30/06/2016, 12.02
MALAYSIA
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Muftì di Pahang: Tutti i non-musulmani meritano la morte. Vescovo: Affermazioni pericolose

di Joseph Masilamany

Il leader religioso ha usato il termine “kafir harbi”, che indica i nemici dell’islam, verso alcuni politici che si oppongono alla sharia nel Paese. Mons. Paul Tan lancia l’allarme contro “affermazioni che se non rigettate sono un rischio per la sicurezza della nazione”. Muftì di Perlis: “Sono dispiaciuto per queste frasi: i non-musulmani non sono tutti nemici”.

 

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Le dichiarazioni di Abdul Rhaman Osman “sono infauste e, se non vengono rigettate da parte delle autorità, possono costituire una minaccia alla sicurezza nazionale”. È l’avvertimento lanciato dal vescovo emerito mons. Paul Tan, allarmato dalle parole pronunciate dal capo mufti dello Stato di Pahang, che ha definito “kafir harbi” ogni cittadino non-musulmano. Il termine indica i non credenti nel Corano e i nemici dell’islam, che per questo meritano la morte.

Abdul Rahman ha utilizzato per la prima volta questa formula il 23 giugno scorso, quando ha detto che i musulmani commettono un peccato sostenendo il Democratic Action Party (Dap, partito d’opposizione sostenuto dati cittadini di etnia cinese). Secondo il muftì i suoi membri sono “kafir harbi” perché si sono opposti alla proposta di legge di inserire la sharia nel Paese. Due giorni dopo, Rahman ha rincarato la dose giudicando meritevole di morte chiunque si opponga all’islam.

La risposta della società civile e dei leader religiosi è stata immediata. Mons. Tan ha affermato: “Non conosco alcuna affermazione fatta in anni recenti (nemmeno la minaccia di bruciare in pubblico la Bibbia) che sia un così chiaro pericolo alla sicurezza nazionale come il definire ‘kafir harbi’ tutti quelli che ‘si oppongono’ all’islam”. Secondo il presule le autorità malaysiane devono denunciare questa interpretazione scorretta della religione musulmana, disinnescando il suo potenziale violento.

Lim Guan Eng, segretario generale del Dap, si è detto stupito che queste parole vengano da un muftì, un alto grado nella gerarchia islamica. In una dichiarazione pubblica egli ha invitato il primo ministro Najib Razak a prendere in considerazione il commento di mons. Tan.

Alle parole del vescovo emerito ha fatto eco anche il Consiglio delle Chiese della Malaysia. Hermen Shastri, segretario generale dell’organizzazione, ha detto: “In un Paese che cerca di garantire lo stato di diritto e che dichiara tutti i cittadini malaysiani uguali di fronte alla legge, queste dichiarazioni sono del tutto incoerenti”.

Le parole di Abdul Rhaman Osman sono state criticate anche da parte musulmana. Mohd Asri Zainul Abidin, capo muftì dello Stato di Perlis, ha specificato che i non-musulmani malaysiani non possono essere indicati come “kafir harbi”, perché il termine indica solo gli infedeli che rigettano e si oppongono all’islam, cospirando con i suoi nemici e facendo guerra al Dar-al-Islam (terra governata da musulmani e dalla Legge Santa dell’islam). In una conferenza stampa il leader religioso ha aggiunto: “Nessuna religione ti può chiedere di uccidere una persone in questo modo. Sono molto dispiaciuto per questo tipo di dichiarazioni”.

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