10/11/2016, 10.48
GIAPPONE-USA
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La vittoria di Trump, una rivolta contro il sistema. L’alleanza con Shinzo Abe

di Mark Tardiff*

Trump ha vinto perché ha ascoltato il risentimento della popolazione verso il Partito democratico, che è divenuto molto intimo con il grande business di Wall Street. Il disprezzo verso tutti gli americani che la pensano diversamente dal modo liberal (aborto, matrimonio, immigrazione). La spinta di Trump verso una maggiore militarizzazione del Giappone. L’analisi del voto da parte di un missionario Pime statunitense, da anni in Giappone.

Tokyo (AsiaNews) – Non pensavo di commentare le elezioni negli Stati Uniti, ma un mio confratello mi ha chiesto in modo esplicito un commento, e così sono qui.

Dal mio punto di vista, non ho fiducia in Donald Trump e non penso egli sia qualificato per essere presidente. Allo stesso tempo penso che Hillary Clinton sarebbe stata un altrettanto cattivo presidente o peggio. Ma una cosa che va riconosciuta a Trump è che lui ha capito il sentimento del pubblico più di chiunque altro e ha cercato di andargli incontro.

Penso che la sua vittoria rappresenti la rivolta contro l’establishment, il sistema. Anzitutto, è stata una rivolta contro l’establishment repubblicano, che ha perseguito il libero scambio senza considerare  gli effetti sulle prospettive economiche della classe media americana. Poi vi è stata la guerra in Iraq, che ha reso la situazione del Medio oriente ancora peggiore. E Trump è stato uno dei pochi che ha criticato pubblicamente quella decisione.

Poi è stata una rivolta contro l’establishment democratico, che domina i media, l’industria dello spettacolo e del tempo libero, le università e ora anche il mondo del business sempre di più. In passato erano i repubblicani ad essere il partito del grande business, ma ora è l’establishment democratico ad essere piuttosto intimo con il grande business di Wall Street. In più, l’establishment democratico è divenuto via via sprezzante verso gli altri americani che non sono della loro opinione. Tutti coloro che vogliono una regolamentazione dell’immigrazione sono dei “bigotti”. Tutti coloro che vogliono una verifica sugli immigranti musulmani per lasciare fuori i jihadisti, sono dei “bigotti”. Tutti coloro che apprezzano il matrimonio naturale fra un uomo e una donna sono dei “bigotti”. In breve, non ci sono disaccordi ragionevoli: ci sono soltanto le posizioni democratiche; il resto sono dei “bigotti”.

Hillary Clinton è stata una perfetta candidata di questo establishment. Il candidato populista dei democratici era Bernie Sanders, che ha criticato il rapporto intimo con il grande business. Ma in seguito si è saputo che il sistema democratico ha maneggiato per bloccare la sua candidatura, ciò che ha reso disillusi molti democratici.

Hillary ha detto che metà dei sostenitori di Trump sono “un mazzo di persone deprecabili”. [In compenso] lei sostiene l’obbligo per quelli che hanno obiezione morale contro l’aborto, di pagare per essi con le tasse. E ha detto che è tempo per i credo religiosi di cambiare per dare alle donne maggior accesso all’aborto.

In breve, penso che Trump abbia pescato in questo profondo risentimento riguardo a temi economici e culturali. Se lui sarà capace di rispondere alle aspettative che lui stesso ha fatto sorgere, è una grossa domanda.

Ho seguito le elezioni in qualche modo dal Giappone. All’inizio, i giapponesi hanno reagito con preoccupazione davanti alle affermazioni di Trump sui temi del commercio (uscita dal Trans Pacific Partnership) e su quanto ha detto a proposito del Giappone, che dovrebbe pagare di più per la protezione militare offerta dagli Stati Uniti. Egli ha anche sottolineato che il Giappone dovrebbe assumersi più diretta responsabilità nella difesa. Ciò potrebbe essere un sostegno alla presente amministrazione giapponese. Il premier Shinzo Abe spinge da tempo verso un’interpretazione della costituzione giapponese che permetta alle forze dell’esercito del Giappone di partecipare ad azioni militari con i loro alleati. È molto chiaro che al primo ministro non piacciono le restrizioni della presente costituzione (adottata durante l’occupazione Usa del Giappone, dopo la Seconda guerra mondiale), che limita quanto il Giappone può fare dal punto di vista militare. L’insistenza di Trump potrebbe dare ad Abe un’altra ragione per fare quello che egli desidera davvero.

Cito qui sotto un articolo che ho trovato fra i più profondi nel comprendere queste elezioni:

https://www.firstthings.com/article/2016/08/bigot-baiting#print

 

*Missionario Pime in Giappone, originario degli Stati Uniti.

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