dell’opposizione, radunati sotto la bandiera del Movimento democratico del Pakistan (Pdm). La lega musulmana del Pakistan (Pml-N) e il Partito popolare pakistan (Ppp) - i partiti dei due ex capi di governo Nawaz Sharif e Benazir Bhutto - incolpano l’attuale primo ministro Khan della pessima situazione economica del Paese e lo accusano di condurre una insoddisfacente politica estera. 

Il Pdm comprende tuttavia anche altri partiti, tra cui l’Awami National Party e la Jamiat Ulema-e-Islam, e ora anche membri dello stesso partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti): diversi parlamentari nei giorni scorsi hanno infatti abbandonato la coalizione di governo per schierarsi con l'opposizione. Inutili sembrano essere stati gli appelli del premier di "perdonare" i defezionisti "come un padre" fa con i propri figli.

All'esecutivo servono almeno 172 voti nell’Assemblea nazionale (la camera bassa). Tolti quanti hanno abbandonato la coalizione, il Pti ne conta ora 155, troppo pochi rispetto agli oltre 160 dell’opposizione, a cui potrebbero aggiungersene altri durante il voto di sfiducia. Dall'indipendenza nel 1947 nessun premier pakistano ha portato a termine il proprio mandato, della durata di cinque anni. Le prossime elezioni sarebbero previste nel 2023.

Il Pml-N e il Ppp avevano presentato la mozione di sfiducia a inizio mese e la votazione si sarebbe dovuta tenere tra ieri e oggi, ma il presidente dell’Assemblea nazionale Asad Qaiser l’ha posticipata per l’inizio (oggi) del 48.mo Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica a Islamabad.

Human Rights Watch ha comunicato di temere lo scoppio di disordini nel Paese: sia il Pti sia l'opposizione hanno organizzato delle manifestazioni nei prossimi giorni. La settimana scorsa diversi sostenitori del Pti sono entrati con la forza nella Sindh House, l’ufficio dell’amministrazione provinciale nella capitale, in cui si erano barricati i parlamentari dissidenti. I manifestanti hanno abbattuto il cancello di ingresso e urlato slogan contro quelli che hanno definito “voltagabbana”. La polizia ha arrestato una decina di persone e l’opposizione ha parlato di un “atto terroristico” da parte del governo.

Secondo alcuni analisti a Imran Khan sarebbe venuto meno l’appoggio dell’esercito e dei potenti servizi segreti del Pakistan, che ne avevano favorito l’ascesa nel 2018. In ogni caso il disastro era annunciato da tempo: a settembre il Pti aveva perso alle elezioni locali nelle aree in cui risiedono le forze armate. Risultato poi replicato a dicembre alle elezioni nel Khyber-Pakhtunkhwa, la provincia al confine con l’Afghanistan e di cui il Pti aveva il controllo dal 2013.

I critici accusano Imran Khan di aver ceduto la sovranità finanziaria del Pakistan al Fondo monetario internazionale (Fmi), a cui Islamabad ha finora chiesto in prestito 40 miliardi di dollari, mentre l’inflazione e i prezzi dei beni di prima necessità continuano a salire. A inizio anno il prezzo della benzina era il più alto mai registrato nella storia del Paese e l'inflazione al 13%. Se alcuni ammettono che Khan abbia ereditato un’economia già in crisi, il suo governo ha tuttavia sprecato l’opportunità data dalla pandemia e dalla concomitante crescita dei prezzi dell’energia per varare riforme strutturali: mentre il Fmi chiedeva di aumentare le tasse, il governo ha preferito inseguire politiche populiste come l’abbassamento dei prezzi del petrolio. Nel frattempo l’inflazione è cresciuta del 20% e, avvertono gli esperti, le condizioni del Fmi per un nuovo salvataggio rischiano di essere ancora più stringenti.

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