19/06/2008, 00.00
BANGLADESH
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Minoranze religiose accusano: “Siamo cittadini di serie B”

Il forum interreligioso del Bangladesh denuncia una crescente islamizzazione del Paese e rivendica l’originaria “laicità dello Stato”, sancita dalla Costituzione del 1972. In aumento i casi di violenza contro i fedeli di altre religioni, che auspicano un ritorno “alla pace e all’armonia”.

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) – Le minoranze religiose del Bangladesh, Paese a maggioranza islamica, chiedono che si ritorni alla originaria “laicità” dello Stato, mettendo fine a un ventennio di soprusi che ha reso i non-musulmani “cittadini di serie B”.

Il forum interreligioso Bangladesh Hindu Bouddha Christian Oikya Parishad – che riunisce fedeli indù, buddisti, cristiani e musulmani – definisce un “giorno nero” il 9 giugno 1988, quando viene inserito un emendamento alla Costituzione del 1972, promulgata all’indomani della dichiarazione di indipendenza dal Pakistan, secondo il quale “l’Islam è la religione ufficiale della Repubblica, anche se le altre religioni possono essere praticate in pace e armonia”.

La normativa, in realtà, ha portato a una sempre maggiore islamizzazione del Paese, nel quale le minoranze religiose devono subire una dura campagna di “repressione” come denunciano gli oltre 200 attivisti del forum interreligioso. “In seguito alle elezioni del 2001 – accusa Sabittri Bhattacharja – sono aumentati in maniera esponenziali i casi di stupro e omicidio nei confronti delle donne. In quanto fedeli indù, inoltre, siamo oggetto di specifici attacchi perché veniamo associati alla Awami League”, partito dell’opposizione che fa capo all’ex premier Sheikh Hasina.

Solidarietà viene espressa dalla parte moderata della comunità islamica, come testimoniato da Shahriar Kabir, giornalista e scrittore di fede musulmana: “La Costituzione del 1972 – afferma Kabir – era il simbolo dell’unità nazionale, ma il governo attuale non sembra tenere conto delle minoranze”. Una opinione condivisa anche da Rosaline Costa, attivista cattolica per i diritti umani, secondo la quale l’emendamento voluto dall’ex presidente e capo dell’esercito Hossain Mohammed Ershad “ha sfruttato la religione islamica per garantire il potere e soffocare il dissenso interno”, avvantaggiandosi “del basso livello di istruzione della gente per dar vita a uno Stato islamico”. “In realtà – sottolinea l’attivista cattolica – l’islam è la religione di Stato, ma questo non vuol dire che il Bangladesh sia uno Stato islamico”. A dispetto del crescente fondamentalismo manifestato da alcune frange del Paese, Rosaline Costa ribadisce che “molti musulmani bengalesi credono nella laicità dello Stato e possono aiutarci a ripristinare la Costituzione del 1972”.  

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