15/02/2012, 00.00
INDONESIA
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Jakarta, attivisti e società civile in piazza contro i radicali islamici Fpi

di Mathias Hariyadi
Dopo la protesta "senza precedenti" dei Dayak nel Borneo, ieri è stata la volta della capitale. La manifestazione ha ottenuto l'avallo del presidente Yudhoyono, che invita la polizia a garantire il rispetto della legge e tutelare il diritto a manifestare in modo pacifico. Attivista indonesiana: vogliamo "una nazione senza violenze".

Jakarta (AsiaNews) - Ispirate dalla protesta "eccezionale" e "senza precedenti" lanciata dai tribali Dayak a Palangkaraya, nel Borneo, lo scorso fine settimana (cfr. AsiaNews 14/02/2012 Borneo: protesta "senza precedenti", i Dayak fermano i radicali islamici), molte associazioni e gruppi a difesa dei diritti umani indonesiani hanno trovato la forza e il coraggio di ribellarsi alle frange estremiste islamiche. Per questo ieri a Jakarta decine di giovani hanno indetto una manifestazione di piazza di fronte all'Hotel's Rotunda, nella capitale, chiedendo al governo e ai vertici istituzionali di mettere al bando dal Paese il Fronte di difesa islamico (Fpi) per gli atti di violenza compiuti e la pessima reputazione costruita negli anni. Le manifestazioni hanno registrato l'avallo di Susilo Bambang Yudhoyono: secondo il portavoce Julian Aldrin Pasha, il presidente avrebbe affermato che "va bene, perché si sono impegnati a promuovere proteste pacifiche, in ottemperanza alle norme di legge".

Analisti ed esperti della stampa spiegano che l'impegno le parole di Yudhoyono sono un invito alle forze dell'ordine, chiamate a proteggere i manifestanti da possibili "vendette" del gruppo estremista. Al tempo stesso il presidente si rivolge ai membri del Fpi, chiarendo che non saranno tollerati episodi di violenza. Infatti, nel giugno 2008 decine di attivisti sono stati oggetto di un assalto da parte di simpatizzanti ed esponenti del Fronte di difesa islamico, mentre manifestavano in modo pacifico nei pressi del Monumento nazionale (Tugu Monas) a difesa dei diritti degli Ahmadi.

Timur Pradopo, capo della polizia indonesiana, ha curato di persona la sicurezza nella manifestazione di ieri a Jakarta, definendola "parte della libertà di espressione" che va garantita a tutti i cittadini. Tuttavia, egli invita i dimostranti a "rispettare la legge", quando si tratta di eventi "in luoghi pubblici". Al termine della giornata le forze dell'ordine avrebbero fermato due manifestanti, ma non è chiaro al momento se siano stati arrestati o solo interrogati e rilasciati in un secondo momento.

Durante la manifestazione di piazza Vivi Widyawati, coordinatrice della protesta anti-islamista, ha sottolineato che la scelta di manifestare è un modo per "rafforzare la speranza fra la maggioranza dei cittadini indonesiani" e per dar vita a "una nazione senza violenze". La donna chiarisce che il gruppo non ha timori di possibili attacchi: "Non ci faremo distrarre da atti intimidatori - chiarisce - e continueremo con il metodo di lotta non-violenta".

Il Fronte di difesa islamico vuole l'introduzione della Shariah, la legge islamica in Indonesia, ed è sospettata di connivenze con le forze dell'ordine, in occasione di raid e assalti. Il gruppo è accusato di usare la violenza per introdurre i valori islamici nel Paese musulmano più popoloso al mondo, con oltre 240 milioni di persone. In passato l'Fpi ha lanciato una serie di attacchi a partire dal 2000, che hanno colpito fra gli altri l'ambasciata degli Stati Uniti e bar, nightclub e circoli privati, soprattutto un occasione del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera.  

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