03/02/2022, 08.56
RUSSIA-UCRAINA
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L’isteria bellica costa cara a Mosca e Kiev

di Vladimir Rozanskij

L’Ucraina ha perso 12 miliardi di dollari per la fuga di capitali. Da inizio anno la Borsa di Mosca ha visto un calo del 12%. Il pericolo inflazione. Il presidente ucraino chiede di non esagerare i toni. Gli Usa preparano sanzioni per Putin e i suoi accoliti.

Mosca (AsiaNews) – L’escalation di minacce e sanzioni dell’ultimo mese intorno a Russia e Ucraina sta già costando cara ad entrambi i Paesi. Le autorità di Kiev parlano in questi giorni di perdite per oltre 12 miliardi di dollari per la fuga di capitali. Gli indici della Borsa in Russia hanno perso dall’inizio dell’anno circa il 12%, pari a 8mila miliardi di rubli. Le due economie soffrono per il continuo aumento dell’inflazione, la svalutazione della moneta, i crolli sui mercati finanziari e la fuga degli stranieri dai titoli di Stato.

Entrambi si preparano a vivere il resto dell’anno nella perenne isteria pre-bellica, che potrebbe durare diversi mesi prima di risolversi in un senso o nell’altro. La Russia può vantare un basso debito pubblico, ampie riserve finanziarie e l’accesso alle fonti energetiche. L’Ucraina può invece usufruire dell’aiuto finanziario da parte dei Paesi occidentali, pena un crollo economico ancora più catastrofico di quello della Russia.

L’imminente inizio degli scontri bellici, pronosticato soprattutto dai media occidentali, spinge sempre più in alto i prezzi delle materie prime. Secondo il Bloomberg Commodity Spot Index, esso è cresciuto dello 0,9%, raggiungendo il suo massimo livello di 543,21 punti. Dall’inizio dell’anno ha avuto uno scatto dell’8,15%. L’indice considera 23 contratti future (differiti a una data futura) su fonti energetiche, metalli e agricoltura.

Le preoccupazioni maggiori sui mercati sono legate alla possibilità di interruzione delle forniture di gas russo in Europa. Le previsioni parlano di ulteriori crescite per i prodotti alimentari in tutto il mondo, mentre molte nazioni sono già in condizioni critiche. L’Ucraina e la Russia sono leader mondiali nel commercio di grano, mais e olio di girasole, con grandi esportazioni in Asia, Africa e Medio Oriente che sono particolarmente a rischio per l’acquisto di pane e carne. Anche il prezzo dei carburanti sembra destinato ad aumentare sempre più, col prezzo del petrolio che in caso di guerra potrebbe superare i 120 dollari al barile.

Tutti gli esperti sembrano concordi sulle funeste previsioni, da Bloomberg a JP Morgan fino al Fondo monetario internazionale. Eppure, neanche la crescita dei prezzi degli articoli classici di esportazione dovrebbe portare alcunché di buono ai due Paesi contendenti, che a causa dell’inflazione non vedono crescere i risparmi della popolazione, anzi sempre più provata da prezzi instabili. Lo stipendio medio dei russi è tre volte più alto di quello degli ucraini, ma non garantisce comunque un sostenibile livello di vita.

Gli appelli del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj a non esagerare i toni di fronte alla minaccia russa sono motivati anche dal tentativo di contenere i livelli della crisi. Secondo le sue recenti dichiarazioni, “sono i mezzi d’informazione che diffondono l’idea che la guerra sia già in corso, le truppe sono in movimento e la gente stia scappando. In realtà l’aumento delle truppe russe al confine era ampiamente previsto, non abbiamo bisogno di questo panico”.

Anche i russi sono disturbati dalla “retorica bellica”, come si è visto soprattutto nel “martedì nero” del 18 gennaio, quando l’indice della Borsa di Mosca è crollato del 6% in un colpo solo, perdendo tutti gli attivi dell’anno precedente. I miliardari russi si sono “impoveriti” per circa 18 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno; più di tutti ha perso il padrone della Novatek (la più grande produttrice di gas liquefatto) e della petrolchimica Sibur, Gennadij Timčenko con 2,5 miliardi di dollari in meno. Anche il suo co-padrone della Novatek, Leonid Mikhelson, l’uomo più ricco di Russia, ha avuto un ammanco di 1,7 miliardi di dollari, per non parlare di molti altri oligarchi in crisi.

Ora si attendono le mosse del Congresso Usa sulle sanzioni promesse contro il presidente Putin e i membri della sua famiglia, compresa la moglie non ufficiale, la campionessa olimpica di ginnastica Anna Kabaeva. Le misure minacciano altre 35 personalità della cerchia di potere del Cremlino, funzionari, imprenditori e uomini d’affari.

La guerra è davvero iniziata, ma più che le armi sono i soldi a segnare le vittime, e i conti sono comunque lontani da un bilancio finale.

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