27/10/2018, 11.06
ISLAM
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La riforma dell’islam e i coranisti, perseguitati in Arabia saudita

di Kamel Abderrahmani

La sharia deriva da interpretazioni medievali del Corano, basate su insufficienti conoscenze. Essa è anche strumentalizzata dal potere politico.  Mohammed Arkoun ha definito il sunnismo un inganno politico. Il programma di riforma: tenere solo il Corano e abbandonare hadith e sunna; rivedere il valore della donna; eliminare le violenze e le pene corporali; garantire libertà di coscienza. Averroé, Ibn Khaldoun sono i riformatori del passato. Oggi vi sono Mohamed Sharour e Ferhane El Maliki, che rischia di essere decapitato nelle prigioni saudite.

Parigi (AsiaNews) – Non è un sonno ma un’ibernazione durata troppo a lungo, che ha avuto effetti negativi e nefasti sull’islam contemporaneo e sulla religiosità degli stessi musulmani. Purtroppo, questi effetti si manifestano sempre con intensità differenti. Il meno intenso è la violenza verbale; il peggiore è far esplodere una bomba in mezzo alla folla, tagliare la gola a un bambino o lapidare una donna a morte. Nelle comunità musulmane che sostengono la sharia come fonte legislativa, o in quelle che si ispirano alla sharia per elaborare la loro Costituzione. questi fenomeni non sono per nulla recenti.

Cerco di spiegare ai lettori non musulmani che ignorano del tutto, o in parte, cosa significa la sharia: quest'ultima significa tutte le leggi islamiche derivate dalle interpretazioni medievali del Corano, prese dai testi apocrifi attribuiti al Profeta e spesso costituiti da un insieme di opinioni di teologi sapienti approvati dai poteri politici in atto. Vale a dire: leggi con origini legate a società che, da un lato hanno scale di valori completamente estranee a quelle delle società contemporanee, fondate su libertà di coscienza, dignità e diritti umani; dall’altro, conoscenza e mezzi epistemologici molto ristretti e minimi rispetto a quelli disponibili nel mondo moderno.

Sharia, asservita a fini politici

In altre parole, la sharia non rappresenta in modo fedele il Corano e la maggior parte delle norme che la costituiscono sono in chiara violazione di ciò che il Corano stabilisce come leggi. Il ruolo dei califfi e dei diversi regimi politici non dev’essere trascurato. La religione è stata e continuerà ad essere utilizzata per fini ideologici e politici. Ciò è visibile dal fatto che in ogni Paese in cui è stabilita la sharia, vi è ostilità crescente nei confronti dell'Occidente e dei valori che incarna, come la libertà di coscienza, di espressione, di scegliere la religione, di credere o non credere, la laicità; allo stesso tempo, si compiono atti aberranti contro gli altri musulmani che hanno una visione differente della religione e del modo di vivere.

Se dico che gli effetti negativi e dannosi sono ancora evidenti nel mondo musulmano, è perché queste concezioni di un Dio autoritario - che fa distinzioni e preferisce l'uomo alla donna, ama solo il musulmano e odia chi non lo è - sono sempre presenti nello spirito islamico. Sono predicate nelle moschee, trasmesse dai canali religiosi e insegnate nelle scuole statali.

Se le cose continuano in questa stessa prospettiva, l'islam spirituale sarà votato alla scomparsa totale e definitiva e lascerà il posto a un islam ideologizzato, tradizionale e rigorista.  Per evitare questo cataclisma, occorre optare per una riforma e un cambiamento dei miti fondatori di questo islam fondato fra il IX secolo e l’inizio del X.

A mio parere, per fare ciò occorre iniziare un’analisi scientifica della storia e riscriverla secondo le modalità e le strumentazioni attuali, basate su prove materiali e lo studio antropologico di questa eredità.

Per un islam spirituale

Tale lavoro è stato compiuto in modo considerevole da Mohammed Arkoun, professore emerito del pensiero islamico alla Sorbona, deceduto il 14 settembre 2010. Egli aveva fatto una brillante analisi filosofica sul sunnismo, visto come un inganno politico da parte dei compagni del Profeta, come pure delle prime generazioni venute dopo la morte di Maometto.

In secondo luogo, occorre non considerare i compagni del Profeta come esseri infallibili e riconoscere i loro errori di analisi e il loro fallimento nel trovare una metodologia corretta di interpretazione. Tale scacco è dovuto certo al livello di conoscenza disponibile nel loro tempo, come pure alle interpretazioni che erano influenzate dal contesto, dalla cultura e dalle norme sociali di allora. Ciò significa che esse non hanno più valore. Ossia: queste sono persone che hanno fatto la loro epoca.

In terzo luogo, occorre rivedere le relazioni stabilite fra l’islam e i poteri politici, come pure l’utilizzo perfido di questa religione da parte dei diversi imperi e califfi, con scopi puramente politici. A mio parere, ciò che resta primario in questo processo di riforma è di rivedere il trattamento riservato alla donna, in generale messa al secondo posto, e asservita dagli uomini in nome della religione; bandire tutte le forme di violenza e le punizioni corporali verso donne, omosessuali, lapidazione, amputazione delle mani per i ladri, come pure l’esecuzione per coloro che abbandonano l’islam.

In quarto luogo, smettere di prendere i testi apocrifi, conosciuti con il nome di “hadith” o la “sunna” del Profeta come fonte di legislazione religiosa e tornare al Corano come sola e unica fonte per leggi religiose.  Insomma: occorre smettere di far dire al Profeta ciò che egli non ha mai detto e finirla con questa arroganza di proibire ai musulmani quello che Dio non ha proibito. È un modo per autoproclamarsi rappresentanti di Dio sulla terra da parte dei sapienti sunniti o sciiti.

In questa ottica e lungo la storia, vi sono delle teste pensanti, degli intellettuali e sapienti che già in passato hanno svolto ricerche singolari e riflessioni riformiste per salvare questo mondo musulmano. Ma essi sono stati marginalizzati, o scomunicati, o decapitati.

Riformatori del passato e del presente

Fra questi vi sono Averroé, o Ibn Rochd, e lo storico, economista, geografo, demografo e uomo di Stato Ibn Khaldoun. Il primo aveva proposto di interpretare il Corano in modo adeguato alla ragione, secondo tre livelli di analisi linguistica: l’apparente, il fondo, l’immagine, fino a che l’interpretazione non è conforme alla ragione.

Il secondo, col suo libro “Prolegomeni”, che rimane valido come analisi storica e socioeconomica per una diagnosi dello stato delle società musulmane.

Al giorno d’oggi, vi è una corrente di pensiero definita “dei coranisti” che prendono solo il Corano come fonte di legislazione religiosa. Essi hanno una metodologia d’analisi linguistica basata su conoscenze avanzate. Essi rifiutano in modo categorico la sharia che per essi rimane un prodotto umano. Mohamed Sharour (foto 2) è uno dei grandi pensatori di questa corrente di pensiero che dà una lettura adeguata alla ragione, alla cultura moderna e ai valori umani universali. Nel mondo musulmano, questo percorso è ancora sconosciuto e spesso è demonizzato dagli imam e dai regimi politici perché esso costituisce un pericolo per loro, che fanno della religione il loro business.

Per informazione, i libri di Mohamed Sharour sono proibiti in Arabia saudita. Quest’ultima tiene in prigione il pensatore coranista e professore universitario Ferhane El Maliki (foto 3). Egli rischia la decapitazione per aver messo in discussione i cinque pilastri dell’islam e per la sua opposizione all’offensiva saudita in Yemen.

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