14/11/2025, 00.02
KIRGHIZISTAN
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La riforma della sanità in Kirghizistan

di Vladimir Rozanskij

Il governo di Biškek si trova a fare i conti con un sistema di eredità sovietica che non regge più. La crisi tocca in modo particolare la professione medica, con numeri in costante calo: nel 2022 c’erano 18,5 dottori ogni 10 mila abitanti, oggi sono appena 15, quando in Kazakistan, per esempio, ce ne sono 40. Ma il problema vero sono le scarse risorse destinate alla sanità: appena 86 dollari all'anno a persona.

Biškek (AsiaNews) - Iniziando una riforma del sistema sanitario, il governo del Kirghizistan ha deciso di mettere come priorità l’attività dei medici di famiglia, che però attualmente attraversa una forte crisi: il numero dei medici del settore è in costante calo, le pressioni della popolazione aumentano, e i finanziamenti statali rimangono a livelli minimali. Per questi motivi i dottori hanno creato una nuova Associazione di Medicina Familiare del Kirghizistan, per difendere gli interessi dei colleghi e ripristinare un adeguato rispetto della professione, senza la quale non è pensabile alcuno sviluppo del sistema sanitario nazionale.

La redazione di Kaktus.media ha quindi intervistato uno dei principali esponenti di questa associazione, il dottor Nurlan Brimkulov, professore alla cattedra di medicina familiare. Egli ricorda le riforme cominciate nel 1996 con il programma sanitario Manas, quando si era capito che serviva una diversa variante economica del sistema, per la cronica mancanza di fondi. Il settore ospedaliero era molto carente di risorse, ci si concentrò sull'assistenza primaria e si cominciò a introdurre la medicina di famiglia, adottando le normative pertinenti. Il programma però si è scontrato con una serie di difficoltà, a cominciare dalla mancanza di formazione specifica alla medicina familiare, che in Kirghizistan non era considerata una materia scientifica.

Ancora oggi i medici di famiglia non godono di grande considerazione nel Paese, e i governi non hanno mai prestato sufficiente attenzione a questo settore, anche Brimkulov avverte che “tutto il nostro sistema sanitario fatica a uscire dalla crisi permanente”. Il sistema di eredità sovietica delle grandi cliniche non regge più da tempo, e fin dal 2012 è in calo anche il numero delle infermiere e degli stessi medici, nonostante i tentativi di trattenerli e di indirizzarli negli studi per le famiglie. Nel 2022 c’erano 18,5 medici su 10 mila abitanti, oggi si è scesi a 15, quando in Kazakistan, per esempio, ce ne sono 40, ed è chiaro che quanti meno sono i dottori, tanto più pesante è il carico che devono sopportare.

In una recente conferenza è intervenuto a distanza dagli Usa il professore russo ed esperto internazionale Mikhail Favorov, relazionando sulla “Sanità pubblica nel mondo contemporaneo”, confrontando le spese per la medicina nei vari Paesi nel corso degli ultimi anni. Negli Stati Uniti per la sanità si investe il 16,7 del Pil, circa 15 mila dollari annui a persona, mentre in Kirghizistan ci si ferma a quote tra il 5 e il 7% del Pil, per un somma di 86 dollari annui a persona, mentre la popolazione chiede “un livello americano” del servizio. Secondo gli indici commentati da Favorov, circa il 70% dei kirghisi non ha accesso alla sanità secondo i criteri degli standard necessari, per quanto elevati o meno essi siano.

I medici kirghisi sottolineano che gli stipendi sono veramente troppo bassi, e “se ci danno 50 tyjyn [centesimi], non si può pretendere un servizio da 100 som”, osserva Brimkulov. L’attuale ministro della salute Erkin Čečejbaev è considerato un uomo preparato e coraggioso, che anche sulla misura degli stipendi ai medici insiste sulla necessità di forti aumenti, senza ottenere grandi consensi da parte degli altri membri del governo. Molti cittadini sono costretti a pagare in nero per ottenere qualche risultato, e quando ci sono seri problemi medici si è costretti a vendere le cose più care, fino alla casa di proprietà.

Senza un valido aiuto dai medici di famiglia, le persone si accalcano negli ospedali anche quando non sarebbe necessario, o comunque per assenza di un’opportuna profilassi ai livelli iniziali dei problemi medici. I kirghisi ritengono l’esperienza del Kazakistan un buon modello da imitare, inviando delegazioni nel Paese vicino anche a livello di ministri e altri membri del governo, per cercare di creare anche in patria le squadre di medici con tre infermiere, che hanno un collegamento diretto anche con gli psicologi e gli operatori sociali per assistenza “multi-disciplinare”, con ostetriche a chiamata; non soltanto, quindi, il singolo medico, lasciato solo a rispondere ad ogni bisogno con stipendi miserabili.

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