05/06/2015, 00.00
KYRGYZSTAN
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Kyrgyzstan: le Ong “sono agenti stranieri”, al via controlli e perquisizioni

Il Parlamento ha approvato il disegno di legge sulle Ong come “agenti stranieri: la legge è passata con 83 voti a favore e 23 contrari. Se le Ong “istigano i cittadini contro il governo”, rischiano tre anni di reclusione. L’appello delle istituzioni internazionali. La legge kyrgyza ricalca quella russa del 2012.

Bishkek (AsiaNews) - Dopo uno stallo durato due anni e numerosi appelli da parte di organismi internazionali che ne chiedevano la revisione, ieri il Parlamento del Kyrgyzstan ha approvato a larga maggioranza la proposta di legge che bolla le Ong e i gruppi attivisti finanziati dall’estero come “agenti stranieri”. La legge è passata in prima battuta con 83 voti a favore e 23 contrari. Mancano altre due votazioni, prima della firma ufficiale da parte del presidente Almazbek Atambayev, che si è già espresso a favore della proposta.

Come ha denunciato la settimana scorsa l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, la legge potrebbe avere effetti disastrosi sulle attività in difesa dei diritti umani svolte dalle organizzazioni non governative. La proposta impone ai gruppi non commerciali che svolgono “attività politiche” in Kyrgyzstan e sono finanziate da fuori confine di registrarsi come “agenti stranieri”, senza però specificare cosa si intenda con attività politiche.

La legge porterebbe ad un inasprimento dei controlli su Ong e gruppi attivisti e darebbe al Ministero della giustizia “il potere di inviare propri rappresentanti a controllare le attività interne dell’organizzazione e i documenti e stabilire se essa si attiene agli obiettivi per cui è stata creata”. In caso contrario, se una “Ong incita i cittadini ad astenersi dallo svolgimento dei doveri civici o commette altre azioni illegali”, i suoi membri possono essere puniti con pene fino a tre anni di reclusione.

L’avvocato Nurkamil Madaliev, co-promotore della legge, ha giustificato con questi termini l’ideazione della legge al sito EurasiaNet: “Non tutti i fondi che finanziano le attività delle Ong in Kyrgyzstan vogliono creare una situazione favorevole”. Egli sostiene che la sua proposta può “aiutare la nazione a proteggersi da due minacce: l’estremismo islamico basato sui ricchi Stati del Golfo e gli sforzi attuati da alcune associazioni occidentali che educano i giovani kyrgyzi al rispetto dei diritti dei gay e della salute riproduttiva”.

La legge approvata ieri in prima battuta dal Parlamento del Kyrgyzstan ricalca in maniera fedele quella approvata in Russia nel 2012. In quel caso anche la Chiesa ortodossa ha temuto per la propria sopravvivenza, dal momento che riceve soldi dalle diocesi e dai fedeli all’estero.

Gli attivisti di Human Rights Watch denunciano che la legge “è incompatibile con il diritto di libera espressione e associazione” [garantito dall’art. 20 della Dichiarazione Universale dei diritti umani dell’Onu del 1948 - ndr] e richiedono al Parlamento di respingere la proposta.

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