02/12/2015, 00.00
INDONESIA
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Jakarta “potrebbe fermare le discriminazioni religiose. Ma non vuole”

Il governo centrale potrebbe revocare le leggi regionali che violano la libertà religiosa, ma “chiude un occhio” su questi casi. Secondo i dati del Setara Institue, ci sono 57 leggi in Indonesia che ledono i diritti delle minoranze. Coordinatore della Commissione per i diritti umani: “Le amministrazioni locali sono i peggiori persecutori della libertà religiosa, e Jakarta si mostra debole”.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Il governo indonesiano continua ad ignorare le discriminazioni e le violenze religiose a danno delle minoranze. È l’accusa rivolta da Jayadi Damanik, coordinatore dell’ufficio per la religione e la fede della Commissione nazionale per i diritti umani (Komnas Ham), secondo il quale il governo “chiude un occhio” sui casi di abusi sulle minoranze religiose e non fa nulla per revocare le leggi dei governi locali che discriminano.

Secondo l’attivista è il governo centrale, secondo Costituzione, che si deve occupare delle leggi sulla libertà religiosa, non i governi locali: “Le amministrazioni locali – dice Damanik – sono i peggiori violatori della libertà religiosa; esse tendono a lavorare per i loro obiettivi e per i loro interessi politici. L’esistenza di queste leggi discriminatorie mostra la debolezza del governo centrale nell’amministrare e nel monitorare i governi subordinati”.

Secondo i dati del Setara Institute, che si occupa di diritti umani, ci sono 57 leggi in Indonesia che discriminano le minoranze religiose e mettono in pericolo il pluralismo del Paese. Per esempio, a Bogor, nel West Java, lo scorso ottobre il sindaco ha promulgato una circolare in cui vietava alla comunità sciita della città di festeggiare la festa dell’ashura.

Uno dei casi più eclatanti di violazione della libertà religiosa è quello che riguarda la GKI Yasmin Church di Bogor, la cui costruzione è stata bloccata dall’amministrazione locale nel 2008, in risposta alle proteste islamiche, anche se i cristiani avevano ricevuto il permesso di costruzione (Imb). Lo scorso ottobre, ad Aceh, un gruppo di musulmani ha attaccato bruciato due chiese cristiane perché ritenute sprovviste di permesso di costruzione. Secondo Jayadi Damanik, il governo potrebbe bloccare tutti queste violazioni, ma “ritiene sempre che questi casi siano sotto l’autorità locale, per cui chiude un occhio sull’intolleranza religiosa”.

Choirul Anam, direttore dello Huma Right Working Group (Hrwg), sostiene che l’iter legislativo per ottenere il permesso di costruzione di luoghi di culto discrimini in modo indiretto le minoranze. Al momento, per essere approvato ogni progetto di chiesa deve avere la firma di almeno 99 fedeli e deve essere sostenuto da almeno 60 firmatari residenti nell’area, approvati dal capo villaggio.

La settimana scorsa, il ministro dell’Interno indonesiano ha fatto sapere che, a seguito degli episodi di violenza, il governo sta pensando di riformare la legge sull’Imb: “È mia opinione personale – ha aggiunto – che la parte riguardante la raccolta firme va ridotta di numero, se non addirittura eliminata”.

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