17/04/2015, 00.00
TAJIKISTAN - RUSSIA
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Mosca, arrestato un “reclutatore” tajiko: mandava giovani a combattere per lo Stato islamico

L’accusato, Husein Odinamahmadov, avrebbe reclutato giovani per il jihad in Medio Oriente. In Kazakhstan tre condanne per un crimine simile. In galera anche due adolescenti, per “diffusione di idee terroristiche e affiliazione con lo Stato islamico”. Il reclutamento di giovani spaesati è un fenomeno in crescita.

Dushanbe (AsiaNews) – Le autorità del Tajikistan hanno confermato l’arresto di un connazionale, avvenuto a Mosca, perché reclutava giovani tajki per combattere nelle file dello Stato islamico (IS) in Siria. L’arresto di Husein Odinamahmadov, conosciuto anche con il nome di Qori Husein, cittadino di nazionalità tajika e residente nel distretto di Shahritous (provincia di Khatlon, nel sud-ovest del Paese) è avvenuto un mese fa, ma le autorità ne hanno dato notizia soltanto ieri.

Secondo una fonte ufficiale dell’amministrazione di Shahritous, l’uomo reclutava giovani connazionali a Mosca, per i quali organizzava il viaggio in Siria attraverso la Turchia. Odinamahmadov è stato estradato in Tajikistan con l’accusa di aver arruolato tre giovani e si trova ora nel centro di detenzione di Qurghon Teppa, capitale della provincia di Khatlon.

Le autorità giudiziarie della provincia hanno confermato la notizia dell’arresto, ma non hanno fornito ulteriori dettagli. Rivelano solo che è stato istituito un procedimento giudiziario a carico di Odinamahmadov, e che la Commissione statale per la Sicurezza nazionale ha eseguito un’istruttoria preliminare.

L’arresto di Odinamahmadov si inserisce nella difficile questione del reclutamento di giovani musulmani da parte dei terroristi dello IS. È di qualche giorno fa la notizia della fuga di un altro cittadino del Tajikistan, riuscito a scappare dalla Turchia dove era stato condotto con l’inganno per combattere con i terroristi in Siria. Era stato reclutato proprio a Mosca. L’uomo ha raccontato al sito Radio Free Europe/Radio Liberty che gli estremisti “volevano farci uccidere tutti, senza pietà: donne, bambini, infedeli, ebrei, sciiti”.

Alcune stime recenti indicano tra 2 a 4mila il numero dei cittadini dell’Asia centrale che si sono uniti ai terroristi in Siria negli ultimi tre anni. E le ultime notizie riportano l’aumento di un fenomeno che rischia di dilagare ancora.

Ieri i giudici del tribunale di Oral (Kazakhstan occidentale) hanno condannato tre residenti a tre anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di aver tentato di unirsi al Califfato islamico nella guerra in Siria e Iraq. L’Ufficio del pubblico ministero della regione ha affermato ha i tre uomini hanno provato a varcare la frontiera con la Russia in modo illegale, per poi partecipare ad operazioni terroristiche dello IS all’estero. Gli accusati erano detenuti dalle guardie di frontiera fin dal novembre 2014.

Il 15 aprile scorso poi un altro tribunale, quello della città di Atyaru, ha condannato due adolescenti ad una pena di cinque anni per incitamento al terrorismo e per affiliazione con lo Stato islamico. Le autorità del Kazakhstan e la maggior parte degli esponenti religiosi musulmani dei Paesi centro-asiatici hanno espresso preoccupazione per il fascino crescente delle idee estremiste tra i giovani.

A tal proposito, le massime autorità musulmane della regione hanno ribadito la necessità di una radicale riforma dell’insegnamento religioso, per diffondere “il vero Islam [che] si è sempre opposto all’estremismo e all’uccisione di persone innocenti”. Una iniziativa utile per contrastare le dilaganti idee radicali tra i giovani può essere quella approvata dal governo di Dushanbe, che questa settimana ha deciso di bandire il pellegrinaggio alla Mecca (hajj) a tutti coloro che non superano i 35 anni.

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