12/12/2006, 00.00
CINA
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L’inflazione dei prodotti alimentari minaccia centinaia di milioni di cinesi

Forte aumento del costo dei generi alimentari, mentre scende il prezzo di prodotti di consumo. Ne soffrono i poveri che, nella Cina del boom economico, sono privi di sostegno pubblico di fronte a una malattia, a un cattivo raccolto, a un licenziamento. Intanto uno studio ufficiale dice che il 90% dei nuovi milionari sono parenti di importanti funzionari pubblici.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – In Cina aumenta l’inflazione, spinta dal costo degli alimentari. Rischia di soffrirne soprattutto la parte povera della popolazione, che si immiserisce nonostante il boom economico. Intanto crescono i miliardari e molti sono figli di funzionari pubblici.

Secondo l’Ufficio nazionale di statistica l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dell’1,9% nel novembre 2006 rispetto a un anno prima, con uno +0,5% nel solo novembre, specie per l’aumento del costo del grano. Gli alimentari sono aumentati del 3,7% nell’anno: +6,2% l’olio per cucinare, +7,6% la carne, +11,7% le uova. Sono invece diminuiti generi di consumo, come gli articoli di telecomunicazione (-17,6%) e i trasporti (-2,4%). L’aumento del grano, poi, è stato contenuto grazie a un massiccio  intervento del governo che in Zhengzhou, Hefei e Heihe ha già posto sul mercato oltre 3 tonnellate delle riserve statali di grano.

Zhong Wei, professore di economia presso l’università Normale di Pechino, prevede ulteriori aumenti del prezzo del grano finché non  si allineerà con i prezzi degli altri prodotti.

I maggiori costi dei prodotti alimentari rischiano di colpire soprattutto le parte più povera della popolazione agricola, la cui situazione è peggiorata durante il boom economico, e che non possono competere con i prezzi pagati dalle industrie alimentari per accaparrarsi la materia prima. Secondo uno studio della Banca mondiale i redditi dei 100 milioni di cinesi più poveri sono scesi del 2,4% dal 2001 al 2003, anche se l’economia del Paese è cresciuta di circa il 10% annuo.

La Bm nota che lo sviluppo economico ha ridotto dal 2001 al 2004 i poveri (chi vive con meno di un dollaro Usa al giorno) dal 16 al 10%, ma ha anche accresciuto le ineguaglianze tra città e campagna e tra le diverse regioni. David Dollar, direttore della Bm per la Cina, osserva che “non tutti hanno beneficiato allo stesso modo della rapida crescita economica”. “Nei villaggi a soli 100 km. da Pechino non c’è un gran numero di poveri, ma in quasi ogni villaggio ci sono persone che vivono nella miseria.” Secondo la Bm lo sviluppo economico è avvenuto senza un’adeguata politica di sicurezza sociale, lasciando i cittadini più che mai vulnerabili a qualsiasi disgrazia o problema. Circa il 70% di chi già godeva di bassi redditi è caduto “in miseria a causa di un’improvvisa perdita delle fonti di reddito, conseguente a licenziamento, infortuni, malattie o perdita del raccolto”. Per cui conclude che “la popolazione non potrà uscire dalla povertà per la sola crescita economica” del Paese, ma occorre che il governo intervenga con un politica di “assistenza sanitaria e dibao (sicurezza sociale di base)” per le famiglie.

Intanto lo scorso mese una ricerca ha accertato che il 90% dei miliardari cinesi sono figli di importanti funzionari pubblici. Lo studio è stato condotto dall’Ufficio ricerche del Consiglio di Stato, dall’Accademia cinese di scienze sociali e dall’Ufficio ricerche della Scuola del Partito. Secondo i  risultati, pubblicati sul Singtao Daily di Hong Kong, circa 2.900 miliardari sono figli di importanti funzionari pubblici e il loro patrimonio totale ammonta a due trilioni di yuan.

Secondo la rivista cinese World Executive, dal rapporto risulta che nel marzo 2006 ci sono 27.310 persone che hanno oltre 50 milioni di yuan e 3.220 con più di 100 milioni. Di questi 3.220, 2.932 sono figli di funzionari e si trovano in Guandong (1.556), Zhejiang (462), Shanghai (225), Pechino (195), Jiangsu (172), Shandong (141), Fujian (92) e Liaoning (79). (PB)

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