23/07/2009, 00.00
CINA
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La “lotta quotidiana” per la terra, in Cina

Le autorità locali espropriano migliaia di contadini, togliendo loro casa e campi con indennizzi minimi. Dicono che vogliono favorire lo sviluppo economico del Paese. Ma i residenti denunciano che i funzionari spesso si intascano le somme all’indennizzo e che, persa la terra, non hanno di che vivere.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Prive di controlli effettivi, le autorità locali cacciano i contadini dalle loro terre, incuranti se li condannano a morire di fame. Ma gli agricoltori si oppongono in tutti i modi, in Henan, Zheijiang, Guangdong.

A Gushi (Henan) le autorità locali vogliono cacciare i contadini per costruire un cementificio. Ma i residenti protestano che l’agricoltura è il loro unico sostentamento e si dicono pronti a resistere. La settimana scorsa il capo del villaggio ha inviato una lettera ai residenti, offrendo un basso indennizzo. Le autorità minacciano che chi si oppone sarà cacciato senza ricevere nulla.

Wang Dengyou, residente del villaggio di Dongba, spiega all’agenzia Radio Free Asia che non venderanno mai la terra. Dice che “il governo ci ha offerto 12.500 yuan (circa 1.250 euro) per ogni mu di terra [circa 0,6 ettari]”, prezzo davvero basso. “Ma anche se l’indennizzo fosse più alto, se noi vendiamo, perderemo la nostra unica fonte di sostentamento”. Sono contadini e non sanno fare altro: finiti i pochi soldi ricevuti, non avrebbero da mangiare. Alcuni residenti denunciano che il governo della contea riceverà 20mila yuan per ogni mu e accusano le autorità di avere intascato la differenza.

I media notano che nell’Henan, regione povera e agricola, ci sono state numerose proteste per l’esproprio di terreni, da quando nel 2004 Guo Yongchang è diventato segretario provinciale del Partito comunista. Guo vuole attirare grandi investimenti nella regione, ma lo fa espropriando a basso prezzo le terre di poveri contadini, per offrirle per la costruzione di fabbriche, complessi industriali, centri commerciali e persino edifici pubblici.

In Cina, secondo dati ufficiali, nel 2008 ci sono state oltre 87mila proteste di massa per ragioni economiche. Tra queste sono frequenti le proteste dei contadini per difendere la terra dove abitano e che coltivano. I pochi soldi offerti per indennizzo non bastano per comprare un’altra abitazione e per vivere.

Nel villaggio Sisha (Zhejiang), la settimana scorsa i residenti hanno capito di essere stati espropriati solo quando hanno visto i bulldozer arrivare e iniziare a spianare le vicine colline Yanyushan. Il Comitato del villaggio ha ceduto le colline alla ditta Lide Co in segreto, per paura di proteste. Con i bulldozer sono arrivate decine di poliziotti, con bastoni e in tenuta antisommossa, insieme a un manipolo di picchiatori assoldati dalla ditta.

Nel villaggio di Nanwan (Gaungdong), il 7 luglio migliaia di persone hanno protestato davanti al municipio (nella foto) contro l’esproprio delle loro terre per costruire un allevamento di anguille. Il governo non ha inteso rispondere e i contadini hanno iniziato una protesta permanente: ogni notte, finito il lavoro nei campi, 6-7mila persone battono tamburi e suonano i gong e restano a vigilare intorno al villaggio.

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