24/12/2015, 00.00
LIBANO - EGITTO - GIORDANIA
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Muftì di Egitto, Libano e Giordania: un fronte comune contro estremismo e terrorismo

di Fady Noun
Alla vigilia della festa per la nascita del profeta i tre leader musulmani sunniti firmano una dichiarazione comune “per una informazione religiosa chiara”. La cerimonia si è svolta alla Dar el-Fatwa di Beirut. In cinque punti, essa contrasta il fondamentalismo di matrice confessionale e riafferma la libertà di culto e la difesa del vivere comune.

​Beirut (AsiaNews) - Alla vigilia della festa di Maouled (che celebra la nascita del Profeta e che quest’anno si è osservata il 23 dicembre) i muftì delle comunità sunnite di Libano, Egitto e Giordania, gli sceicchi Abdellatif Deriane, Chawki Allam e Abdel Karim Kassawina hanno siglato una dichiarazione comune. Si tratta della “Dichiarazione di Beirut per una informazione religiosa chiara”. Al suo interno si parla in particolare della creazione, a Beirut, di un Osservatorio arabo del vivere in comune, in collaborazione con le istanze religiose cristiane. La cerimonia della firma si è svolta a Dar el-Fatwa [la massima istituzione sunnita in Libano], nella capitale libanese.

La dichiarazione comprende i cinque punti seguenti:

1- Il rinnovamento dell’impegno allo svolgimento di un discorso religioso riformatore e moderato comprendente (…) la propaganda dei valori della tolleranza e della moderazione, il rafforzamento della pace all’interno della società, il ristabilimento della fiducia fra generazioni, il sostegno alle tradizioni del vivere in comune (…).

2- Il rinnovamento dell’impegno allo sviluppo di una informazione religiosa chiara e che comprende (…) i valori dell’accoglienza dell’altro a livello religioso, nazionale o mondiale, così come la risoluzione pacifica delle differenze in uno spazio egualitario e di fiducia reciproca.

3- La cooperazione tra le istanze abilitate a emettere dei decreti religiosi (fatwa) in Egitto, in Giordania e in Libano, a livello di scambio di informazioni e di esperienze, di visite reciproche, di lotta contro l’estremismo religioso e di tutti gli altri estremismi che mettono in pericolo la sicurezza delle società arabe, la loro unità e la loro stabilità.

4- La cooperazione tra istanze religiose musulmane e cristiane per la creazione di un osservatorio del vivere in comune, la cui sede sarà a Beirut (…).

5- L’esortazione rivolta ai media arabi, privati e pubblici, perché trattino in modo responsabile l’informazione religiosa, lasciando da parte tutto quello che può esacerbare le sensibilità religiose in un contesto di discriminazione e di disinformazione.

Va peraltro fatto notare che il primo e il secondo punto della dichiarazione trattano rispettivamente dei sermoni nelle moschee e dell’informazione religiosa corrente e diffusa nei media.

L’idea alla base dell’iniziativa di Dar el-Fatwa e del Muftì è quella di prendere - o di riprendere - il controllo delle moschee del Paese e dei discorsi che si tengono al suo interno, in particolare durante i venerdì di preghiera, e di eliminare tutto ciò che mina il vivere in comune. Uno slogan e il modello sul quale si fonda l’essenza stessa del Libano.

La firma di una “dichiarazione comune” si inserisce nel contesto di una consultazione interna al mondo arabo sunnita, nel tentativo di bloccare l’avanzata dell’estremismo di matrice salafita. Qualche giorno fa il Muftì della Repubblica, lo sceicco Abdel Latif Deriane, ha incontrato in Egitto l’imam di Al-Azhar e altre autorità religiose sunnite, con l’obiettivo di meglio coordinare l’azione in questo delicato settore. “Dobbiamo formare un fronte comune contro l’estremismo - ha aggiunto il dignitario sunnita, nel contesto dell’inaugurazione di una nuova moschea a Tyr nel sud del Libano - ed estirpare i tumori maligni fra cui l’incitamento all’esclusione e gli anatemi”.

Il Muftì ha preso parte all’evento in qualità di messaggero di un islam moderato e rispettoso del pluralismo religioso. “Non sono venuto a Tyr per visitare solo i sunniti - ha dichiarato nel corso della cerimonia di benvenuto a lui riservata - ma per rendere omaggio a tutti gli abitanti di questa città, a prescindere dalla comunità di appartenenza. [Sono qui] per tutti quelli che vivono una cultura del rispetto della pluralità religiosa, una cultura del vivere insieme che si fonda su basi solide, nel rispetto della libertà e dell’amore”. Egli ha anche aggiunto che “tutti i musulmani sono fratelli, a prescindere dalle differenze nell’interpretazione del Corano” fra sunniti e sciiti. “Queste differenze - ha sottolineato - fanno onore alla libertà dei credenti”.

Tuttavia, ha concluso il leader islamico, questo modo di vedere e di pensare “deve fronteggiare gravi sfide, nel nome dell’islam stesso, costringendoci ad alzare la voce per denunciare questi abusi che nuocciono all’islam (…). La pluralità delle interpretazioni non ci vieta di pregare insieme, sotto lo stesso tetto, come facciamo durante il pellegrinaggio alla Mecca (…). Dobbiamo formare un fronte comune contro l’estremismo, ed estirpare i tumori maligni che sono l’incitamento all’esclusione e gli anatemi, l’uso del terrorismo che contraddice i nostri principi e i nostri valori, così come il nostro credo in tema di fede”.

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