20/07/2017, 11.52
CINA
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Liu Xia costretta a “vacanze” forzate. Gli attivisti ricordano il marito a sette giorni dalla morte

Secondo il Centro per i diritti umani e la democrazia in Cina, è trattenuta dalla polizia nella pronvicia dello Yunnan, in isolamento. Ovunque si tengono commemorazioni del premio Nobel a una settimana dalla sua morte, ma Pechino sorveglia da vicino e censura ogni riferimento al dissidente.

Pechino (AsiaNews/Rfa) – La vedova del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo è costretta a “vacanze” forzate dalla polizia per la sicurezza nazionale nella provincia sud-occidentale dello Yunnan. Intanto, attivisti per i diritti umani hanno tenuto commemorazioni per il dissidente a una settimana dalla sua morte.

Liu Xia, che è stata sotto controllo della polizia e arresti domiciliari sin dall’annuncio della vittoria del Nobel per la pace del marito, nell’ottobre del 2010, ora è “in vacanza” con suo fratello Liu Hui. A riportarlo è un comunicato di mercoledì del Centro per i diritti umani e la democrazia in Cina basato ad Hong Kong. Secondo la dichiarazione che cita fonti vicino alla famiglia, entrambi sono isolati, e non hanno potuto avere contatti diretti con amici e parenti a Pechino.

La loro scomparsa forzata coincide con la tradizionale commemorazione che si tiene una settimana dopo la morte di una persona, che è stata osservata in segreto da attivisti nella  nazione cinese, e più apertamente nella ex-colonia inglese di Hong Kong. Gli attivisti hanno fatto visita a spiagge e coste, facendo offerte in memoria dello spargimento delle ceneri di Liu in mare lo scorso sabato, in un tentativo dei funzionari cinesi di impedire agli attivisti per la democrazia e i diritti umani di costruirere un altare a lui dedicato.

il Gruppo d’azione per la liberazione di Liu Xiaobo, organizzatore dell’evento, ha invitato i sostenitori in tutto il mondo a commemorarlo al settimo giorno dalla sua morte. Gli attivisti hanno usato candele, fiori, ritratti di Liu e sedie vuote come offerte, in riferimento alla sedia vuota che lo rappresentò alla cerimonia di premiazione per il premio Nobel per la pace nel 2010 ad Oslo.

Ma la maggior parte dei sostenitori di Liu in Cina non hanno potuto partecipare, come riferito a Radio Free Asia (Rfa) dall’attivista di Pechino Hu Jia, aggiungendo di essere sotto costante sorveglianza della polizia di sicurezza nazionale. “Si recano ovunque io mi avvicini, e se esco dalla macchina, mi seguono”, ha detto Hu. “Sono sotto arresti domiciliari sin dal 27 giugno per impedirmi di andare a Shenyang”.

La polizia blocca dissidenti

Quando è morto, Liu stava ricevendo cure per un cancro al fegato all’ultimo stadio presso il primo ospedale universitario cinese nella città nord-orientale di Shenyangh. Era in ogni momento sotto lo stretto controllo della polizia, e gli erano vietate tutte le visite ad eccezione di alcuni specifici membri della famiglia. “Ma sia che mi impediscano di andare sulla costa, o che mi impediscano dall’andare a Shenyang, non fa troppa differenza, non posso ancora andare da nessuna parte”, ha affermato Hu. “È ovvio che voglio commemorarlo, e in quanto buddhista, ho acceso dell’incenso per lui nell’altare a casa mia, e spero che egli raggiunga la Terra Pura”. Hu ha detto di non poter confermare i resoconti che dicono che Liu Xia si trova nello Yunnan sotto sorveglianza della polizia. Tuttavia, egli ha riferito che le forze di sicurezza stanno sorvegliando la vecchia residenza di Liu a Dalian, tenendo i giornalisti a distanza con “cordoni militari” intorno all’area. Ha aggiunto che la casa della coppia a Pechino è sotto un simile blocco.

Un’accademica di Pechino che ha chiesto di rimanere anonima ha riferito di essere stata intimata a non partecipare all’evento. “Non volevano che vi prendessi parte, perché pensano alla reazione generale della popolazione”. “Vogliono sopprimerla prima che possa radicarsi”.

Stretta sorveglianza e censura

Nella provincia meridionale del Guangdong, l’attivista per i diritti Jia Pin ha affermato di non potere lasciare la sua casa, al momento sotto controllo della polizia. “Ho preso una sedia vuota, e ho messo una foto di Liu Xiaobo su di essa, e ho letto un po’ di parole che avevo preparato”, ha detto Jia. “E poi ho fatto il gesto delle tre dita [per resistenza, libertà e speranza] che aveva inventato Liu Xiaobo”. “Poi ho messo delle foto online per ricordarlo”, ha aggiunto.

L’attivista dei diritti residente a Zhjiang, e caro amico di Liu Xiaobo, Wen Kejian ha riferito di essere anche lui sotto stretta sorveglianza. Interrogato ieri da Rfa, Wen ha risposto: “Non è opportuno che io parli di nulla di specifico in questo momento, ok?”.

Fuori dalla Cina continentale, dove il Partito comunista cinese al governo opera una censura immediata delle immagini collegate a Liu sui social media, i sostenitori hanno postato foto di sedie vuote presso la costa su Facebook, Twitter e Instagram.

Il dissidente Liao Yiwu, esule in Germania, uno degli organizzatori del Gruppo d’azione per la liberazione di Liu Xiaobo, ha detto che molti attivisti hanno ricordato il giorno della sua commemorazione in modi diversi. “Io ricorderò Liu Xiaobo a casa, con una decina di amici circa”, ha raccontato. “Reciterò la Carta ’08, che abbiamo scritto insieme, le parti che riguardano l’assenza di giganti morali in una democrazia. Altri amici leggeranno le sue poesie”. Liao ha aggiunto: “Altre persone hanno tenuto una veglia fuori dall’ambasciata cinese sin dalla sua morte, e sono stati cacciati dallo staff dell’ambasciata”.

Il commentatore Chen Pokong ha detto che Liu è “morto nel modo più crudele, testimone della rinascita del nazismo nella forma dell’élite cinese corrotta”. “La morte di Liu Xiaobo non ha sollevato polveroni in cina”, ha scritto Chen in un commento mandato in onda dal servizio mandarino di Rfa. “Il Partito comunista cinese sta bloccando tutte le notizie su di lui”. “I media locali non hanno mostrato le domande poste dai giornalisti stranieri al portavoce del ministero degli affari esteri, che dimostra proprio quanto il partito abbia paura del nome di Liu Xiaobo”.

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