19/09/2022, 13.30
INDIA
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Karnataka, la Camera alta approva la più dura delle leggi anti-conversioni

di Nirmala Carvalho

Già varata in dicembre dall'Assemblea legislativa, prevede che chiunque possa denunciare una conversione forzata e che l'onere della prova della buona fede dell'adesione religiosa stia a chi si difende. Conversioni possibili solo con un lungo iter burocratico e a patto che nessuno sollevi obiezioni. La Chiesa cattolica del Karnataka: "Provvedimento amaro, brutale e lesivo: lo impugneremo nella sua totalità".

Bengaluru (AsiaNews) – Nello Stato indiano del Karnataka la controversa legge anti-conversione è stata approvata il 16 settembre dalla Camera alta del parlamento locale, nonostante il voto contrario delle maggiori forze d’opposizione al governo guidato dai nazionalisti indù del Bjp, il partito del premier Nardnra Modi. L'opposizione ha sostenuto che tale legge violerebbe la libertà di religione sancita dalla Costituzione. Il governo sostiene invece che la legge proteggerà le persone solo dalle conversioni forzate, che a suo dire starebbero diventando sempre più frequenti.  

Il Protection of Right to Freedom of Religion Bill 2021 - noto appunto come disegno di legge anti-conversione - era già stato approvato dall'Assemblea legislativa del Karnataka nel dicembre scorso. Nel frattempo il governo locale aveva emanato “d’urgenza” un ordine esecutivo per fermare le conversioni forzate.

Parlando ad AsiaNews, Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (GCIC), che ha sede proprio a Banglore, commenta ad AsiaNews: “La legge anti conversione del Karnataka, in vigore già da maggio con effetto retroattivo, contiene clausole draconiane per terrorizzare i cristiani in Karnataka. Non solo la persona coinvolta, ma anche i suoi genitori, i fratelli o sorelle, qualsiasi altra persona legata da vincoli di sangue o anche solo collegata, può presentare una denuncia di conversione forzata, lasciando così spazio per molestare chiunque senza motivo o ragione. E la pena prevista è peggiore di quella di un assassino: reclusione per un periodo di tre anni, estendibile fino a cinque, con una multa di 25mila rupie. E in caso di conversione di un minore, di una donna o di una persona appartenente alle caste svantaggiate la pena può salire anche fino a 10 anni”.

Anche la procedura richiesta per esercitare il diritto a cambiare religione (sancito dalla Costituzione indiana) è chiaramente vessatoria. “Sia l’interessato sia il ministro di culto che accoglie la conversione devono notificarla con un apposito modulo almeno 30 giorni prima al Magistrato distrettuale che ne darà notizia su una bacheca, chiedendo eventuali obiezioni. E anche una volta avvenuta la conversione l’interessato dovrà compilare un nuovo modulo ed entro 21 giorni verrà convocato per accertare la sua identità e confermare il contenuto della dichiarazione”.

Infine - sottolinea ancora Sajan K. George – in caso di accuse di conversione forzata “l'onere della prova che se sia stata effettuata o meno con false dichiarazioni, uso della forza, influenza indebita, coercizione, promesse allettanti o con qualsiasi mezzo fraudolento, non spetta a chi accusa una persona ma a chi ha causato la conversione o l’ha favorita”.

L’approvazione di una norma di questo tenore anche da parte della Camera alta del Karnataka è stata accolta con sconcerto dalle comunità cristiane locali. “Il contenuto della legge - recita una nota diffusa dalla Chiesa cattolica del Karnataka - rimane amaro, brutale e lesivo nella sua natura. L'arcivescovo metropolita Peter Machado, i vescovi del Karnataka e tutti i leader cristiani e altri che sostengono il tessuto non confessionale della nostra società democratica si adopereranno per presentare un ricorso legale e contestare questa legge nella sua totalità. Dal momento che la nostra forte obiezione è già all’esame della Corte Suprema indiana e all'Alta Corte del Karnataka, ci asteniamo da ogni ulteriore commento”.

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