06/07/2021, 08.53
BIELORUSSIA
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Lukašenko minaccia la Chiesa cattolica per una canzone patriottica (VIDEO)

di Vladimir Rozanskij

È l’inno religioso-patriottico “Dio potente” (Magutnyj Boža), cantato alla fine delle Messe il 3 luglio, festa dell’indipendenza. Per il presidente bielorusso è un “canto fascista” usato per distruggere lo Stato. Nel 2020 esso è diventato uno dei simboli delle proteste anti-governative.

Mosca (AsiaNews) – Il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukašenko ha manifestato ieri la sua insoddisfazione per l’esecuzione nelle chiese cattoliche del suo Paese dell’inno religioso-patriottico “Dio potente” (Magutnyj Boža). Il fatto è avvenuto il 3 luglio, giorno dell’indipendenza nazionale, riferisce il portale Telegraf.

L’inno contiene una preghiera a Dio per il benessere della Bielorussia; lo ha composto nel 1943 la poetessa cattolica Natalia Arsenieva. Nel 1947 (quindi già sotto i sovietici) il compositore Nikolaj Ravenskij ha realizzato la musica del canto, divenuto poi molto popolare. Malgrado ciò, siccome risale all’epoca in cui il Paese era occupato dalla Germania nazista, Lukašenko lo ha definito un “inno fascista”.

Il testo recita: “Dio potente! Signore degli universi / dei grandi soli e dei piccoli cuori! / Sulla Bielorussia, tranquilla e amichevole / hai sparso i raggi della tua gloria. / Dai forza al lavoro di ogni giorno nella fatica / per una fetta di pane, per la patria, / nel rispetto e nella forza e grandezza della fede, / nella nostra verità, per il nostro futuro concedi! / Dona fertilità ai campi di segale, / con le nostre mani essi sono state trebbiati! / Rendi potente, rendilo felice / il nostro Paese e la nostra gente!”.

Col titolo Magutnyj Boža, dal 1993 la città di Mogilev ospita un festival della musica religiosa. Giunto alla 23sima edizione, esso si svolge  in occasione della festa nazionale d’inizio luglio; la manifestazione finale si tiene nella chiesa cattolica dell’Assunzione della Vergine Maria.

Per Lukašenko si tratta però di una provocazione: “Vedete, vogliono sovvertire la nostra memoria storica, riabilitare i loro nonni e bisnonni e concludere ciò che essi avevano iniziato. Vogliono distruggere il nostro Stato sovrano, sventolando gli stendardi mercenari ed esaltando il canto dei cattolici servi dei nazisti, ma ve la faremo pagare”, ha minacciato il presidente.

Gli “stendardi mercenari” sarebbero in realtà le odiate bandiere bianco-rosso-bianche, simbolo del Paese prima dell’occupazione sovietica, a cui lo stesso Lukašenko ha prestato giuramento quando è salito al potere nel 1994, per poi ripristinare l’emblema rosso-verde dell’ex repubblica sovietica di Bielorussia (togliendo solo la falce e martello). Egli stesso ha cambiato la data della festa dell’indipendenza: dal 25 marzo, quando nel 1918 per la prima volta è stata proclamata la Bielorussia indipendente, al 3 luglio, giorno in cui nel 1944 le armate sovietiche hanno occupato il Paese al posto di quelle naziste.

La Chiesa Cattolica bielorussa ha reso noto sul suo sito ufficiale l’invito presidenziale a celebrare il 3 luglio una preghiera comune “per la Bielorussia”. Proprio in risposta a tale invito i vescovi avevano dato disposizione di cantare alla fine di tutte le Messe l’inno Magutnyj Boža, come spiega il notaio della curia dell’arcidiocesi di Minsk-Mogilev, p. Roman Straško.

Nel 1993, un anno prima dell’ascesa al potere di Lukašenko, una commissione del Consiglio superiore della Bielorussia aveva proposto il canto cattolico come inno nazionale bielorusso. Nel 2003, alla ricorrenza dei 100 anni di Natalia Arsenieva, davanti alla casa-museo vicino a Minsk è stata posta una lapide con la sua immagine e il testo dell’inno al Dio potente. Nel 2020 esso è poi diventato uno dei simboli delle proteste anti-governative in tutto il Paese, cantato dalle masse sulle strade dell’opposizione al “presidente-usurpatore”

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