05/01/2007, 00.00
LIBANO
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Malgrado le polemiche, il governo approva il piano economico da presentare ai “donatori”

di Paul Dakiki
L’avvicinarsi della conferenza di Parigi spinge l’esecutivo ad elaborare un progetto di riforme, col quale fa pressione sull’opposizione. Potrebbe riprendere prima del 10 la mediazione della Lega araba.
Beirut (AsiaNews) – Un piano quinquennale di riforme economiche e sociali è stato approvato dal governo libanese, in vista della riunione dei “Paesi donatori” – soprattutto occidentali e arabi – che il 25 si riunirà a Parigi per decidere il sostegno economico da offrire per la ripresa del Paese dei Cedri. L’esecutivo ha anche deciso di procedere nel programma di privatizzazioni – a partire dai telefoni – e di concedere una gratifica pari ad un mese di stipendio al personale delle forze di sicurezza per lo sforzo straordinario mostrato da parecchie settimane.
 
La decisione del governo di elaborare il piano da sottoporre alla conferenza – detta Paris III – malgrado il presidente della Repubblica Emile Lahoud continui a negare la legittimità all’esecutivo, è stata motivata proprio con l’urgenza di prepararsi a quell’incontro. Già la settimana prossima, infatti, i ministri economici ed il governatore della Banca del Libano andranno a Parigi per una riunione preparatoria. Ieri, intanto, sull’argomento c’è stato un colloquio telefonico tra il primo ministro Fouad Siniora ed il presidente francese Jacques Chirac, mentre da Washington arriva la voce che anche il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, potrebbe essere presente ai lavori.
 
Ma nell’attuale crisi politica libanese, Paris III – visto dall’opposizione come un sostegno dell’Occidente e dei Paesi arabi filoccidentali al governo Siniora – è per la maggioranza un mezzo di pressione sull’opposizione: il ministro dell’informazione, Ghazi Aridi, ha chiesto al segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, “di unirsi a noi facendo dell’interesse del Libano la principale priorità”. Sullo stesso tono, Siniora, che ha definito Paris III “opportunità unica per il Libano”, ha sostenuto che “nessuno aiuterà il Libano, se noi stessi non ci aiuteremo”. A Nasrallah il governo ha chiesto anche di accettare un accordo politico “equilibrato e simultaneo”, sulla base del principio “né vincitori, né vinti” che aveva guidato il tentativo di mediazione del segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, interrotto prima delle festività. Lo stesso Siniora, ieri sera, ha parlato con Moussa, il tentativo del quale, secondo fonti governative, dovrebbe riprendere entro il 10 gennaio, sempre che ci sia “un segnale positivo” da parte dell’opposizione.
 
Sull’altro fronte, il presidente Lahoud ha definito “inesistenti” le decisioni del governo ed ha confermato la sua decisione di non firmare alcun provvedimento del Gabinetto sopravvissuto alle dimissioni presentate da sei ministri – cinque sciiti ed uno che fa riferimento allo stesso Lahoud - l’11 novembre.
 
In Libano sono comunque forti le attese nei confronti della terza conferenza di Parigi. Nel 2001, la prima riunione dei “donatori”, tenuta nella capitale francese, raccolse 500 milioni di euro; la seconda, nel 2002 raccolse 2,6 miliardi di dollari. La prossima esaminerà i progetti per riparare i 3,6 miliardi di dollari dei danni provocati dal conflitto con Israele dell’estate scorsa e per ripianare i 41 miliardi di dollari dei debiti contratti dal Paese dopo la guerra civile del 1975-1990.
 
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