23/09/2010, 00.00
PAKISTAN
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Le inondazioni spingono il Pakistan sull’orlo della bancarotta

Le acque hanno sommerso e distrutto le coltivazioni e occorre importare generi alimentari di prima necessità. Le importazioni superano di molto l’esportazioni, l’inflazione si impenna e si aggrava il deficit con l’estero. Occorre un nuovo robusto aiuto dal Fondo Monetario Internazionale.

Islamabad (AsiaNews/agenzie) – Le importazioni del Pakistan superano del 48,6% le esportazioni, nel bimestre luglio-agosto, con un deficit di 944 milioni di dollari (707 milioni di euro), rispetto ai 635 milioni (436 milioni di euro) dello stesso periodo nel 2009. Con l’inflazione al 12,5% ad agosto e prevista in aumento e pari al 13,5% nell’intero anno fiscale, gli analisti prevedono che Islamabad torni a chiedere l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale (Imf), per far fronte al disavanzo verso l’estero.

Le recenti devastanti inondazioni, che hanno causato 20 milioni di sfollati, hanno anche distrutto i raccolti di intere regioni tra le più produttive. Il Paese deve importare zucchero e grano, per i quali era autosufficiente, e persino cotone che invece esportava. Sarà una spesa ingente solo per affrontare i bisogni alimentari immediati, come pure per recuperare i campi all’agricoltura, e senza dimenticare la drammatica situazione di milioni di senza tetto che hanno perso tutto. L’Imf ha versato al Pakistan questa settimana 451 milioni per aiuti immediati, ma servirà tanto di più.

Il premier Yousuf Rasaf Gilani ha stimato i danni causati a coltivazioni e infrastrutture pari a 43 miliardi di dollari (oltre 32 miliardi di euro), circa il 25% del Prodotto interno lordo del 2009, ma esperti la ritengono una stima per difetto e dicono che occorrerà attendere per avere l’esatta misura dei danni. Il settore agricolo, il più colpito, rappresenta da solo il 21% del Pil e il 45% dell’occupazione, si stima che siano stati sommersi l’8% delle coltivazioni.

Peraltro Islamabad si era già rivolta all’Imf nel novembre 2008 e aveva ricevuto finanziamenti per 11,3 miliardi di dollari (8,47 miliardi di euro), sempre per ripianare il debito verso l’estero, finora erogati per 6 miliardi. L’Imf collega simili finanziamenti a precise iniziative del Paese per diminuire il debito pubblico e riformare la finanza interna: ora avrebbe dovuto ricevere altri 2,6 miliardi di dollari del prestito, ma solo dopo avere introdotto l’imposta sul valore aggiunto (Iva), avere rivisto le tariffe dell’elettricità, tagliato le spese e ridotto il deficit fiscale, tutte misure in corso di introduzione.

I critici del governo lo accusano di avere impostato una politica economica basata sul continuo ricorso ad aiuti di Paesi e donatori esteri, al punto che il Pakistan non sarebbe ora in grado di sopravvivere senza tali aiuti. Costoro fanno notare che crescono di continuo le importazioni di petrolio e di alimenti, che appaiono destinati a un aumento del tenore di vita e dei consumi piuttosto che a un effettivo sviluppo dell’economia e della ricchezza interna. Ad agosto il disavanzo commerciale con l’estero è stato di 1,24 miliardi di dollari, rispetto agli 1,07 miliardi dell’agosto 2009, ma il dato deve anche considerare l’emergenza per le inondazioni.

Altri esperti osservano che nell’anno fiscale luglio 2009/giugno 2010 il governo aveva ridotto il deficit commerciale del 63% ad “appena” 3,5 miliardi, seppure soprattutto grazie a un record nelle rimesse dei lavoratori pakistani all’estero.

In ogni caso, dopo le inondazioni si prevede che il deficit fiscale 2010/2011 raggiunga il 6-7% del Pil, rispetto all'obbiettivo del 4% concordato con l’Imf. Ma la comunità internazionale non sembra voler abbandonare il Pakistan, così duramente colpito dal disastro. Il Paese è soggetto essenziale nella guerra contro i talebani afghani, che qui hanno basi e cercano di infiltrarsi sempre più.

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