11/03/2023, 10.18
SINGAPORE
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La ‘fuga di cervelli’ mina la crescita di Singapore

di Steve Suwannarat

La città-Stato vanta un passaporto fra i primi al mondo per “spendibilità” e si è affermata come centro finanziario e produttivo. Manager e professionisti sono fra i più preparati del continente asiatico. Ma le autorità sono preoccupate per l’esodo di “cervelli”, dilemma che va di pari pasdso con basso livello di nascite e rapporto con gli stranieri per forza lavoro. 

Singapore (AsiaNews) - L’influenza di Singapore va ben oltre i limiti ristretti del suo territorio o quelli, ben più ampi, a cui la destina il suo ruolo di grande centro finanziario, produttivo e del terziario avanzato. Questo si deve anche alla diaspora di manager e professionisti preparati in alcune delle migliori università dell’Asia, per un sistema educativo e d’impresa tra i più esigenti e funzionali, oltre che a un passaporto primo al mondo per prestigio e “spendibilità”.

Sono indicati ad esempio, tra gli altri, singaporeani che hanno acquistato ruoli di leadership all’estero, come il Ceo di Tik Tok, Shou Zi Chew e quello della PepsiCo, Tan Wern Yuen.

Le autorità sono tuttavia preoccupate per la fuga di cervelli dalla città-Stato che vive il paradosso di perdere un gran numero di professionisti di alto livello, oltre che di giovani neo-laureati, a favore di multinazionali o di aziende fuori dai confini, mentre fatica a soddisfare le proprie necessità di impieghi qualificati.

Un dilemma che va di pari passo con quello del complicato rapporto tra forza lavoro locale e straniera e con il basso livello delle nascite, un “piaga” che per l’indaffarata repubblica viene da lontano e che finora nessun intervento ufficiale è riuscito a recuperare, costringendo ancor più a ricorrere a immigrati di molte nazionalità.

In molti tuttavia oggi si chiedono come sia possibile che  una realtà che da sempre importa talenti stranieri, veda crescere anche la loro esportazione. Non sfugge infatti che lo scorso anno, il numero di coloro che si sono proposti per studio o impiego all’estero è cresciuto del 72% rispetto al 2020 (nel 2019 erano circa 215mila su 341mila espatriati complessivi).

Una risposta, per quanto parziale, è arrivata dall’ultima ricerca sui Leader asiatici globali (Global Asian Leaders), che ha evidenziato i tratti che accomunano sempre più le leadership emergenti di Singapore e quelle globali. Condivisi e ricercati sono infatti i benefici di una esposizione prolungata a un ambiente straniero, sia attraverso programmi pubblici, sia privati che ampliano le conoscenze ma ancor più portano a condividere stili di lavoro e approcci ai problemi diversi da quelli abituali nella città-Stato.

Con qualche limite, però, che pure suscita interrogativi, evidenziato da un altro sondaggio, quello della Camera di commercio americana a Singapore, che nell’edizione 2022 del suo rapporto sull’occupazione ha evidenziato che se nella repubblica del Sud-est asiatico sono talenti locali ad occupare oltre la metà dei ruoli dirigenziali nel 60% delle imprese contattate, i singaporeani in ruoli di leadership non sono aumentati nell’ambito regionale o mondiale. Il sondaggio ha indicato che un limite nel confronto con altre realtà d’impresa sta nelle caratteristiche del sistema-Singapore, con le proprie regole e norme promosse dal sistema educativo e fatte proprie anche in quello aziendale e produttivo che incentivano la preparazione e la partecipazione ma non l’iniziativa individuale con un conseguenza un approccio più diretto e immediato con le necessità. Meno teso ai formalismi e a una carriera pianificata è più a dinamismo e progettualità.

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