01/09/2022, 12.33
LANTERNE ROSSE
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Morte di Gorbaciov: per Pechino una figura ‘tragica’ da non imitare

Le autorità cinesi hanno offerto condoglianze, ma l’ex leader sovietico è giudicato il responsabile della fine di un grande impero. Per molti in Cina, il suo errore maggiore è di essersi fidato dell’Occidente. Deng Xiaoping lo considerava un “idiota”. Poco dopo la sua visita a Pechino nel maggio 1989, il regime ordina il massacro di Tiananmen.

Pechino (AsiaNews) – Hanno offerto condoglianze per la sua morte, ma le autorità cinesi considerano Mikhail Gorbaciov una “figura tragica” che ha portato alla caduta dell’Unione Sovietica, la madre ideologica della Cina comunista.

Il ministero degli Esteri ha dichiarato ieri che la Cina “piange” la scomparsa dell’ultimo leader sovietico, deceduto il 30 agosto, ricordandolo per i suoi “positivi contribuiti alla normalizzazione delle relazioni” tra Pechino e l’Urss. Parole più di circostanza che sincere, simili a quelle espresse da Xi Jinping per la recente morte dell’ex premier nipponico Shinzo Abe, fautore del contenimento geopolitico della Cina, e quindi inviso alla leadership cinese.

Il vero tono dei sentimenti cinesi nei confronti di Gorbaciov lo ha dato il Global Times. Citando un paio di accademici e altri anonimi “osservatori” in patria, il megafono nazionalista del regime dipinge un leader colpevole di aver compiaciuto in modo “ingenuo” e “immaturo” gli Usa e l’Occidente. La sua colpa maggiore sarebbe quella di aver giudicato in modo sbagliato la situazione internazionale e gettato nel caos l’ordine economico interno.

Per la Cina comunista, afferma il Global Times, la parabola di Gorbaciov e dell’Urss devono ricordare agli altri Paesi di essere cauti riguardo a ogni tentativo di dialogo con l’Occidente: una posizione condivisa dalla Russia putiniana, che si è espressa in termini simili nel “piangere” lo statista sovietico.

Come sottolineato da molti analisti, subito dopo essere salito al potere nel 2012 Xi ha ribadito diverse volte che la fine dell’Unione Sovietica deve servire da promemoria per il futuro della Cina e la sopravvivenza del Partito comunista cinese: in sostanza, secondo Xi le aperture fatte da Gorbaciov all’Occidente non sono un esempio da seguire.

Il giudizio negativo del presidente cinese ricalca quello di Deng Xiaoping, l’ex “piccolo timoniere” della Cina, pioniere del miracolo economico nazionale dal 1980 in poi: secondo uno dei suoi figli, Deng considerava Gorbaciov un “idiota”. 

L’ex segretario generale del Partito comunista sovietico è a Pechino quando nel maggio 1989 scoppiano proteste di piazza. La sua visita in Cina non avrà lo stesso impatto di quella dell’ottobre successivo in Germania dell’Est, che porterà alla sostituzione del leader comunista locale Erich Honecker – uno stalinista, contrario ad aperture democratiche – e alla caduta del Muro di Berlino.

Al contrario dei tedeschi dell’est, Deng sceglie la repressione per salvaguardare il potere del Partito: il 4 giugno del 1989 la leadership cinese ordina il massacro a Pechino di migliaia di studenti e cittadini che chiedevano libertà e democrazia nel Paese.

 

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