Leone XIV in Libano: artigiano di pace al capezzale di una nazione in crisi
Le attese della gente a Beirut a due settimane dall'arrivo del pontefice. La tristezza per una visita breve e forzatamente blindata: "Potrà vedere davvero il Paese com'è o gli trasmetteranno la falsa impressione che tutto vada bene?"). Ma anche la certezza che "la sua presenza sarà comunque un messaggio". Prevost arriverà subito dopo la Festa nazionale del 22 novembre e a un anno esatto dal cessate il fuoco che tuttora non risparmia i libanesi dalle incursioni di Israele.
Beirut (AsiaNews) - È un po’ con gli occhi di Francesco - il suo predecessore, che non aveva potuto farlo - che papa Leone XIV visiterà il Libano dal 30 novembre al 2 dicembre 2025. Con i suoi occhi, il suo cuore e la stessa preoccupazione di salvare una nazione in crisi, “un messaggio di pluralismo e di tolleranza per l’Oriente e l’Occidente” la cui “perdita sarebbe uno dei rimorsi del mondo”, come disse già Giovanni Paolo II.
Ma Leone XIV avrà davvero il tempo di vedere il Libano al cui capezzale si reca? Certo, i suoi discorsi sono pronti, e il tempo per pronunciarli è stato calcolato. Ma la sua visita sembra troppo breve e sovraccarica. Si articola attorno a una giornata-maratona, quella del 1° dicembre, durante la quale dovrà passare da un evento all’altro: la tomba di San Charbel (di cui il pavimento è attualmente in rifacimento come mostra la foto), una tappa a Harissa (Nostra Signora del Libano), un incontro ecumenico e interreligioso limitato a 350 persone, nella piazza dei Martiri - sotto un tendone eretto dalla società Solidere - e infine un incontro con i giovani a Bkerké, con giusto il tempo di raggiungere i luoghi in auto e di respirare.
Le altre due mezze giornate del suo soggiorno saranno dedicate, la prima al suo arrivo dall’antica Nicea e agli incontri protocollari al palazzo presidenziale; l’altra a una visita mattutina al Convento della Croce, nella periferia cristiana (un complesso che ospita un ospedale psichiatrico unico in Medio Oriente), a una messa all’aperto sul lungomare di Beirut, rigidamente blindato, e infine alla cerimonia di partenza all’aeroporto.
Reagendo al generoso riasfaltamento delle strade che deve percorrere la papamobile, un giovane avvocato, che ha chiesto l’anonimato, afferma di comprendere che un ospite di tale prestigio riceva l’accoglienza che merita. Tuttavia teme che il papa possa avere “la falsa impressione che tutto vada bene”, mentre “in un Paese minato dalla corruzione e dove i risparmi della popolazione sono stati inghiottiti dalle banche”, molti come lui “non hanno i mezzi per formare una famiglia nel Paese dove sono nati”.
Leggere il messaggio del Papa
Questa frustrazione non si agita in tutti i cuori. Nathalie G., interprete, è “felice che il Papa posi il suo sguardo sul Libano” e spera che la popolazione “saprà leggere il messaggio che porta”. “Forse la sua presenza da sola sarà un messaggio - aggiunge -. Forse viene qui perché è qui che può venire; forse avrebbe voluto recarsi a Gaza o in Siria. Ci sono tanti Paesi della regione travagliati dalla sofferenza”.
Queste convinzioni non sono rare, soprattutto negli ambienti della pietà popolare, dove le preghiere per la visita si elevano giorno e notte. Sono stati programmati tre momenti di preghiera nazionali per i tre giorni immediatamente precedenti la visita. Inoltre, lunedì 1 e martedì 2 dicembre sono stati dichiarati giorni festivi, per permettere alla popolazione di dedicarsi pienamente alla gioia dell’accoglienza. Nelle agenzie di viaggio, nelle compagnie aeree e negli hotel si nota un aumento sensibile delle prenotazioni per l’occasione.
La stampa e le televisioni commentano il fatto che la visita arriverà subito dopo la Festa nazionale del 22 novembre, una festa disdegnata da Hezbollah che, contro ogni buon senso, vuole imporre allo Stato libanese la propria agenda. La visita si intreccia anche con il primo anniversario dell’accordo di cessazione delle ostilità tra Hezbollah e Israele (27 novembre); un accordo capestro che fa vivere il Libano, in questo periodo, al ritmo delle incursioni terrestri, dei droni e dei raid aerei dello Stato ebraico, in una spirale di avvertimenti la cui conclusione potrebbe risultare fatale alla relativa stabilità del Paese.
Le condizioni di sicurezza
Proprio la precarietà di questa situazione ha probabilmente spinto gli organizzatori a inasprire le condizioni di sicurezza che circondano la visita. Certo, gli organizzatori respingono il timore che il papa finisca per essere isolato dalla popolazione, e che la visita paterna del pontefice si trasformi per la Chiesa locale in “un esame di buona condotta”, secondo le parole di un intellettuale scettico. Occorre comunque notare che i giornalisti libanesi non hanno ricevuto un accredito generale e saranno confinati a un solo evento scelto in precedenza, al quale non potranno recarsi con mezzi propri. Come tutti i fedeli, non potranno superare i cordoni di sicurezza stabiliti dalle forze dell’ordine (esercito e sicurezza interna) e dovranno accontentarsi di vedere il papa da lontano o al suo passaggio in papamobile.
Sul percorso del papa, i comuni, le parrocchie e le scuole sono stati incaricati di organizzare l’accoglienza, sperando che quel giorno il tempo sia bello. Il veicolo del papa sarà comunque chiuso, assicurano. Sembra quindi escluso un bagno di folla per Leone XIV, tranne forse a Bkerké. Per una popolazione che ha elevato il disordine al rango di arte nazionale, questa disciplina non sarà facile da rispettare. Molti potrebbero quindi scegliere di seguire la visita sui canali televisivi.
“Il necessario è stato fatto”
La preoccupazione per il meteo non sembra scalfire l’ottimismo di mons. Paolo Borgia, nunzio apostolico, che ospiterà il papa per due notti sulla verde collina che domina la basilica di Nostra Signora del Libano, ad Harissa, dove sorge la nunziatura. Il presule si rallegra con noi dell’“entusiasmo per la visita” manifestato dai responsabili cristiani e musulmani. “Tutti stanno lavorando come un sol uomo”, assicura.
Interrogato, durante una riunione preparatoria tenuta al Centro cattolico d’informazione, sulla possibilità che piova nei giorni della visita del papa, Paolo Borgia ha risposto sorridendo: “Il necessario è stato fatto”. Tutto il Libano lo spera.
10/05/2025 08:44
07/10/2025 15:29





